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Rischio di recidiva: la Cassazione e le misure cautelari

La Cassazione conferma la misura cautelare per un gestore di CAF accusato di frode per il reddito di cittadinanza. Nonostante la cessazione dell’attività e l’abolizione del sussidio, il rischio di recidiva è ritenuto attuale e concreto a causa della sua spiccata capacità criminale e propensione a commettere reati con finalità di lucro.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rischio di Recidiva: Quando la Professionalità Criminale Giustifica la Misura Cautelare

La valutazione del rischio di recidiva rappresenta uno dei pilastri fondamentali del sistema delle misure cautelari nel nostro ordinamento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce come tale rischio debba essere interpretato in modo concreto, andando oltre le contingenze del momento, come la cessazione di un’attività o l’abolizione di una norma. Il caso analizzato riguarda un gestore di un centro di assistenza fiscale accusato di aver orchestrato un sistema di frodi per l’ottenimento del reddito di cittadinanza.

I Fatti: Una Rete Organizzata per la Frode sul Reddito di Cittadinanza

L’indagato, in qualità di gestore di un CAF, è stato accusato di aver predisposto documentazione falsa per far ottenere il reddito di cittadinanza a decine di soggetti che non ne avevano diritto. In cambio, riceveva compensi in denaro o utilizzava direttamente le carte prepagate erogate. L’attività illecita era caratterizzata da serialità e da un’organizzazione strutturata, che includeva anche una rete di intermediari e procacciatori. A seguito dell’appello del Pubblico Ministero contro il rigetto della custodia in carcere, il Tribunale del riesame aveva disposto per l’indagato gli arresti domiciliari, ravvisando un concreto pericolo di reiterazione dei reati.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità del Ricorso

La difesa ha impugnato l’ordinanza del Tribunale del riesame davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo l’insussistenza di un attuale rischio di recidiva. Le argomentazioni difensive si basavano principalmente su tre punti: la cessazione dell’attività del CAF, l’abolizione del reddito di cittadinanza (che renderebbe i reati difficilmente ripetibili) e la natura di un precedente penale che si era concluso con la messa alla prova. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la validità della misura cautelare e offrendo importanti spunti interpretativi.

Le Motivazioni: Analisi Approfondita del Rischio di Recidiva

Il cuore della sentenza risiede nella dettagliata analisi delle motivazioni che giustificano la misura cautelare. La Corte ha ribadito principi consolidati, applicandoli al caso specifico.

La Nozione di “Attualità” del Pericolo

La Corte chiarisce che il requisito dell’attualità del pericolo di reiterazione, previsto dall’art. 274 c.p.p., non equivale alla previsione di un’imminente occasione per delinquere. Esso richiede, invece, una valutazione prognostica sulla personalità del soggetto e sulla sua capacità di commettere altri illeciti. Nel caso in esame, la serialità delle condotte, la professionalità dimostrata e l’apparato organizzativo creato dall’indagato sono stati considerati indicatori di una spiccata e attuale capacità a delinquere.

Irrilevanza della Cessazione dell’Attività Specifica

L’argomento difensivo secondo cui la chiusura del CAF e l’abolizione del reddito di cittadinanza avrebbero neutralizzato il pericolo è stato respinto. La Corte ha sottolineato che il rischio di recidiva deve essere valutato in relazione a “delitti della stessa specie”, non necessariamente alla pedissequa replica del medesimo reato. La propensione a delinquere mediante frode per finalità di lucro, ampiamente dimostrata, può facilmente essere indirizzata verso altri schemi illeciti, sfruttando la rete di contatti e le competenze criminali già acquisite.

Valutazione della Personalità e dei Precedenti

Infine, la Cassazione ha ritenuto corretto il riferimento del Tribunale a un precedente dell’indagato in materia di stupefacenti. Anche se di natura diversa, tale precedente, commesso nello stesso arco temporale delle frodi, è stato considerato un elemento utile a delineare un profilo criminale spregiudicato e orientato al profitto illecito, rafforzando così la prognosi di pericolosità sociale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia riafferma un principio cruciale: la valutazione del rischio di recidiva deve essere un’analisi dinamica e complessiva della personalità dell’indagato, non una mera constatazione statica delle circostanze esterne. Una dimostrata capacità organizzativa e una professionalità nel commettere reati a scopo di lucro costituiscono un indice di pericolosità che non viene meno semplicemente perché lo specifico schema illecito non è più praticabile. La giustizia cautelare deve guardare alla propensione a delinquere del soggetto, parametrandola alla sua capacità di adattarsi e trovare nuove opportunità per realizzare profitti illeciti.

La cessazione dell’attività illecita e l’abolizione della legge che la permetteva escludono il rischio di recidiva?
No, secondo la Cassazione non lo escludono. Se l’indagato ha dimostrato una spiccata capacità criminale e una propensione a delinquere per profitto, il giudice deve valutare il pericolo che possa commettere altri reati “della stessa specie”, anche se non identici a quelli contestati.

Un precedente penale per un reato di natura diversa può essere usato per valutare la pericolosità di un indagato?
Sì. La Corte ha ritenuto rilevante un precedente per stupefacenti nel contesto di un’accusa per truffa, perché dimostra una generale propensione a commettere illeciti con finalità di profitto, contribuendo a delineare la personalità criminale dell’indagato.

Cosa si intende per “attualità” del pericolo di reiterazione del reato ai fini delle misure cautelari?
L'”attualità” non significa che ci sia un’imminente opportunità di commettere un nuovo reato. Richiede invece una valutazione prognostica da parte del giudice sulla concreta e attuale possibilità che l’indagato, in base alla sua personalità e alle modalità dei fatti, commetta altri delitti in futuro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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