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Risarcimento del danno: annullata sentenza in appello

Un uomo, condannato per tentato omicidio, aveva risarcito la vittima con una somma di denaro accettata da quest’ultima. La Corte d’Appello aveva negato l’attenuante specifica per il risarcimento del danno, considerandolo solo ai fini delle attenuanti generiche. La Corte di Cassazione ha annullato questa decisione, stabilendo che il giudice di merito deve motivare adeguatamente perché il risarcimento non sia ritenuto integrale ed effettivo, prima di poter escludere l’attenuante specifica. La semplice accettazione da parte della vittima non è vincolante per il giudice.

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Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Risarcimento del Danno: Quando l’Accordo con la Vittima non Basta per l’Attenuante

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su un tema cruciale del diritto penale: l’attenuante per l’avvenuto risarcimento del danno. Il caso in esame, relativo a un tentato omicidio, dimostra come l’accordo economico tra reo e vittima non sia sufficiente a garantire automaticamente una riduzione di pena. La Suprema Corte ha infatti annullato la decisione di merito, sottolineando l’obbligo per il giudice di fornire una motivazione rigorosa e non meramente apparente.

I Fatti: Un’Aggressione Brutale per un’Asta Immobiliare

La vicenda trae origine da una violenta aggressione avvenuta il 5 ottobre 2022. L’imputato, presentatosi come il figlio del precedente proprietario di un immobile pignorato, raggiungeva la vittima a bordo della sua auto e la colpiva ripetutamente al torace con un’arma da punta e taglio, gridando “ti ammazzo”. La vittima, nonostante i tentativi di difendersi, riportava ferite gravi. Solo dopo essere stato disarmato, l’aggressore si dava alla fuga, minacciando di tornare con una pistola.

Il movente era riconducibile alla partecipazione del figlio della persona offesa a un’asta giudiziaria per l’immobile del padre dell’imputato, ritenuta causa di un ingiusto aumento del prezzo.
I giudici di primo e secondo grado confermavano la responsabilità dell’imputato per tentato omicidio, minacce e porto d’arma, riducendo in appello la pena a quattro anni e due mesi.

Il Ricorso in Cassazione e l’Attenuante per il Risarcimento del Danno

L’imputato proponeva ricorso in Cassazione basato su tre motivi. Mentre il primo motivo, volto a riqualificare il reato in lesioni volontarie, veniva respinto, la Corte si concentrava sul secondo: il mancato riconoscimento dell’attenuante del risarcimento del danno (art. 62, n. 6, c.p.).

L’imputato aveva versato alla vittima una somma di 4.000 euro, ritenuta congrua e accettata da quest’ultima, che infatti non si era costituita parte civile. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva negato l’attenuante specifica, affermando che il pagamento era già stato considerato ai fini delle attenuanti generiche e non poteva essere valutato due volte. Questa motivazione è stata giudicata errata dalla Cassazione.

La Distinzione Cruciale: Attenuante Specifica vs. Attenuanti Generiche

La Suprema Corte ha chiarito un punto di diritto fondamentale. L’attenuante del risarcimento del danno richiede che la riparazione sia integrale ed effettiva. La quietanza liberatoria della persona offesa non vincola il giudice, il quale deve comunque valutare autonomamente se il risarcimento neutralizzi la pericolosità sociale del reo e soddisfi pienamente il danno cagionato.

Il giudice di merito deve seguire un percorso logico preciso:
1. Verificare se il risarcimento offerto sia integrale ed effettivo.
2. Se lo è, deve concedere l’attenuante specifica ex art. 62, n. 6, c.p.
3. Solo se il risarcimento è ritenuto parziale o inadeguato (e quindi si esclude l’attenuante specifica), il giudice può valutare quel pagamento come elemento a favore per la concessione delle attenuanti generiche.

Le Motivazioni della Cassazione

Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha invertito questo percorso. Ha negato l’attenuante specifica perché il pagamento era già stato “speso” per le generiche, senza però mai motivare perché quel risarcimento, accettato dalla vittima, non fosse da considerarsi integrale ed effettivo. La motivazione fornita è stata definita “meramente apparente oltre che errata in diritto”.

I Giudici di legittimità hanno ribadito che il diniego dell’attenuante speciale deve fondarsi su un’adeguata motivazione che spieghi perché l’offerta, pur accettata, non sia satisfattiva. Non è sufficiente un accordo tra le parti per obbligare il giudice, ma quest’ultimo non può nemmeno ignorarlo senza una valida giustificazione. Mancando questa analisi, la decisione risulta viziata.

Le Conclusioni

Per le ragioni esposte, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto relativo all’attenuante del risarcimento del danno. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Catania per un nuovo giudizio che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati. Il nuovo giudice dovrà valutare in modo approfondito se il risarcimento di 4.000 euro possa considerarsi integrale e, solo in caso negativo, potrà negare l’attenuante specifica, fornendo una motivazione completa e non apparente.

L’accettazione del risarcimento del danno da parte della vittima garantisce automaticamente l’applicazione dell’apposita attenuante?
No. La sentenza chiarisce che la quietanza liberatoria rilasciata dalla persona offesa non è vincolante per il giudice. Quest’ultimo deve valutare autonomamente se il risarcimento sia ‘integrale ed effettivo’ e se abbia neutralizzato la pericolosità sociale del reo, fornendo adeguata motivazione in caso di diniego.

Un pagamento parziale del danno può essere valutato dal giudice?
Sì, ma con una distinzione precisa. Un risarcimento non integrale non consente il riconoscimento dell’attenuante specifica di cui all’art. 62, n. 6, cod. pen., ma può essere valutato dal giudice ai fini della concessione delle attenuanti generiche.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello solo su un punto specifico?
La Corte ha ritenuto solida e ben motivata la parte della sentenza che confermava la condanna per tentato omicidio. Ha invece riscontrato un vizio di motivazione e un errore di diritto nella parte in cui veniva negata l’attenuante per il risarcimento del danno, rendendo necessario un nuovo giudizio solo su tale aspetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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