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Riqualificazione del reato: Cassazione e criteri

Un soggetto, condannato per detenzione di stupefacenti, ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo la riqualificazione del reato in un’ipotesi di minore gravità. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che per valutare la gravità del fatto non basta considerare la quantità della sostanza, ma occorre analizzare anche le modalità di confezionamento, la purezza e il contesto criminale. La decisione sottolinea l’importanza di presentare motivi di ricorso specifici e non meramente ripetitivi delle argomentazioni già respinte nei gradi di merito.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riqualificazione del Reato di Spaccio: Non Basta il Dato Quantitativo

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre importanti spunti sulla riqualificazione del reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nell’ipotesi di lieve entità, prevista dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/90. La Corte ribadisce un principio fondamentale: la valutazione del giudice non può limitarsi al solo dato quantitativo della sostanza, ma deve abbracciare un’analisi complessiva del fatto. Vediamo nel dettaglio la vicenda processuale e i principi affermati.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte di Appello, che aveva parzialmente riformato una precedente condanna del Tribunale per violazione della legge sugli stupefacenti (art. 73, D.P.R. 309/90). L’imputato, tramite il suo difensore, aveva impugnato la decisione lamentando due vizi principali: la mancata riqualificazione del fatto nell’ipotesi di lieve entità e l’erroneo riconoscimento della recidiva.

L’imputato sosteneva che il reato dovesse essere considerato di minore gravità, ma i giudici di merito avevano respinto tale richiesta, valorizzando non solo la quantità della droga, ma anche altri elementi indiziari.

La Decisione della Corte sulla Riqualificazione del Reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione si fonda sulla constatazione che i motivi presentati dall’imputato non erano altro che una sterile riproposizione di argomentazioni già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza introdurre nuove e specifiche critiche alla sentenza impugnata.

Secondo la Suprema Corte, la decisione dei giudici di appello era corretta e ben motivata. Pertanto, l’inammissibilità del ricorso ha comportato, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato le sue motivazioni su due punti centrali.

In primo luogo, riguardo alla richiesta di riqualificazione del reato, i giudici di legittimità hanno confermato la validità del ragionamento della Corte territoriale. Quest’ultima aveva negato la lieve entità del fatto non solo sulla base del ‘profilo ponderale’ (la quantità), ma anche considerando:
* Le modalità di confezionamento e occultamento della sostanza.
* Il grado di purezza dello stupefacente.
* La correlazione dell’imputato con ambienti criminali organizzati.

Questi elementi, nel loro insieme, escludevano la possibilità di considerare il fatto come ‘rudimentale’ o di minima offensività. La Cassazione ha ritenuto che l’appello si limitasse a opporre una ‘mera riproposizione di personali prospettive’ senza contestare in modo specifico e giuridicamente fondato tali valutazioni.

In secondo luogo, per quanto riguarda la recidiva, la Corte ha evidenziato come i giudici di merito avessero correttamente individuato un collegamento tra il fatto giudicato e i precedenti penali dell’imputato, giustificando così il riconoscimento dell’aggravante in funzione della ‘maggiore riprovevolezza del fatto’.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione processuale e sostanziale. Per ottenere la riqualificazione del reato di spaccio in un’ipotesi di lieve entità, non è sufficiente argomentare sulla base del solo quantitativo di droga sequestrata. È necessario affrontare e smontare, con argomenti di diritto e di fatto, tutti gli elementi indiziari che il giudice di merito utilizza per delineare la gravità complessiva della condotta. Un ricorso che si limita a ripetere le stesse difese già respinte, senza criticare puntualmente la motivazione della sentenza impugnata, è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna a spese e sanzioni pecuniarie.

Quali elementi considera un giudice per decidere sulla riqualificazione di un reato di spaccio in un’ipotesi di lieve entità?
Un giudice valuta non solo il dato quantitativo della sostanza, ma anche le modalità di confezionamento e occultamento, il grado di purezza e l’eventuale correlazione con ambienti criminali organizzati, escludendo ogni forma organizzativa anche rudimentale.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Perché la Corte ha ritenuto corretto il riconoscimento della recidiva nel caso di specie?
La Corte ha confermato il riconoscimento della recidiva perché ha ravvisato un collegamento tra il fatto per cui si procedeva e altri precedenti dell’imputato, ritenendo che ciò dimostrasse una maggiore riprovevolezza della condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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