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Risarcimento del danno: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego dell’attenuante del risarcimento del danno. La Corte ha stabilito che la mera reiterazione di motivi già respinti in appello e un risarcimento non congruo rispetto al valore della refurtiva, non integralmente recuperata, non sono sufficienti per la concessione del beneficio.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Risarcimento del Danno: Requisiti e Limiti per l’Attenuante

L’attenuante comune del risarcimento del danno è uno strumento fondamentale nel diritto penale, ma la sua applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i requisiti necessari per il suo riconoscimento, sottolineando l’importanza della specificità del ricorso e della congruità del risarcimento offerto. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio i principi applicati.

Il caso in esame: il ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva negato la concessione dell’attenuante prevista dall’art. 62, n. 6 del codice penale, relativa all’integrale riparazione del danno prima del giudizio. L’imputato, nel suo ricorso per Cassazione, ha contestato la correttezza della motivazione addotta dai giudici di secondo grado.

Il ricorrente lamentava, in sostanza, il mancato riconoscimento di un beneficio che, a suo dire, gli sarebbe spettato. Tuttavia, come vedremo, la Suprema Corte ha ritenuto le sue argomentazioni non meritevoli di accoglimento.

L’analisi della Corte sul risarcimento del danno

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni principali, una di carattere procedurale e una di merito.

In primo luogo, dal punto di vista procedurale, i giudici hanno rilevato come il motivo di ricorso fosse una semplice e “pedissequa reiterazione” di quanto già sostenuto e respinto in appello. Il ricorso non presentava una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata, ma si limitava a riproporre le stesse doglianze. Questa modalità non assolve alla funzione tipica del ricorso per Cassazione, che è quella di evidenziare vizi di legittimità della decisione, non di ottenere un nuovo giudizio sul fatto.

La decisione della Corte di Cassazione

In secondo luogo, entrando nel merito della questione, la Corte ha confermato la correttezza della valutazione operata dai giudici d’appello. La concessione dell’attenuante era stata negata perché gli elementi a disposizione impedivano di ritenerla applicabile. In particolare, è stata sottolineata la “non congruità dell’importo devoluto a titolo di risarcimento rispetto all’oggetto della refurtiva”.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un principio chiaro: il risarcimento del danno, per poter integrare l’attenuante, deve essere integrale e congruo. Nel caso di specie, l’importo offerto dall’imputato è stato giudicato inadeguato rispetto al valore dei beni sottratti. Un elemento determinante è stato il fatto che la refurtiva non era stata nemmeno integralmente rinvenuta. Di conseguenza, un risarcimento solo parziale o simbolico non può essere considerato sufficiente a dimostrare quella volontà riparatoria che la norma intende premiare con una diminuzione di pena. La Corte d’Appello aveva, quindi, correttamente valorizzato questi elementi per negare il beneficio.

Conclusioni e implicazioni pratiche

La decisione consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso sui requisiti per l’applicazione dell’attenuante del risarcimento del danno. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, emergono due indicazioni pratiche fondamentali. Primo, un ricorso per Cassazione deve essere specifico e criticare puntualmente le argomentazioni della sentenza impugnata, non potendosi limitare a ripetere doglianze già esaminate. Secondo, ai fini del riconoscimento dell’attenuante, non basta un qualsiasi risarcimento: esso deve essere effettivo, integrale e proporzionato al danno cagionato. Un’offerta parziale, soprattutto in assenza della restituzione completa del maltolto, non soddisfa i requisiti di legge.

Quando un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile?
Secondo l’ordinanza, un ricorso è inammissibile quando si limita a una ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi già dedotti e respinti in appello, senza formulare una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata.

È sufficiente un risarcimento parziale per ottenere l’attenuante del danno riparato?
No. La Corte chiarisce che il risarcimento deve essere congruo rispetto al danno causato. Un importo inadeguato, specialmente se la refurtiva non è stata integralmente recuperata, non è sufficiente per il riconoscimento dell’attenuante prevista dall’art. 62, n. 6 cod.pen.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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