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Risarcimento detenzione: motivazione obbligatoria

Un detenuto ha richiesto un risarcimento per detenzione inumana. Il Tribunale di Sorveglianza ha accolto parzialmente la domanda, rigettando però la richiesta per alcuni periodi senza una motivazione adeguata. La Corte di Cassazione ha annullato tale rigetto, affermando che ogni decisione negativa deve basarsi su dati oggettivi e prove specifiche. La mancanza di una motivazione congrua rende il provvedimento illegittimo. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame dei periodi contestati.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Risarcimento Detenzione Inumana: La Cassazione Sottolinea l’Obbligo di Motivazione

Il diritto a un risarcimento per detenzione inumana rappresenta una tutela fondamentale per la dignità della persona, anche quando privata della libertà. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 11195 del 2024, ribadisce un principio cruciale: i giudici non possono rigettare, neanche parzialmente, le richieste di ristoro senza fornire una motivazione solida, dettagliata e ancorata a dati oggettivi. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un detenuto aveva presentato un reclamo per ottenere il ristoro previsto dall’art. 35-ter dell’ordinamento penitenziario, sostenendo di aver subito condizioni detentive pregiudizievoli in diversi istituti penitenziari. Il suo percorso giudiziario è stato complesso:

1. Inizialmente, il Tribunale di Sorveglianza aveva dichiarato inammissibile il suo reclamo.
2. A seguito di un primo ricorso, la Corte di Cassazione aveva annullato tale decisione, rinviando il caso allo stesso Tribunale per un nuovo esame.
3. Nel secondo giudizio, il Tribunale ha parzialmente accolto la richiesta, riconoscendo un risarcimento di oltre 5.000 euro per i periodi trascorsi in tre specifici istituti.
4. Tuttavia, lo stesso Tribunale ha rigettato la domanda per altri periodi di detenzione trascorsi in due di quegli stessi istituti e in altri due penitenziari, senza però spiegare adeguatamente le ragioni di tale esclusione.

Il detenuto ha quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando proprio la mancanza di motivazione per il rigetto parziale della sua istanza.

La Decisione della Corte e il Principio sul Risarcimento Detenzione Inumana

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza limitatamente alla parte in cui rigettava la richiesta per gli ulteriori periodi di detenzione negli istituti di Augusta e di Agrigento. Il caso è stato quindi nuovamente rinviato al Tribunale di Catania per un nuovo giudizio su questo punto specifico.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella critica mossa dalla Suprema Corte alla motivazione del provvedimento impugnato. La Cassazione ha evidenziato come il Tribunale di Sorveglianza, nel negare il risarcimento per alcuni periodi, si sia limitato a formulare affermazioni generiche e non supportate da prove.

Le affermazioni del Tribunale sono state definite “apodittiche”, ovvero espresse come verità assolute ma senza un “sicuro ancoraggio a dati oggettivi”. In pratica, il giudice di merito non ha spiegato, sulla base di documenti o informazioni specifiche presenti nel fascicolo (come le note informative delle stesse carceri), perché in quei determinati periodi le condizioni detentive dovessero considerarsi conformi alla legge.

La Corte ha quindi riaffermato un principio fondamentale: quando un detenuto lamenta condizioni lesive della propria dignità, il giudice ha l’obbligo di esaminare nel dettaglio ogni singolo periodo contestato. Se decide di rigettare la domanda, anche solo in parte, deve rendere comprensibili le ragioni della sua scelta, basandole su elementi concreti e non su mere asserzioni.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza rafforza le garanzie procedurali a tutela dei diritti dei detenuti. Le sue implicazioni pratiche sono significative:

* Obbligo di motivazione rafforzato: I Tribunali di Sorveglianza sono tenuti a un’analisi puntuale e rigorosa. Non possono respingere una richiesta di ristoro con formule generiche, ma devono specificare, per ogni periodo contestato, gli elementi probatori che giustificano il rigetto.
* Valore delle prove documentali: Le note informative delle amministrazioni penitenziarie e altri documenti agli atti assumono un ruolo centrale e devono essere attentamente valutati dal giudice.
* Tutela contro decisioni arbitrarie: Il principio affermato dalla Cassazione funge da argine contro decisioni potenzialmente arbitrarie o superficiali, garantendo che ogni rigetto sia il frutto di un’analisi concreta e verificabile.

È possibile per un tribunale rigettare una richiesta di risarcimento per detenzione inumana senza una motivazione dettagliata?
No. La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ha stabilito che ogni rigetto, anche parziale, deve essere supportato da una “congrua motivazione” basata su dati oggettivi e informazioni specifiche presenti negli atti, che spieghi perché le condizioni detentive in quel preciso periodo non violavano i diritti del detenuto.

Cosa significa che le affermazioni di un giudice sono “apodittiche”?
Significa che sono delle asserzioni presentate come verità evidenti ma che in realtà non sono supportate da prove concrete o da un ragionamento logico. Nel caso esaminato, il Tribunale di sorveglianza aveva rigettato parte della richiesta senza ancorare la sua decisione a elementi di prova specifici.

Qual è la conseguenza di una motivazione mancante o contraddittoria in un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza?
Una motivazione mancante, contraddittoria o palesemente illogica costituisce un vizio dell’ordinanza. Come avvenuto in questo caso, ciò porta all’annullamento del provvedimento da parte della Corte di Cassazione, con rinvio del caso allo stesso tribunale per un nuovo esame che dovrà essere condotto senza ripetere il vizio riscontrato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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