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Risarcimento del danno: come ottenere l’attenuante

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per un grave reato. Il mancato riconoscimento dell’attenuante per il risarcimento del danno è confermato, poiché non è stata fornita alcuna prova di un’offerta di ristoro integrale ed effettiva alle vittime.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Risarcimento del danno: non basta l’intenzione per ottenere l’attenuante

Nel diritto penale, il risarcimento del danno a favore della vittima rappresenta un passo fondamentale, non solo dal punto di vista etico e morale, ma anche per le possibili conseguenze sulla pena. L’ordinamento prevede infatti una specifica circostanza attenuante per chi, prima del giudizio, ha riparato interamente il danno. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che non basta la semplice intenzione: la riparazione deve essere concreta, completa ed effettiva. Analizziamo insieme la decisione per capire quali sono i requisiti indispensabili.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla condanna di due individui da parte del Tribunale di Siracusa, successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Catania, per un reato commesso in concorso (artt. 110 e 603-bis c.p.). In sede di appello, la difesa aveva richiesto il riconoscimento della circostanza attenuante prevista dall’art. 62, n. 6 del codice penale, ovvero l’aver integralmente riparato il danno prima del giudizio. La Corte territoriale, però, aveva respinto tale richiesta.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione proprio in relazione al mancato riconoscimento di tale attenuante. Secondo i ricorrenti, la Corte d’Appello avrebbe errato nel non concedere il beneficio.

La Decisione della Corte: i requisiti del risarcimento del danno

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato i ricorsi inammissibili. La motivazione di tale decisione è netta e si allinea a un orientamento giurisprudenziale consolidato. I giudici di legittimità hanno sottolineato come le argomentazioni della difesa non fossero altro che una riproposizione di censure già correttamente esaminate e respinte dal giudice di merito.

La Corte territoriale aveva infatti evidenziato un dato cruciale: non era stata fornita alcuna prova né di un avvenuto risarcimento del danno, né di un’offerta di ristoro che potesse soddisfare integralmente le persone offese. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato privo di fondamento.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella definizione dei requisiti necessari per la configurabilità dell’attenuante del risarcimento del danno. La Cassazione ribadisce che la riparazione deve possedere tre caratteristiche fondamentali:

1. Volontarietà ed Integralità: L’iniziativa deve partire dall’imputato e deve coprire l’intero danno, sia patrimoniale che non patrimoniale.
2. Effettività: Questo è il punto centrale del caso. L’effettività implica che la somma di denaro offerta deve essere messa a concreta e incondizionata disposizione della parte lesa. Non è sufficiente una mera dichiarazione di intenti. La vittima deve essere posta nella condizione di poter disporre della somma senza ostacoli.
3. Serietà dell’Offerta: Qualora la persona offesa non accetti il risarcimento, l’imputato non può semplicemente fermarsi. Per dimostrare la serietà e l’effettività della propria volontà riparatoria, deve procedere con gli strumenti previsti dal codice civile, ovvero l’offerta reale. Questa procedura formale consiste nel depositare la somma dovuta in modo che sia a completa disposizione del creditore (la vittima), superando così il suo eventuale rifiuto. Solo in questo modo il giudice può valutare l’adeguatezza della somma e la reale resipiscenza del reo.

Nel caso specifico, la difesa non ha fornito alcuna prova che tali passaggi fossero stati compiuti. L’assenza di un’offerta concreta, verificabile e incondizionata ha reso impossibile per i giudici di merito riconoscere l’attenuante, e la Cassazione ha confermato la correttezza di tale valutazione, definendo la motivazione della Corte d’Appello congrua e non censurabile.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Suprema Corte offre un importante monito pratico: per beneficiare della riduzione di pena legata al risarcimento del danno, non basta affermare di voler pagare. È necessario un comportamento attivo e concreto che dimostri in modo inequivocabile la volontà di eliminare, per quanto possibile, le conseguenze dannose del reato. L’imputato deve assicurarsi che la somma offerta sia realmente e incondizionatamente disponibile per la vittima. In caso di rifiuto, l’unica strada per provare la serietà delle proprie intenzioni è quella dell’offerta reale ai sensi del codice civile. Solo un’azione riparatrice che sia integrale, volontaria ed effettiva può essere considerata meritevole di uno sconto di pena.

Per ottenere l’attenuante del risarcimento del danno, è sufficiente dichiarare di voler risarcire la vittima?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che non deve essere fornita solo una prova di un’intenzione, ma di un’effettiva riparazione o di un’offerta concreta che metta la somma a completa e incondizionata disposizione della vittima.

Cosa significa che il risarcimento del danno deve essere ‘effettivo’?
Significa che la somma di denaro proposta dall’imputato come risarcimento deve essere offerta alla parte lesa in modo da consentirle di conseguirne la disponibilità concretamente e senza condizioni di sorta, nel rispetto delle prescrizioni civilistiche.

Cosa deve fare l’imputato se la persona offesa non accetta il risarcimento offerto?
Se la persona offesa non accetta il risarcimento, l’imputato, per dimostrare la serietà della sua volontà riparatoria, deve procedere a un’offerta reale dell’indennizzo secondo le forme previste dal codice civile (art. 1029 e ss.), in modo che la somma sia a completa disposizione della vittima e il giudice possa valutarne l’adeguatezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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