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Risarcimento parziale danno: non basta per l’attenuante

Una persona, condannata per truffa aggravata ai danni dello Stato per l’indebita percezione del reddito di cittadinanza, ha fatto ricorso in Cassazione chiedendo il riconoscimento di una circostanza attenuante dopo aver restituito una parte della somma. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che il risarcimento parziale del danno non è sufficiente, poiché la legge richiede una riparazione ‘integrale ed effettiva’ per la concessione dell’attenuante.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Risarcimento Parziale del Danno: Perché non Concede Sconti di Pena

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto penale: per ottenere la circostanza attenuante della riparazione del danno, non basta un gesto simbolico. Il risarcimento parziale del danno è stato ritenuto insufficiente, poiché la legge richiede una compensazione piena ed effettiva. Analizziamo questa decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche per chi si trova ad affrontare un procedimento penale.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per truffa aggravata ai danni dello Stato e per violazioni relative all’indebita percezione del reddito di cittadinanza. L’imputata, dopo essere stata condannata nei primi due gradi di giudizio, aveva provveduto a restituire all’ente pubblico una somma di denaro, corrispondente a quanto richiesto in restituzione dall’ente stesso, ma inferiore all’intero importo illecitamente percepito. Forte di questo gesto, la sua difesa ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando il mancato riconoscimento della circostanza attenuante prevista dall’articolo 62, n. 6, del codice penale, ovvero l’aver riparato interamente il danno prima del giudizio.

L’Unico Motivo di Ricorso e il Risarcimento Parziale

Il fulcro dell’impugnazione si basava sull’idea che il pagamento effettuato, sebbene parziale rispetto al totale, dovesse essere interpretato come un’elisione o, quantomeno, un’attenuazione delle conseguenze dannose del reato. Secondo la tesi difensiva, questo comportamento positivo avrebbe meritato una riduzione della pena, indipendentemente dal fatto che la somma restituita non coprisse l’intera entità del danno patrimoniale causato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto categoricamente questa interpretazione, dichiarando il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. I giudici hanno chiarito senza mezzi termini che la condotta dell’imputata non poteva integrare i requisiti richiesti dalla norma invocata, confermando così la decisione dei giudici di merito di negare l’attenuante.

Le Motivazioni: Perché il Risarcimento Parziale del Danno non è Sufficiente

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi solidi e coerenti con la giurisprudenza consolidata.

1. Il Requisito della Riparazione ‘Integrale ed Effettiva’

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che il risarcimento del danno, per avere rilevanza ai fini dell’attenuante, deve essere ‘integrale ed effettivo’. La legge non si accontenta di una riparazione parziale. Questo significa che l’autore del reato deve compensare la persona offesa per l’intero pregiudizio subito. Un pagamento che copre solo una frazione del danno non soddisfa questo requisito essenziale. Neppure una dichiarazione di soddisfazione da parte della persona offesa (in questo caso, l’ente pubblico) potrebbe sanare il mancato rispetto di questo principio, poiché è la legge a pretendere l’integralità della riparazione.

2. La Natura delle ‘Conseguenze Dannose’

In secondo luogo, la Corte ha offerto un’importante precisazione sulla natura delle ‘conseguenze dannose’ a cui fa riferimento l’art. 62 n. 6 c.p. Ha specificato che l’attenuante si applica quando l’imputato elimina o attenua conseguenze pregiudizievoli che non si identificano con il semplice danno patrimoniale economicamente risarcibile. Si tratta, quindi, di un concetto più ampio, che va oltre la mera restituzione di una somma di denaro. Nel caso di specie, non solo il risarcimento era parziale, ma non vi era prova che l’imputata avesse agito per elidere altre conseguenze negative derivanti dalla sua condotta illecita.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un orientamento rigoroso e chiaro: chi intende beneficiare di una riduzione di pena attraverso la riparazione del danno deve agire in modo completo e totale. Un risarcimento parziale del danno è giuridicamente irrilevante per l’applicazione dell’attenuante comune. La lezione pratica è inequivocabile: per sperare in un trattamento sanzionatorio più mite, non sono ammesse scorciatoie. La riparazione deve essere piena, effettiva e, ove possibile, finalizzata a eliminare tutte le conseguenze negative del reato, non solo quelle meramente economiche.

È sufficiente un risarcimento parziale del danno per ottenere l’attenuante prevista dall’art. 62 n. 6 del codice penale?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il risarcimento deve essere ‘integrale ed effettivo’. Un ristoro solo parziale del danno non è idoneo a integrare la circostanza attenuante.

Cosa intende la legge per ‘elisione delle conseguenze dannose’ del reato ai fini dell’attenuante?
Secondo la sentenza, questa espressione si riferisce all’eliminazione di effetti pregiudizievoli che non si identificano in un danno patrimoniale o non patrimoniale economicamente risarcibile, ma in conseguenze più ampie e diverse dal mero danno economico.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Come stabilito nel caso di specie, la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e, qualora si ravvisino profili di colpa, anche al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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