LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Risarcimento del danno: demolizione tardiva non basta

La Corte di Cassazione ha stabilito che la demolizione di un’opera edilizia abusiva, se effettuata dopo l’emissione di un’ordinanza di demolizione da parte dell’autorità amministrativa, non consente di beneficiare dell’attenuante del risarcimento del danno. Secondo la Corte, per ottenere lo sconto di pena, la riparazione deve essere spontanea e non una conseguenza di un’azione impositiva della pubblica amministrazione. Il ricorso degli imputati, condannati per reati edilizi, è stato quindi dichiarato inammissibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Risarcimento del danno in edilizia: demolire dopo l’ordinanza non vale come attenuante

La recente sentenza della Corte di Cassazione Penale affronta un tema cruciale in materia di reati edilizi: la validità della demolizione di un’opera abusiva ai fini del riconoscimento dell’attenuante del risarcimento del danno. La decisione chiarisce che la spontaneità dell’azione riparatoria è un requisito fondamentale, che viene meno quando l’imputato agisce solo dopo aver ricevuto un ordine di demolizione dall’autorità competente.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda due persone condannate in primo grado per aver realizzato opere edilizie in assenza dei necessari permessi e autorizzazioni. La Corte di Appello, in sede di rinvio, aveva parzialmente riformato la prima sentenza, convertendo la pena detentiva in una pena pecuniaria. Gli imputati, tuttavia, hanno presentato ricorso per cassazione, lamentando principalmente il mancato riconoscimento dell’attenuante del risarcimento del danno, prevista dall’articolo 62, n. 6 del codice penale. A loro avviso, l’avvenuta demolizione delle opere abusive prima dell’inizio del processo avrebbe dovuto garantire loro uno sconto di pena.

I Motivi del Ricorso

I ricorrenti hanno basato la loro difesa su tre argomenti principali:

1. Errata negazione dell’attenuante: Sostenevano che, nonostante la demolizione fosse avvenuta dopo l’ordinanza del Comune, si trattava comunque di un’iniziativa spontanea, come dimostrerebbe il fatto che il dissequestro dell’area era stato concesso su loro istanza.
2. Determinazione della pena pecuniaria: Uno dei ricorrenti contestava l’importo della pena pecuniaria sostitutiva (75 euro per ogni giorno di arresto), ritenendolo sproporzionato rispetto alle sue condizioni economiche e patrimoniali.
3. Violazione processuale: L’altra ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse disposto la rateizzazione della pena anche per lei, implicitamente revocando il beneficio della sospensione condizionale della pena che le era stato concesso in primo grado e non impugnato.

L’Analisi della Corte e il principio del risarcimento del danno

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, ritenendoli manifestamente infondati. Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione dell’attenuante del risarcimento del danno. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato, secondo cui la riparazione del danno, per essere efficace ai fini della diminuzione della pena, deve essere volontaria e spontanea. L’abbattimento dell’opera abusiva non può essere considerato tale se avviene dopo l’emanazione di un’ordinanza sindacale che impone la demolizione. In questo scenario, l’azione dell’imputato non è più un gesto di resipiscenza, ma l’adempimento di un obbligo imposto dalla pubblica amministrazione, la cui inosservanza avrebbe portato a conseguenze più gravi, come l’acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni dei ricorrenti.

Sul primo motivo, ha affermato che la motivazione della Corte d’Appello era logica e in linea con la giurisprudenza di legittimità. La demolizione post-ordinanza non è spontanea e quindi non può integrare l’attenuante. L’iniziativa spontanea richiesta dalla norma è quella che previene l’intervento sanzionatorio dell’autorità.

Sul secondo motivo, relativo alla quantificazione della pena pecuniaria, i giudici hanno ritenuto la cifra di 75 euro al giorno adeguata e ben al di sotto del valore medio previsto dalla legge. Hanno inoltre sottolineato la genericità del motivo di ricorso, poiché l’imputato non aveva fornito elementi concreti sulle sue condizioni economiche per giustificare una riduzione.

Infine, sul terzo motivo, la Corte ha chiarito che non vi è stata alcuna revoca della sospensione condizionale della pena. La Corte d’Appello non si è pronunciata su quel punto, che quindi è rimasto valido come deciso in primo grado. La doglianza era basata su un’errata interpretazione della sentenza impugnata.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale: nel contesto dei reati edilizi, il ravvedimento deve essere genuino e tempestivo. Chi costruisce abusivamente non può attendere l’intervento dell’autorità e sperare di ottenere uno sconto di pena demolendo l’opera solo quando si vede costretto a farlo. Per beneficiare dell’attenuante del risarcimento del danno, è necessario agire in modo proattivo, eliminando le conseguenze del reato prima che l’azione amministrativa faccia il suo corso. Questa decisione serve da monito, sottolineando che la legge premia la vera volontà di ripristinare la legalità, non l’adempimento tardivo e forzato di un obbligo.

Demolire un’opera abusiva consente sempre di ottenere l’attenuante del risarcimento del danno?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’attenuante non si applica se la demolizione avviene dopo l’emissione di un’ordinanza di demolizione da parte dell’autorità amministrativa, perché in tal caso l’azione non è considerata spontanea ma un adempimento di un obbligo imposto.

Perché la demolizione dopo un’ordinanza comunale non è considerata ‘spontanea’?
Perché l’imputato non agisce di sua libera iniziativa per rimediare al danno, ma per evitare conseguenze peggiori, come l’acquisizione dell’immobile e del terreno da parte del Comune, che scatterebbe in caso di inottemperanza all’ordine di demolizione.

Come viene determinata la somma giornaliera per convertire una pena detentiva in pecuniaria?
Il giudice la determina tenendo conto delle condizioni economiche e patrimoniali complessive dell’imputato. Nella sentenza in esame, la Corte ha ritenuto congrua una somma di 75 euro al giorno, considerandola adeguata e notevolmente inferiore al valore medio previsto dalla legge, anche in assenza di prove specifiche fornite dal ricorrente per dimostrare una situazione di indigenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati