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Risarcimento del danno parziale: no attenuante

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per bancarotta fraudolenta. Il ricorrente chiedeva l’applicazione dell’attenuante per avvenuto risarcimento del danno, ma la Corte ha stabilito che un accordo transattivo parziale e non integralmente saldato prima del dibattimento non è sufficiente. Il risarcimento del danno, per giustificare una riduzione di pena, deve essere completo e avvenire prima dell’apertura del processo di primo grado.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Risarcimento del danno: quando è troppo poco e troppo tardi per l’attenuante

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un importante chiarimento sui requisiti necessari per ottenere la circostanza attenuante del risarcimento del danno in ambito penale. La Suprema Corte, confermando la decisione dei giudici di merito, ha ribadito che un risarcimento parziale e tardivo non è sufficiente a integrare il beneficio previsto dall’art. 62 n. 6 del codice penale, specialmente in contesti complessi come i reati fallimentari.

Il caso in esame: bancarotta e richiesta di attenuante

Il caso riguarda un imprenditore condannato in primo e secondo grado per bancarotta fraudolenta, per aver tenuto le scritture contabili in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari della società fallita.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando principalmente due vizi. Il primo, e più significativo, era il mancato riconoscimento della circostanza attenuante del risarcimento del danno. L’imputato sosteneva che l’accordo transattivo raggiunto con la curatela fallimentare dovesse essere considerato sufficiente a tal fine. Il secondo motivo contestava una presunta non corrispondenza tra i fatti addebitati e quelli accertati in sentenza.

L’analisi della Cassazione e il risarcimento del danno

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile, fornendo una disamina precisa dei limiti applicativi dell’attenuante in questione.

I requisiti del risarcimento del danno per l’attenuante

I giudici hanno chiarito che, per poter beneficiare della riduzione di pena, il risarcimento del danno deve possedere due caratteristiche fondamentali: integralità e tempestività.

1. Integralità: Il risarcimento deve coprire l’intero danno arrecato. Un accordo transattivo, come quello stipulato nel caso di specie, per sua natura implica “reciproche concessioni” (ex art. 1965 c.c.) e, pertanto, non garantisce la piena corrispondenza con l’effettivo pregiudizio subito dalla massa dei creditori. La Corte ha sottolineato che un pagamento parziale non è sufficiente.
2. Tempestività: Il risarcimento deve avvenire prima dell’apertura del dibattimento di primo grado. Nel caso esaminato, non solo l’importo concordato era parziale, ma l’imputato non aveva nemmeno versato l’intera somma pattuita, essendo l’ultima rata prevista in una data successiva alla pronuncia della sentenza.

La questione delle scritture contabili

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha confermato che la mancata o irregolare tenuta delle scritture contabili, tale da impedire la ricostruzione del patrimonio societario, integra pienamente il reato di bancarotta fraudolenta documentale per cui era stata pronunciata condanna.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su un’interpretazione rigorosa della norma. L’attenuante del risarcimento del danno è finalizzata a premiare l’imputato che, prima del giudizio, si adopera concretamente per eliminare le conseguenze dannose del proprio reato. Questa finalità verrebbe frustrata se si accettassero risarcimenti parziali, postumi o meramente simbolici. La Corte ha ritenuto che la condotta dell’imputato non dimostrasse una reale volontà riparatoria, ma piuttosto un tentativo strategico non andato a buon fine. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, rappresenta la logica conseguenza di motivi di appello ritenuti privi di qualsiasi fondamento giuridico.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: le circostanze attenuanti non sono un automatismo. Per ottenere la riduzione di pena legata al risarcimento del danno, l’imputato deve dimostrare con i fatti una volontà riparatoria seria, integrale e tempestiva. Un accordo transattivo non è di per sé sufficiente, e il pagamento deve essere completato prima che il processo entri nella sua fase cruciale. Questa pronuncia serve da monito per chiunque pensi di poter beneficiare di sconti di pena attraverso soluzioni di comodo, confermando la necessità di un comportamento processuale e pre-processuale impeccabile per poter aspirare a un trattamento sanzionatorio più mite.

Quando si può ottenere l’attenuante per il risarcimento del danno in un processo penale?
Secondo la Corte, l’attenuante può essere concessa solo se il danno è stato risarcito integralmente e prima dell’apertura del dibattimento di primo grado. Un risarcimento parziale o successivo non è sufficiente.

Un accordo transattivo con la parte lesa garantisce l’ottenimento dell’attenuante?
No, non necessariamente. La Corte ha specificato che un accordo transattivo, basandosi su reciproche concessioni, potrebbe non coprire l’integralità del danno. Per l’attenuante è richiesta la riparazione completa del pregiudizio causato dal reato.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché i motivi presentati erano manifestamente infondati. Nello specifico, non sussistevano i presupposti (integralità e tempestività) per il riconoscimento dell’attenuante del risarcimento del danno e il reato contestato era stato correttamente provato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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