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Risarcimento per tenuità del fatto: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che è legittimo condannare l’imputato al risarcimento dei danni in favore della parte civile anche in caso di proscioglimento per particolare tenuità del fatto. La sentenza analizza l’applicazione immediata delle norme processuali introdotte da una pronuncia della Corte Costituzionale, chiarendo che il principio di irretroattività non si applica alle norme procedurali che regolano gli effetti civili del processo penale. Di conseguenza, il risarcimento per tenuità del fatto è dovuto se viene accertata la potenziale lesività della condotta.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Risarcimento per Tenuità del Fatto: Assolti Penalmente ma non Civilmente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza pratica: la possibilità di essere condannati al pagamento di un risarcimento per tenuità del fatto, pur essendo stati prosciolti in sede penale. Questa pronuncia chiarisce l’impatto delle decisioni della Corte Costituzionale sui processi in corso e ribadisce la distinzione tra responsabilità penale e civile. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia legata al diritto di passaggio. Una persona veniva accusata di aver commesso un reato ostruendo una strada di accesso a proprietà altrui. In primo grado, il Tribunale la proscioglieva per “particolare tenuità del fatto” ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale, ritenendo l’offesa minima e il danno esiguo.

Tuttavia, le parti civili, ovvero i proprietari danneggiati dall’ostruzione, decidevano di impugnare la sentenza. La Corte d’Appello, in riforma della decisione iniziale, condannava l’imputata al risarcimento dei danni, da liquidarsi in un separato giudizio civile. La Corte territoriale applicava una nuova disciplina processuale, derivante da una sentenza della Corte Costituzionale (n. 173/2022) che aveva modificato l’art. 538 del codice di procedura penale. L’imputata, ritenendo errata tale decisione, proponeva ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno respinto le argomentazioni della ricorrente, basate principalmente sulla presunta violazione del principio di irretroattività della legge processuale sfavorevole e sulla mancanza di prova del danno.

Le Motivazioni: Applicazione delle Norme Processuali e il risarcimento per tenuità del fatto

Il punto centrale della sentenza riguarda l’applicazione delle norme processuali nel tempo. La ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente applicato la nuova regola introdotta dalla Corte Costituzionale, poiché questa era successiva alla sentenza di primo grado. La Cassazione ha chiarito un principio fondamentale: il divieto di retroattività, sancito dall’art. 25 della Costituzione, si applica rigorosamente solo alle norme penali sostanziali (quelle che definiscono reati e pene).

Le norme processuali, invece, seguono il principio tempus regit actum (il tempo regola l’atto), ovvero si applicano immediatamente ai processi in corso dal momento della loro entrata in vigore. La modifica dell’art. 538 c.p.p., che consente al giudice penale di decidere sulla domanda di risarcimento anche in caso di proscioglimento per tenuità del fatto, è una norma processuale che riguarda gli effetti civili. Pertanto, la Corte d’Appello ha correttamente applicato la disciplina vigente al momento della sua decisione, senza violare alcun principio.

Le Motivazioni: la Prova del Danno per la Condanna Generica

Un’altra doglianza riguardava la presunta assenza di un danno risarcibile, dato che l’ostruzione era durata poco più di un giorno. La Cassazione ha ribadito che, ai fini di una “condanna generica” al risarcimento, non è necessaria la prova della concreta esistenza e quantificazione del danno. È sufficiente accertare:

1. La potenziale capacità lesiva della condotta illecita.
2. L’esistenza di un nesso di causalità tra la condotta e il pregiudizio lamentato.

Un fatto, sebbene di “particolare tenuità” ai fini penali, resta pur sempre un fatto offensivo e illecito che può cagionare un danno. La sua ridotta offensività penale non ne esclude la rilevanza civilistica. La breve durata dell’impedimento non elimina la potenziale idoneità della condotta a produrre un danno, la cui effettiva entità sarà poi stabilita dal giudice civile.

Le Conclusioni

Questa sentenza della Corte di Cassazione offre un’importante lezione: l’assoluzione in sede penale per “particolare tenuità del fatto” non mette al riparo da conseguenze sul piano civile. La responsabilità penale e quella civile viaggiano su binari distinti. Grazie alle recenti modifiche normative, il giudice penale ha ora il potere di pronunciarsi sulla domanda di risarcimento anche in questi casi, garantendo una tutela più efficace alla parte danneggiata dal reato. Di conseguenza, chi commette un illecito, per quanto lieve, deve essere consapevole di poter essere chiamato a risponderne economicamente, anche a seguito di un proscioglimento penale.

Una persona può essere condannata a pagare un risarcimento danni se viene prosciolta da un reato per “particolare tenuità del fatto”?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che, a seguito di una modifica introdotta dalla Corte Costituzionale, il giudice penale può decidere sulla domanda di risarcimento della parte civile anche quando pronuncia una sentenza di proscioglimento per la particolare tenuità del fatto.

Una nuova norma processuale, sfavorevole all’imputato, può essere applicata a un processo iniziato prima della sua entrata in vigore?
Sì. Il principio di irretroattività vale per le norme penali sostanziali (che definiscono reati e pene), ma non per le norme processuali. Queste ultime si applicano immediatamente ai processi in corso al momento della loro entrata in vigore, secondo il principio tempus regit actum.

Per ottenere una condanna generica al risarcimento dei danni, è necessario provare l’esatto ammontare del pregiudizio subito?
No. Per una condanna generica è sufficiente dimostrare la potenziale capacità lesiva del fatto dannoso e il nesso di causalità tra questo e il pregiudizio. La quantificazione esatta del danno viene rimandata a un successivo e separato giudizio civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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