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Risarcimento danni tenuità fatto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte di Appello che, pur dichiarando inammissibile l’appello della parte civile, aveva condannato l’imputato al risarcimento del danno. L’imputato era stato prosciolto in primo grado per particolare tenuità del fatto. La Cassazione ha ravvisato una palese contraddizione, rinviando al giudice civile per una nuova valutazione sulla domanda di risarcimento danni tenuità del fatto, che deve essere autonomamente motivata.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Risarcimento Danni Tenuità del Fatto: La Cassazione Annulla con Rinvio

Quando un imputato viene prosciolto per la particolare tenuità del fatto, cosa succede alla richiesta di risarcimento della persona danneggiata? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un cortocircuito processuale, chiarendo che la decisione sul risarcimento danni tenuità del fatto non può essere automatica e deve seguire precise regole procedurali. Il caso in esame riguarda una condanna al risarcimento emessa da una Corte d’Appello che, paradossalmente, aveva prima dichiarato inammissibile l’impugnazione della parte civile.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia di vicinato. Una persona veniva accusata di essersi fatta arbitrariamente ragione da sé, chiudendo con mattoni e malta un’apertura preesistente nel muro di confine con la proprietà del vicino. Il Tribunale di primo grado, pur riconoscendo la sussistenza del fatto, decideva per il proscioglimento dell’imputata per la particolare tenuità dell’offesa, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. Contestualmente, la condannava al risarcimento del danno in favore della parte civile, da liquidarsi in un separato giudizio civile.

La parte civile, non soddisfatta, proponeva appello, contestando sia la valutazione sulla tenuità del fatto sia le statuizioni civili.

La Decisione Contraddittoria della Corte di Appello

La Corte di Appello di Reggio Calabria giungeva a una decisione palesemente contraddittoria. Da un lato, dichiarava l’appello della parte civile inammissibile per carenza di interesse, sostenendo che il proscioglimento per tenuità del fatto non avrebbe pregiudicato un’azione civile separata. Dall’altro lato, richiamando una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 173/2022), procedeva a decidere nel merito la domanda civile, condannando l’imputata al risarcimento del danno.

L’imputata, a questo punto, ricorreva in Cassazione, lamentando l’illogicità della sentenza: come può un giudice dichiarare un appello inammissibile e, subito dopo, accoglierlo parzialmente disponendo una condanna?

Le Motivazioni della Cassazione sul Risarcimento Danni Tenuità del Fatto

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza d’appello limitatamente agli effetti civili. Il ragionamento dei giudici di legittimità è stato lineare e si è concentrato sulla palese contraddizione della pronuncia impugnata.

I punti chiave della motivazione sono i seguenti:

1. Contraddizione Insanabile: La Cassazione ha stabilito che è logicamente e giuridicamente impossibile dichiarare un’impugnazione inammissibile e al contempo pronunciarsi sul merito della stessa. L’inammissibilità è una valutazione preliminare che impedisce al giudice di esaminare il contenuto della domanda.
2. Necessità di una Valutazione Autonoma del Danno: Sebbene la Corte Costituzionale abbia stabilito che il giudice penale, anche quando proscioglie per tenuità del fatto, debba decidere sulla domanda di risarcimento, ciò non esime il giudice stesso dal compiere una specifica valutazione. La Corte d’Appello, invece, si era limitata a confermare la condanna al risarcimento senza verificare autonomamente la capacità lesiva del fatto e l’esistenza di un nesso di causalità tra la condotta e il danno lamentato. Il proscioglimento penale non implica un automatico diritto al risarcimento civile; quest’ultimo deve essere provato e motivato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha quindi annullato la sentenza d’appello per la parte relativa alla condanna civile e ha disposto il rinvio per un nuovo giudizio davanti al giudice civile competente in grado di appello.

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: ogni statuizione, specialmente se comporta un obbligo patrimoniale come il risarcimento del danno, deve essere supportata da una motivazione specifica e non può derivare in modo automatico da altre decisioni. Anche in un contesto di risarcimento danni tenuità del fatto, il giudice deve sempre procedere a un’analisi completa della domanda risarcitoria, valutando tutti gli elementi necessari (condotta, danno, nesso causale) prima di poter emettere una condanna.

Un imputato prosciolto per particolare tenuità del fatto può essere condannato a risarcire il danno?
Sì. A seguito della sentenza n. 173/2022 della Corte Costituzionale, il giudice che pronuncia una sentenza di proscioglimento per la particolare tenuità del fatto deve decidere anche sulla domanda di restituzione e risarcimento del danno proposta dalla parte civile.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello in questo caso?
La Cassazione l’ha annullata perché la decisione era palesemente contraddittoria: la Corte d’Appello aveva prima dichiarato l’appello della parte civile inammissibile e poi, contraddicendosi, aveva deciso nel merito condannando l’imputata al risarcimento del danno.

Cosa deve fare il giudice per condannare al risarcimento in caso di proscioglimento per tenuità del fatto?
Il giudice non può limitarsi a una condanna generica. Deve procedere a una specifica e autonoma valutazione, verificando la potenziale capacità lesiva del fatto dannoso e l’esistenza di un nesso di causalità tra la condotta dell’imputato e il pregiudizio lamentato dalla parte civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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