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Riunioni pubbliche: stadio escluso dal divieto

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per violazione della sorveglianza speciale, stabilendo che il divieto di partecipare a riunioni pubbliche non si applica alle manifestazioni sportive in luoghi aperti al pubblico, come gli stadi. La Corte ha ribadito che per imporre un tale divieto è necessaria una prescrizione specifica e motivata, distinguendo nettamente tra ‘luogo pubblico’ e ‘luogo aperto al pubblico’.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riunioni Pubbliche e Stadi: La Cassazione Annulla la Condanna

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un’importante questione relativa all’applicazione delle misure di prevenzione, specificando i confini del divieto di partecipare a riunioni pubbliche per i soggetti sottoposti a sorveglianza speciale. La decisione chiarisce che assistere a una partita di calcio in uno stadio non viola automaticamente tale prescrizione, ribadendo la fondamentale distinzione tra ‘luogo pubblico’ e ‘luogo aperto al pubblico’.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per aver violato una delle prescrizioni della sorveglianza speciale a cui era sottoposto. Nello specifico, gli era stato imposto il divieto di partecipare a riunioni pubbliche o a manifestazioni di qualsiasi genere. L’uomo era stato sorpreso ad assistere a una partita di calcio del campionato di prima categoria.

La Corte di Appello di Bari, pur riconoscendo le attenuanti generiche, aveva confermato la condanna, ritenendo che la presenza allo stadio integrasse la violazione contestata. L’imputato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che uno stadio, in quanto ‘luogo aperto al pubblico’, non potesse essere assimilato a un ‘luogo pubblico’ e che, di conseguenza, la sua condotta non costituisse reato.

La Questione delle Riunioni Pubbliche e la Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza senza rinvio ‘perché il fatto non sussiste’. Il punto centrale della decisione si basa su un principio già consolidato dalle Sezioni Unite della stessa Corte (sentenza n. 46595 del 2019), che distingue nettamente le riunioni in ‘luogo pubblico’ da quelle in ‘luogo aperto al pubblico’.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha spiegato che la prescrizione generica di non partecipare a riunioni pubbliche, prevista dall’art. 8, comma 4, del D.Lgs. 159/2011, si riferisce esclusivamente a quelle che si tengono in luoghi pubblici, come piazze o strade, liberamente accessibili a tutti in ogni momento. Questa interpretazione restrittiva è volta a evitare un’applicazione eccessivamente ampia e indeterminata della norma, che potrebbe ledere i diritti fondamentali della persona.

Uno stadio, un cinema o un teatro sono invece qualificati come ‘luoghi aperti al pubblico’, poiché l’accesso è subordinato a specifiche condizioni (pagamento di un biglietto, rispetto di orari, ecc.). Le manifestazioni sportive che si svolgono in tali luoghi, pertanto, non rientrano nel divieto generico. La Corte ha sottolineato che per vietare a un sorvegliato speciale l’accesso a eventi sportivi, esiste una normativa specifica (legge n. 401 del 1989) che prevede misure ad hoc, come il DASPO. In alternativa, il giudice della prevenzione può imporre una prescrizione ‘facoltativa’ e personalizzata, ai sensi dell’art. 8, comma 5, D.Lgs. 159/2011, motivando specificamente le ragioni di tale divieto in relazione alla pericolosità del soggetto.

L’uso di formule generiche e stereotipate, ha concluso la Corte, non è ammissibile. Le limitazioni alla libertà personale devono essere specifiche, motivate e proporzionate, per permettere un controllo effettivo sia da parte del soggetto che del giudice penale chiamato a valutarne la violazione.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di garanzia fondamentale: una limitazione alla libertà personale deve essere chiara e determinata. Il divieto generico di partecipare a riunioni pubbliche non può essere esteso per analogia a contesti diversi, come quelli sportivi, per i quali il legislatore ha previsto strumenti specifici. La decisione impone ai giudici della prevenzione di personalizzare le misure, dettando prescrizioni specifiche e motivate sulla base della pericolosità del singolo individuo, anziché ricorrere a divieti generali. Per l’imputato, ciò ha significato l’annullamento della condanna, poiché la sua condotta, in assenza di un divieto specifico, non costituiva reato.

A una persona in sorveglianza speciale con il divieto di partecipare a riunioni pubbliche è vietato andare allo stadio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il divieto generico di partecipare a ‘riunioni pubbliche’ non si estende automaticamente alle manifestazioni che si svolgono in luoghi ‘aperti al pubblico’ come gli stadi. Per imporre un tale divieto è necessaria una prescrizione specifica e motivata.

Qual è la differenza tra ‘luogo pubblico’ e ‘luogo aperto al pubblico’?
Un ‘luogo pubblico’ (es. una piazza) è un’area liberamente e incondizionatamente accessibile a tutti. Un ‘luogo aperto al pubblico’ (es. uno stadio o un cinema) è un’area il cui accesso è consentito solo a determinate condizioni, come il pagamento di un biglietto o il rispetto di orari di apertura. La prescrizione generica si applica solo al primo.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna?
La Corte ha annullato la condanna perché il fatto contestato, ovvero assistere a una partita di calcio in uno stadio, non integra la violazione del divieto generico di partecipare a ‘riunioni pubbliche’. Poiché la condotta dell’imputato non rientrava nel perimetro del divieto imposto, il reato non sussiste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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