Rivalutazione delle prove in Cassazione: un confine invalicabile
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24155 del 2024, ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale: il divieto di una nuova rivalutazione delle prove in sede di legittimità. Questo caso, relativo a una condanna per incendio basata su una serie di indizi, offre uno spunto fondamentale per comprendere i limiti del giudizio di Cassazione e la distinzione tra l’accertamento dei fatti e la verifica della corretta applicazione della legge.
I fatti del processo
Un individuo veniva condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di incendio. La sua responsabilità era stata accertata sulla base di un complesso di elementi indiziari ritenuti gravi, precisi e concordanti. Tra questi spiccavano:
* Il riconoscimento dell’imputato da parte della polizia giudiziaria attraverso le immagini di una telecamera di sicurezza che aveva ripreso gli autori del reato.
* Il ritrovamento, presso l’abitazione del ricorrente, di un ombrello e di calzature dello stesso tipo di quelli visibili nei filmati.
* La circostanza che, all’epoca dei fatti, l’imputato convivesse con l’altra persona, anch’essa riconosciuta come co-autrice dell’incendio.
* Un contatto telefonico tra i due co-autori avvenuto pochi minuti dopo la commissione del reato e la loro fuga dal luogo del delitto.
Nonostante questo quadro probatorio, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, contestando la sufficienza di tali elementi per fondare una sentenza di condanna.
Il motivo del ricorso: una richiesta di nuova valutazione delle prove
L’unico motivo di ricorso proposto dall’imputato si concentrava sull’asserita insufficienza degli indizi raccolti. In sostanza, la difesa sosteneva che gli elementi a carico non fossero abbastanza solidi per costituire una prova certa della sua colpevolezza. Con questa argomentazione, il ricorrente non denunciava un vizio di legge o un’illogicità manifesta nella motivazione della sentenza d’appello, ma chiedeva implicitamente ai giudici della Suprema Corte di effettuare una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio, una rivalutazione delle prove che portasse a un esito differente.
La decisione della Corte e i limiti del giudizio di legittimità
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno sottolineato che il ricorso non evidenziava vizi nel percorso logico della sentenza impugnata, ma si limitava a sollecitare un riesame del merito della vicenda. Questo tipo di valutazione è precluso in sede di legittimità. La Cassazione non è un “terzo grado di giudizio” dove si possono rimettere in discussione i fatti così come accertati dalla Corte d’Appello. Il suo compito è quello di verificare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e coerente, senza cadere in palesi contraddizioni.
Le motivazioni
La motivazione dell’ordinanza si fonda sul consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui il sindacato della Corte di Cassazione è limitato ai vizi di legittimità. Richiedere una diversa lettura delle prove, contestandone la sufficienza o il valore probatorio, significa invadere la sfera di competenza esclusiva del giudice di merito. La Corte d’Appello aveva considerato l’insieme degli indizi come un quadro coeso e logicamente sufficiente a dimostrare la responsabilità dell’imputato. La Cassazione, non potendo sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, ha ritenuto il ricorso un mero tentativo di ottenere una non consentita rivalutazione delle prove.
Le conclusioni
Questa pronuncia conferma con chiarezza la funzione e i limiti della Corte di Cassazione nel processo penale. La decisione di inammissibilità ha importanti implicazioni pratiche: chi intende ricorrere in Cassazione deve concentrarsi sulla denuncia di specifici errori di diritto o vizi logici macroscopici della motivazione, e non sperare in un nuovo esame dei fatti o delle prove. La solidità di un quadro indiziario, se valutato in modo coerente e logico dai giudici di merito, non può essere messa in discussione davanti alla Suprema Corte. La condanna dell’imputato è stata pertanto confermata, con l’aggiunta del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il che significa che valuta solo la corretta applicazione delle leggi e la logicità della motivazione della sentenza, senza poter effettuare una nuova valutazione delle prove o dei fatti, compito che spetta ai giudici di primo e secondo grado.
Quali elementi sono stati considerati sufficienti per la condanna in questo specifico caso di incendio?
La condanna si è basata su un insieme di indizi considerati gravi, precisi e concordanti, tra cui: il riconoscimento dell’imputato tramite video di sorveglianza, il ritrovamento di oggetti (ombrello e calzature) compatibili con quelli usati nel reato, la sua convivenza con il co-autore e un contatto telefonico tra i due subito dopo il fatto.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a titolo di sanzione a favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 24155 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 24155 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 18/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a SASSARI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 03/10/2023 della CORTE APPELLO SEZ.DIST. di SASSARI
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Rilevato che NOME COGNOME ricorre per cassazione contro il provvedimento indicato in intestazione;
Ritenuto che l’unico motivo di ricorso, relativo all’accertamento di responsabilità, s manifestamente infondato, in quanto – deducendo che il riconoscimento del ricorrente da parte della polizia giudiziaria nelle immagini della telecamera di sicurezza che ha ripreso gli autori d reato mentre appiccavano il fuoco, il rinvenimento presso il ricorrente di un ombrello e d calzature dello stesso tipo di quelli usati dall’autore del reato e che si vedono nelle immagini, convivenza del ricorrente all’epoca dei fatti con l’altra persona che è stata riconosciuta appicca il fuoco insieme a lui, la circostanza che la notte del fatto, pochi minuti dopo che era st appiccato il fuoco, e che i due autori del reato erano scappati dal luogo del delitto, i due si fos sentiti al telefono, non costituiscono nel complesso elementi sufficienti a costituire prova de sua responsabilità – il ricorso non evidenzia vizi nel percorso logico della sentenza impugnata, ma si limita a chiedere una rivalutazione delle evidenze probatorie, e della sufficienza o meno delle prove raccolte per giungere a condanna, il cui sindacato è precluso in sede di legittimit (Sez. 2, Sentenza n. 9106 del 12/02/2021, COGNOME, Rv. 280747; Sez. 3, Sentenza n.18521 del 11/01/2018, COGNOME, Rv. 273217; Sez. 2, n. 29480 del 07/02/2017,
COGNOME, Rv. 270519);
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento, nonché al versamento in favore della Cassa delle ammende di una somma determinata, in via equitativa, nella misura indicata in dispositivo;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 18 aprile 2024.