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Riqualificazione del fatto: quando il ricorso è infondato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per manifesta infondatezza. L’imputato lamentava la violazione del diritto di difesa a seguito della riqualificazione del fatto da violenza (art. 336 c.p.) a resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) operata in appello. La Corte ha confermato la decisione, ritenendo le argomentazioni della sentenza impugnata pienamente condivisibili e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riqualificazione del Fatto: Inammissibile il Ricorso se la Difesa non è Lesa

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto processuale penale: la riqualificazione del fatto da parte del giudice e i suoi effetti sul diritto di difesa dell’imputato. Con la decisione del 9 settembre 2024, i Giudici Supremi hanno stabilito che se la nuova definizione giuridica del reato è basata su argomentazioni logiche e condivisibili, e non lede concretamente le strategie difensive, il ricorso dell’imputato deve essere dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che aveva modificato l’inquadramento giuridico della condotta dell’imputato. Inizialmente accusato del reato di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, previsto dall’articolo 336 del codice penale, l’imputato si è visto riqualificare il reato in quello di resistenza a un pubblico ufficiale, ai sensi dell’articolo 337 c.p.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che tale modifica avesse comportato una violazione del suo diritto di difesa. Secondo la tesi difensiva, il cambiamento dell’ipotesi di reato in una fase avanzata del giudizio avrebbe pregiudicato la sua capacità di difendersi adeguatamente.

La Riqualificazione del Fatto e il Diritto di Difesa

Il cuore della questione sottoposta alla Suprema Corte riguardava il bilanciamento tra il potere del giudice di definire correttamente il reato (ius variandi) e il diritto inviolabile alla difesa. La difesa sosteneva che la riqualificazione del fatto operata dalla Corte d’Appello fosse illegittima perché avrebbe introdotto un tema d’accusa nuovo, sul quale non si era potuto pienamente difendere.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa impostazione. Il provvedimento chiarisce che la riqualificazione è legittima quando il fatto storico contestato rimane immutato e la nuova definizione giuridica non sorprende la difesa, consentendole comunque di argomentare compiutamente. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito fosse stata ampiamente e logicamente motivata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. Secondo i Giudici, la lamentela relativa alla violazione del diritto di difesa era stata smentita con argomentazioni più che condivisibili dalla stessa sentenza gravata. In altre parole, la Corte d’Appello aveva già spiegato in modo esauriente le ragioni della riqualificazione, dimostrando come questa non avesse inciso negativamente sulle garanzie difensive.

La Suprema Corte ha quindi validato l’operato del giudice di secondo grado, sottolineando che il passaggio dall’ipotesi di violenza a quella di resistenza non aveva alterato il nucleo del fatto storico, consentendo all’imputato di comprendere pienamente l’accusa e di difendersi di conseguenza.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Condanna alle Spese

L’esito del giudizio di legittimità è stato netto. Conformemente a quanto previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la manifesta infondatezza del ricorso ha comportato la sua dichiarazione di inammissibilità.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila Euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione ribadisce un principio consolidato: il ricorso per Cassazione non può essere utilizzato per contestazioni pretestuose o prive di un solido fondamento giuridico, pena severe conseguenze economiche per il proponente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato. La Corte di Cassazione ha considerato la presunta violazione del diritto di difesa, derivante dalla riqualificazione del reato, come una lamentela smentita da argomentazioni pienamente condivisibili presenti nella sentenza d’appello.

Cosa si intende per ‘riqualificazione del fatto’ nel caso specifico?
In questo contesto, significa che la Corte d’Appello ha cambiato la qualifica giuridica del comportamento dell’imputato, facendolo rientrare non più nel reato di violenza o minaccia a pubblico ufficiale (art. 336 c.p.), ma in quello di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), sulla base degli stessi fatti storici.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 Euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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