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Rinuncia ricorso Cassazione: conseguenze e costi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a seguito della rinuncia presentata dal ricorrente, condannato in appello per violazione di domicilio. La decisione conferma che la rinuncia al ricorso in Cassazione è un diritto potestativo che determina l’immediata estinzione del processo, il passaggio in giudicato della sentenza e la condanna del rinunciante al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia Ricorso Cassazione: Quando Impugnare Costa Caro

La presentazione di un ricorso per Cassazione è l’ultimo grado di giudizio ordinario, ma cosa accade se, dopo averlo proposto, si decide di fare un passo indietro? Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze immediate e inevitabili di una rinuncia al ricorso in Cassazione, un atto che, sebbene volontario, comporta precise responsabilità legali e finanziarie. Analizziamo un caso concreto che illustra perfettamente questo principio.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna alla Rinuncia

Il caso ha origine da una condanna per il reato di violazione di domicilio, confermata sia in primo grado dal Tribunale di Udine sia in secondo grado dalla Corte d’Appello di Trieste. L’imputato, non rassegnato alla decisione, decideva di proporre ricorso presso la Suprema Corte di Cassazione.

Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare il merito delle sue doglianze, l’interessato depositava un atto formale di rinuncia al ricorso. Tale atto, sottoscritto dal ricorrente e autenticato dal suo difensore, ha cambiato radicalmente le sorti del procedimento.

La Decisione della Corte: Gli Effetti della Rinuncia al Ricorso in Cassazione

Di fronte all’atto di rinuncia, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. Questa decisione non è discrezionale, ma deriva direttamente da un principio consolidato, espresso dalle Sezioni Unite della stessa Corte.

Il Principio delle Sezioni Unite

La Corte richiama la sentenza n. 12602 del 2015, la quale stabilisce che la rinuncia al ricorso è un diritto potestativo. Ciò significa che è un diritto che il titolare può esercitare con una semplice manifestazione di volontà, producendo effetti giuridici immediati senza che nessuno possa opporsi. L’esercizio di tale diritto estingue istantaneamente il rapporto processuale.

Di conseguenza, nel momento stesso in cui la rinuncia viene formalizzata, la sentenza impugnata passa immediatamente in giudicato, diventando definitiva e irrevocabile.

Le Motivazioni

Le motivazioni dell’ordinanza sono lineari e si basano interamente sulla natura dell’atto di rinuncia. La Corte rileva che la rinuncia, validamente presentata, ha l’effetto di chiudere il processo di impugnazione. L’inammissibilità del ricorso non è una valutazione sul suo contenuto, ma una presa d’atto della volontà del ricorrente di non proseguire nel giudizio. Questa dichiarazione di inammissibilità, tuttavia, non è priva di conseguenze. La legge prevede che la parte il cui ricorso è dichiarato inammissibile sia tenuta a sostenere i costi del procedimento che ha inutilmente attivato. Pertanto, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria è una conseguenza diretta e obbligatoria della declaratoria di inammissibilità, anche quando questa deriva da una rinuncia volontaria.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un concetto fondamentale: la rinuncia al ricorso in Cassazione è un atto tombale con conseguenze ben precise. Non solo rende definitiva la condanna subita nei gradi precedenti, ma comporta anche l’addebito delle spese processuali e il pagamento di una sanzione pecuniaria. Chi intende rinunciare a un ricorso deve essere pienamente consapevole che tale scelta, pur ponendo fine al contenzioso, implica l’accettazione non solo della sentenza impugnata, ma anche degli oneri economici stabiliti dalla legge per la chiusura del procedimento.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia determina l’immediata estinzione del processo. Di conseguenza, il ricorso viene dichiarato inammissibile e la sentenza impugnata diventa definitiva (“passa in giudicato”).

La rinuncia al ricorso comporta dei costi per chi la effettua?
Sì. La dichiarazione di inammissibilità che segue la rinuncia comporta la condanna della parte che ha rinunciato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel dispositivo dell’ordinanza.

Perché la Corte definisce la rinuncia un “diritto potestativo”?
Perché è un diritto che il suo titolare può esercitare con una semplice dichiarazione di volontà, senza che la controparte possa opporsi. Questa dichiarazione produce immediatamente l’effetto di terminare il rapporto processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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