Rinuncia Ricorso Cassazione: Quando Impugnare Costa Caro
La presentazione di un ricorso per Cassazione è l’ultimo grado di giudizio ordinario, ma cosa accade se, dopo averlo proposto, si decide di fare un passo indietro? Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze immediate e inevitabili di una rinuncia al ricorso in Cassazione, un atto che, sebbene volontario, comporta precise responsabilità legali e finanziarie. Analizziamo un caso concreto che illustra perfettamente questo principio.
I Fatti del Caso: Dalla Condanna alla Rinuncia
Il caso ha origine da una condanna per il reato di violazione di domicilio, confermata sia in primo grado dal Tribunale di Udine sia in secondo grado dalla Corte d’Appello di Trieste. L’imputato, non rassegnato alla decisione, decideva di proporre ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione.
Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare il merito delle sue doglianze, l’interessato depositava un atto formale di rinuncia al ricorso. Tale atto, sottoscritto dal ricorrente e autenticato dal suo difensore, ha cambiato radicalmente le sorti del procedimento.
La Decisione della Corte: Gli Effetti della Rinuncia al Ricorso in Cassazione
Di fronte all’atto di rinuncia, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. Questa decisione non è discrezionale, ma deriva direttamente da un principio consolidato, espresso dalle Sezioni Unite della stessa Corte.
Il Principio delle Sezioni Unite
La Corte richiama la sentenza n. 12602 del 2015, la quale stabilisce che la rinuncia al ricorso è un diritto potestativo. Ciò significa che è un diritto che il titolare può esercitare con una semplice manifestazione di volontà, producendo effetti giuridici immediati senza che nessuno possa opporsi. L’esercizio di tale diritto estingue istantaneamente il rapporto processuale.
Di conseguenza, nel momento stesso in cui la rinuncia viene formalizzata, la sentenza impugnata passa immediatamente in giudicato, diventando definitiva e irrevocabile.
Le Motivazioni
Le motivazioni dell’ordinanza sono lineari e si basano interamente sulla natura dell’atto di rinuncia. La Corte rileva che la rinuncia, validamente presentata, ha l’effetto di chiudere il processo di impugnazione. L’inammissibilità del ricorso non è una valutazione sul suo contenuto, ma una presa d’atto della volontà del ricorrente di non proseguire nel giudizio. Questa dichiarazione di inammissibilità, tuttavia, non è priva di conseguenze. La legge prevede che la parte il cui ricorso è dichiarato inammissibile sia tenuta a sostenere i costi del procedimento che ha inutilmente attivato. Pertanto, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria è una conseguenza diretta e obbligatoria della declaratoria di inammissibilità, anche quando questa deriva da una rinuncia volontaria.
Le Conclusioni
L’ordinanza in esame ribadisce un concetto fondamentale: la rinuncia al ricorso in Cassazione è un atto tombale con conseguenze ben precise. Non solo rende definitiva la condanna subita nei gradi precedenti, ma comporta anche l’addebito delle spese processuali e il pagamento di una sanzione pecuniaria. Chi intende rinunciare a un ricorso deve essere pienamente consapevole che tale scelta, pur ponendo fine al contenzioso, implica l’accettazione non solo della sentenza impugnata, ma anche degli oneri economici stabiliti dalla legge per la chiusura del procedimento.
 
Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia determina l’immediata estinzione del processo. Di conseguenza, il ricorso viene dichiarato inammissibile e la sentenza impugnata diventa definitiva (“passa in giudicato”).
La rinuncia al ricorso comporta dei costi per chi la effettua?
Sì. La dichiarazione di inammissibilità che segue la rinuncia comporta la condanna della parte che ha rinunciato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel dispositivo dell’ordinanza.
Perché la Corte definisce la rinuncia un “diritto potestativo”?
Perché è un diritto che il suo titolare può esercitare con una semplice dichiarazione di volontà, senza che la controparte possa opporsi. Questa dichiarazione produce immediatamente l’effetto di terminare il rapporto processuale.
 
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 34455 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7   Num. 34455  Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 10/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a UDINE il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 09/12/2024 della CORTE D’APPELLO DI TRIESTE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Ap Trieste, che ha confermato quella del Tribunale di Udine, che aveva ritenuto l responsabilità del ricorrente per il delitto di violazione di domicilio;
Considerato che il ricorso è inammissibile per sopravvenuta rinuncia a mezzo del d del relativo atto, corredato di sottoscrizione della ricorrente e autentica della stes difensore; le Sezioni Unite di questa Corte hanno precisato che «la rinuncia al r cassazione validamente proposto, in quanto esercizio di un diritto potestativo dell’av determina l’immediata estinzione del rapporto processuale, cui consegue l’immediato pa in giudicato della sentenza all’atto della dichiarazione di inammissibilità dell’impugna U, n. 12602 del 17 dicembre 2015, dep. 2016, Ricci, Rv. 266821).
Rilevato che alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso consegue la condan ricorrente al pagamento delle spese processuali e della sanzione pecuniaria, equ indicata in dispositivo;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese process della somma di euro cinquecento in favore della Cassa delle ammende.
Il consig1iere estensore
Così deciso il 10 settembre 2025
Il Presidente