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Rischio di recidiva: la Cassazione e le misure cautelari

Un individuo, arrestato per detenzione di stupefacenti, ha contestato la sua custodia cautelare in carcere per incompetenza territoriale e per assenza di un concreto e attuale rischio di recidiva. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che per un reato permanente come la detenzione di droga, la competenza è radicata dove avviene una parte della condotta. Inoltre, ha chiarito che il rischio di recidiva è considerato ‘attuale’ quando esiste una continuità nel potenziale criminale dell’individuo, valutata su elementi concreti come la gravità del fatto e lo stile di vita, senza la necessità di prevedere una specifica occasione di reato imminente.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rischio di Recidiva: Quando una Misura Cautelare è Giustificata?

La valutazione del rischio di recidiva rappresenta uno dei pilastri fondamentali su cui si basa l’applicazione delle misure cautelari nel nostro ordinamento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su come i concetti di “concretezza” e “attualità” di tale rischio debbano essere interpretati dai giudici. Il caso analizzato riguarda un soggetto sottoposto a custodia cautelare in carcere per detenzione di stupefacenti, il quale contestava la legittimità della misura basandosi su questioni di competenza territoriale e sulla presunta insussistenza di un pericolo attuale di reiterazione del reato.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva arrestato dopo essere stato trovato in possesso di una modesta quantità di sostanze stupefacenti in una località (Itri). Le successive indagini portavano a una perquisizione presso la sua abitazione in un’altra città (Fondi), dove veniva rinvenuto un quantitativo ben più ingente di droga (marijuana e hashish), oltre a materiale per il confezionamento e denaro contante. Il Giudice per le Indagini Preliminari convalidava l’arresto e disponeva la misura della custodia cautelare in carcere. La decisione veniva confermata anche dal Tribunale del riesame, contro cui l’indagato proponeva ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Competenza e Assenza del Rischio di Recidiva

La difesa dell’indagato sollevava tre principali obiezioni:
1. Incompetenza territoriale: Si sosteneva che il giudice competente fosse quello del luogo del primo ritrovamento (Itri) e non quello di Fondi, con conseguente caducazione della misura cautelare.
2. Mancanza dei requisiti cautelari: Secondo il ricorrente, mancava un rischio di recidiva concreto e attuale, come richiesto dalla legge n. 47/2015. La decisione si sarebbe basata unicamente sulla gravità del fatto, senza considerare la personalità dell’indagato, gravato solo da due precedenti minori.
3. Sproporzione della misura: La custodia in carcere veniva ritenuta una misura eccessivamente afflittiva rispetto alle alternative disponibili.

La Decisione della Corte: Analisi sul Rischio di Recidiva

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una disamina dettagliata dei punti controversi.

Competenza Territoriale nel Reato Permanente

In primo luogo, la Corte ha chiarito che la detenzione di sostanze stupefacenti è un reato permanente. Ciò significa che la condotta illecita si protrae nel tempo. In questi casi, la competenza territoriale può essere radicata in qualsiasi luogo in cui si sia svolta anche solo una parte dell’azione criminosa. I giudici hanno ritenuto logico individuare la competenza a Fondi, luogo di residenza dell’indagato e sede del principale stoccaggio della droga, considerato il vero centro dei traffici illeciti.

L’Attualità del Pericolo di Reato

Il punto centrale della sentenza riguarda l’interpretazione del requisito dell'”attualità” del pericolo di reiterazione del reato. La Corte, aderendo all’orientamento giurisprudenziale prevalente, ha stabilito che “attuale” non significa “imminente”. Non è necessario prevedere una specifica e prossima occasione per delinquere. Il concetto di attualità si riferisce, invece, alla continuità del periculum libertatis, ossia alla persistenza di una pericolosità sociale che deve essere valutata tramite una prognosi basata su elementi concreti.

Nel caso specifico, i giudici hanno individuato tali elementi in:
* L’oggettiva gravità del fatto: il quantitativo di stupefacente era tale da poter ricavare oltre 2.000 dosi singole.
* La personalità dell’indagato: l’assenza di un’attività lavorativa è stata interpretata come un indicatore della dedizione stabile allo spaccio.
* I precedenti: sebbene di natura contravvenzionale, erano relativi alla disciplina sulle armi, incidendo negativamente sulla valutazione della personalità.
* Le modalità della condotta: il possesso di materiale per il confezionamento e di denaro contante indicava una certa professionalità nell’attività illecita.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso affermando la correttezza delle decisioni dei giudici di merito. La competenza territoriale è stata correttamente individuata nel luogo che rappresentava il fulcro dell’attività criminale. La valutazione del rischio di recidiva è stata ritenuta adeguata, poiché fondata su una prognosi complessiva che teneva conto non solo della gravità del reato, ma anche dello stile di vita, dei precedenti e delle modalità operative dell’indagato. Questa analisi ha permesso di concludere per la sussistenza di un pericolo attuale, inteso come continuità della propensione a delinquere. Infine, la misura della custodia in carcere è stata giudicata proporzionata, dato che l’utilizzo dell’abitazione come base logistica per lo spaccio rendeva inefficaci misure meno restrittive come gli arresti domiciliari.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale per l’applicazione delle misure cautelari: la valutazione del rischio di recidiva deve essere un giudizio prognostico ampio, che non si limita a prevedere la prossima occasione di reato. I giudici devono analizzare la personalità dell’indagato e il suo contesto di vita per stabilire se esista una pericolosità sociale concreta e persistente. La decisione sottolinea come elementi quali la disoccupazione, uniti alla gravità dei fatti, possano essere legittimamente considerati indicatori di una stabile dedizione ad attività illecite, giustificando così l’applicazione di misure restrittive severe per tutelare la collettività.

Come si determina la competenza territoriale in caso di detenzione di droga in luoghi diversi?
La detenzione di sostanze stupefacenti, anche in luoghi diversi, configura un unico reato permanente. La competenza territoriale viene stabilita nel luogo in cui si è svolta una parte della condotta criminosa, che in questo caso è stato identificato nel luogo di principale stoccaggio della droga, considerato il centro dell’attività illecita.

Cosa significa “attuale” nel contesto del rischio di recidiva per le misure cautelari?
Il termine “attuale” non significa “imminente”. Si riferisce alla continuità della pericolosità sociale dell’individuo, che deve essere valutata dal giudice attraverso un giudizio prognostico basato su elementi concreti, come la personalità, le condizioni di vita, il contesto socio-ambientale e le modalità del fatto, senza che sia richiesta la previsione di una specifica occasione per delinquere.

Perché la custodia cautelare in carcere è stata ritenuta proporzionata in questo caso?
La misura è stata considerata proporzionata perché l’indagato utilizzava la propria abitazione come luogo principale per la detenzione e il confezionamento degli stupefacenti. Questa circostanza ha reso evidente che misure meno afflittive, come gli arresti domiciliari, sarebbero state inadeguate a impedire la prosecuzione dell’attività criminosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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