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Riunione non autorizzata: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di riunione non autorizzata, organizzata di notte in un cimitero per una commemorazione. La sentenza conferma la condanna per il promotore principale, ma annulla con rinvio quella del co-imputato. La Corte chiarisce che il preavviso al Questore è necessario quando vi è una compresenza volontaria di più persone con uno scopo comune, a prescindere dal luogo e dall’ora. Tuttavia, per essere considerati ‘promotori’ non basta una carica formale in un’associazione, ma è necessario dimostrare un contributo concreto all’organizzazione dell’evento.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riunione non Autorizzata: Quando un Raduno Diventa Reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 1216/2024, offre spunti fondamentali per comprendere i confini tra un semplice assembramento e una riunione non autorizzata soggetta a sanzione penale. Il diritto di riunirsi è costituzionalmente garantito, ma la legge impone dei limiti precisi per tutelare la sicurezza e l’ordine pubblico. Il caso analizzato dalla Suprema Corte riguarda una commemorazione notturna in un cimitero, che ha portato alla condanna dei suoi organizzatori per non aver dato il necessario preavviso al Questore. Analizziamo i fatti e la decisione per capire meglio la questione.

I Fatti del Caso: Una Commemorazione Notturna

I vertici di un’associazione, rispettivamente presidente e vicepresidente, organizzavano una riunione di circa cinquanta persone. Lo scopo era commemorare i caduti di un esercito straniero in occasione dell’anniversario di una battaglia storica. Il raduno si è svolto di notte, in un cimitero, con i partecipanti che reggevano torce e uno striscione.

I due organizzatori venivano condannati in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 18 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.), per aver promosso una riunione in luogo pubblico senza il preventivo avviso al Questore. Contro questa decisione, entrambi proponevano ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla riunione non autorizzata

La Suprema Corte ha adottato una decisione differenziata per i due imputati.

* Per il presidente dell’associazione, il ricorso è stato respinto e la condanna confermata. I giudici hanno stabilito che il raduno possedeva tutte le caratteristiche di una ‘riunione’ rilevante per la legge: un numero consistente di partecipanti, una finalità commemorativa condivisa, l’esibizione di striscioni e una durata significativa. Il fatto che si svolgesse di notte in un luogo isolato non escludeva la necessità del preavviso, la cui funzione è proprio quella di permettere alle autorità di valutare preventivamente eventuali rischi per la sicurezza pubblica.

* Per il vicepresidente, la sentenza è stata annullata con rinvio a un nuovo giudizio. La Corte ha ritenuto che la sua colpevolezza non fosse stata adeguatamente provata. La semplice carica di vicepresidente e il fatto di essere presente ‘a fianco’ del presidente non erano elementi sufficienti a dimostrare un ruolo attivo nell’organizzazione, ovvero la sua qualifica di ‘promotore’.

Chi è il “Promotore” di una riunione non autorizzata?

Questo è il punto cruciale che ha portato all’annullamento della condanna per uno degli imputati. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: ‘promotore’ non è solo chi idea l’evento, ma chiunque collabora attivamente alla sua realizzazione pratica e al suo buon esito. Questo può includere chi impartisce istruzioni, si interfaccia con le forze dell’ordine o svolge un servizio d’ordine.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello non aveva specificato quali atti concreti il vicepresidente avesse compiuto per contribuire all’organizzazione e alla riuscita della commemorazione. Una definizione generica come ‘aver affiancato’ il promotore principale non è sufficiente a fondare una responsabilità penale.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte chiariscono due principi fondamentali.

Primo, la nozione di ‘riunione’ ai sensi dell’art. 18 T.U.L.P.S. si basa su elementi oggettivi: la compresenza volontaria di più persone con uno scopo comune. Non rilevano, per escludere l’obbligo di preavviso, le circostanze di tempo o di luogo, che sono invece elementi che l’autorità di pubblica sicurezza deve poter valutare. Un raduno di cinquanta persone con torce e striscioni, protrattosi per un’ora, è inequivocabilmente una riunione soggetta a preavviso.

Secondo, la responsabilità penale è personale. Per condannare una persona come ‘promotore’ di una riunione non autorizzata, non è sufficiente la sua appartenenza o il suo ruolo formale in un’associazione. È necessario provare, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’imputato abbia posto in essere comportamenti concreti che hanno contribuito attivamente all’organizzazione dell’evento. L’accusa deve dimostrare un ruolo attivo, non una mera partecipazione, seppur in posizione di vertice associativo.

Conclusioni

La sentenza n. 1216/2024 della Corte di Cassazione rafforza l’importanza dell’obbligo di preavviso per le riunioni in luogo pubblico come strumento di prevenzione a tutela dell’ordine pubblico. Al contempo, delinea con precisione i contorni della figura del ‘promotore’, esigendo una prova rigorosa del suo contributo attivo all’organizzazione dell’evento per affermarne la responsabilità penale. Ciò garantisce che la sanzione colpisca solo chi ha effettivamente organizzato l’evento, distinguendolo dai semplici partecipanti o da chi, pur avendo un ruolo formale, non ha contribuito materialmente alla sua realizzazione.

Quando un raduno di persone è considerato una ‘riunione’ che necessita di preavviso al Questore?
Un raduno è considerato una ‘riunione’ ai sensi di legge quando più persone si trovano volontariamente nello stesso luogo con uno scopo comune e un minimo di organizzazione. La sentenza chiarisce che il numero dei partecipanti (nel caso di specie, circa cinquanta), la finalità condivisa e l’uso di striscioni o torce sono elementi sufficienti per qualificarla come tale, indipendentemente dal fatto che si svolga di notte o in un luogo isolato.

Chi può essere ritenuto penalmente responsabile come ‘promotore’ di una riunione non autorizzata?
‘Promotore’ non è solo chi ha l’idea iniziale, ma chiunque si attivi concretamente per l’organizzazione e la riuscita della riunione. La semplice partecipazione o il ricoprire una carica formale in un’associazione (come quella di vicepresidente nel caso esaminato) non sono sufficienti. L’accusa deve provare specifici comportamenti attivi, come impartire direttive, organizzare la logistica o gestire i partecipanti.

Perché la condanna di uno degli imputati è stata confermata e quella dell’altro annullata?
La condanna del presidente dell’associazione è stata confermata perché il suo ruolo di organizzatore principale era evidente. La condanna del vicepresidente è stata invece annullata perché la Corte d’Appello non aveva adeguatamente motivato il suo ruolo attivo di promotore, limitandosi a dire che ‘affiancava’ il presidente, una descrizione troppo generica per fondare una responsabilità penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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