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Rissa e legittima difesa: la Cassazione chiarisce

La Cassazione, con sentenza 20085/2024, affronta il tema della legittima difesa nel reato di rissa. Due gruppi di vicini si sono scontrati violentemente. Nonostante uno dei gruppi avesse iniziato l’aggressione, la Corte ha escluso la legittima difesa per l’altro, poiché ha risposto con pari aggressività invece di limitarsi a difendersi, confermando la condanna per rissa.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Legittima Difesa in una Rissa: Quando è Ammissibile? La Cassazione Fa Chiarezza

La questione della legittima difesa in una rissa è un terreno scivoloso nel diritto penale. È possibile difendersi legittimamente quando si è coinvolti in uno scontro violento con più persone? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 20085 del 2024, torna su questo tema cruciale, delineando i confini tra la reazione difensiva e la partecipazione attiva a un delitto che, per sua natura, implica una volontà aggressiva reciproca. La decisione offre spunti fondamentali per comprendere quando una reazione può essere scriminata e quando, invece, integra pienamente il reato.

I Fatti di Causa: una Contesa tra Vicini

Il caso trae origine da una violenta colluttazione tra due gruppi familiari residenti nello stesso contesto abitativo. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, uno dei due gruppi avrebbe organizzato una sorta di “spedizione punitiva” nei confronti dell’altro per questioni personali. L’incontro tra i due nuclei si è rapidamente trasformato in una rissa, con lesioni personali lievi riportate da membri di entrambe le fazioni.

Nei primi due gradi di giudizio, quasi tutti i partecipanti sono stati condannati per il reato di rissa, ai sensi dell’art. 588 del codice penale. Gli imputati del gruppo che si presumeva “aggredito” hanno proposto ricorso per Cassazione, sostenendo di aver agito unicamente per legittima difesa, essendo stati attaccati nel cortile della propria abitazione e non avendo avuto altra scelta se non quella di reagire.

L’Analisi della Corte sulla Legittima Difesa nella Rissa

La Suprema Corte ha rigettato i ricorsi, confermando le condanne. Il punto centrale della decisione ruota attorno a un principio consolidato in giurisprudenza: il reato di rissa e la scriminante della legittima difesa sono, di regola, incompatibili.

La Natura della Rissa

La Corte ricorda che la rissa è caratterizzata da un intento aggressivo reciproco. I partecipanti, o “corrissanti”, accettano volontariamente la situazione di pericolo e sono animati dal desiderio di offendersi a vicenda. In un contesto simile, la difesa non può essere considerata “necessitata”, poiché i soggetti stessi hanno contribuito a creare o hanno accettato lo scenario di violenza.

L’Eccezione che Conferma la Regola

La Cassazione ammette che, in via del tutto eccezionale, la legittima difesa può essere riconosciuta. Ciò avviene quando, nel corso della contesa, si verifica un’azione offensiva assolutamente imprevedibile, sproporzionata e del tutto nuova rispetto alla dinamica accettata. In altre parole, un’aggressione talmente grave e diversa da quella in corso da trasformare uno dei partecipanti in una mera vittima che reagisce a un’offesa ingiusta e inaspettata. Nel caso di specie, questa eccezione non è stata ritenuta applicabile, dato che le tensioni tra i gruppi erano preesistenti e lo scontro, seppur iniziato da una parte, ha visto una reazione parimenti aggressiva e violenta dall’altra.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto infondate le doglianze degli imputati per diverse ragioni. In primo luogo, la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito è stata giudicata logica e coerente. Entrambi i gruppi erano animati da un intento aggressivo e hanno partecipato attivamente alla colluttazione. Anche ipotizzando che l’iniziativa fosse partita da un gruppo, l’altro non si è limitato a una mera difesa, ma ha assunto un atteggiamento parimenti violento, utilizzando anch’esso armi improprie.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che l’azione offensiva non era affatto imprevedibile, essendo stata preceduta da un altro scontro due giorni prima. I componenti del gruppo ricorrente erano quindi consapevoli delle intenzioni aggressive dei rivali, ma hanno reagito con pari aggressività in uno spazio aperto dove una via di fuga era possibile. Di conseguenza, è stata esclusa la “necessità” della difesa.

Infine, sono state respinte anche le richieste di applicazione delle attenuanti della provocazione e di quelle generiche. La provocazione è stata ritenuta incompatibile con la rissa, non essendo state provate “pretese tracotanti e illecite” da parte del gruppo avversario. Le attenuanti generiche sono state negate per l’assenza di elementi positivi meritevoli di un trattamento sanzionatorio più benevolo.

Conclusioni

La sentenza n. 20085/2024 ribadisce un principio fondamentale: chi partecipa a una rissa, accettando lo scontro, non può generalmente invocare la legittima difesa. La reazione a un’aggressione deve essere strettamente difensiva e proporzionata per essere scriminata. Quando la risposta assume i connotati di un contro-attacco, con una volontà offensiva speculare a quella dell’aggressore, si rientra a pieno titolo nel delitto di rissa. Questa decisione serve da monito: la violenza, anche se subita inizialmente, non giustifica una reazione violenta che vada oltre i limiti della stretta e necessaria difesa.

È possibile invocare la legittima difesa se si partecipa a una rissa?
Di regola, no. La giurisprudenza consolidata ritiene la legittima difesa incompatibile con il reato di rissa, poiché i partecipanti sono animati da un intento aggressivo reciproco e accettano volontariamente la situazione di pericolo. La difesa, quindi, non è considerata “necessitata”.

Cosa succede se un gruppo inizia l’aggressione e l’altro risponde?
Secondo la sentenza, anche se un gruppo ha l’iniziativa, se l’altro gruppo non si limita a difendersi ma risponde con pari aggressività e violenza, entrambi i gruppi sono considerati responsabili del reato di rissa. La semplice reazione non è sufficiente a giustificare la condotta se questa assume i caratteri di un contro-attacco.

La provocazione può essere riconosciuta come attenuante in un reato di rissa?
È molto difficile. La Corte ha ribadito che l’attenuante della provocazione è tendenzialmente incompatibile con la rissa, salvo il caso eccezionale in cui l’azione offensiva di un gruppo sia stata “preceduta e determinata da una pretesa tracotante e illecita o da una gravissima offesa proveniente esclusivamente dall’altro gruppo”, circostanze che devono essere chiaramente provate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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