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Rinuncia prescrizione: non è implicita nel patteggiamento

Un imputato, condannato in appello per bancarotta tramite ‘concordato’, ricorre in Cassazione. Il motivo: la corte non ha dichiarato l’estinzione di un reato per prescrizione, considerandola implicitamente rinunciata con l’accordo sulla pena. La Suprema Corte accoglie il ricorso, stabilendo che la rinuncia prescrizione deve essere sempre espressa e personale, non potendosi desumere da un accordo. Di conseguenza, annulla la sentenza con rinvio per la rideterminazione della pena sui reati non prescritti.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia Prescrizione: L’Accordo sulla Pena non Basta, Serve una Dichiarazione Espressa

La rinuncia prescrizione è un atto di fondamentale importanza nel processo penale, con conseguenze significative per l’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: tale rinuncia non può mai essere implicita o desunta da comportamenti concludenti, come la richiesta di un concordato sulla pena in appello. Deve, invece, essere sempre espressa e formale. Analizziamo questa decisione per comprendere la sua portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Un Patteggiamento con un Reato Già Prescritto

Il caso riguarda un imputato condannato per reati di bancarotta fraudolenta e semplice. In appello, le parti avevano raggiunto un ‘concordato’, un accordo sulla pena ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. Tuttavia, al momento della decisione della Corte d’Appello, uno dei reati contestati (la bancarotta semplice) era già estinto per il decorso del tempo.

Nonostante ciò, la Corte territoriale aveva proceduto a calcolare la pena concordata includendo anche il reato prescritto, ritenendo che la richiesta di patteggiamento da parte dell’imputato equivaleva a una rinuncia prescrizione. L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo la violazione di legge, poiché la rinuncia alla prescrizione, secondo la giurisprudenza consolidata, deve essere esplicita e personale.

La Decisione della Cassazione e la necessità della rinuncia prescrizione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata. I giudici hanno chiarito che il giudice d’appello aveva l’obbligo di dichiarare d’ufficio l’estinzione del reato per prescrizione, non potendo interpretare l’accordo sulla pena come una rinuncia a far valere tale causa estintiva. La Corte ha ribadito che la volontà dell’imputato di rinunciare a un diritto così rilevante deve manifestarsi in modo inequivocabile.

Il Principio di Diritto: La Forma Espressa è Inderogabile

Il principio cardine affermato dalla Cassazione, in linea con precedenti pronunce delle Sezioni Unite, è che la rinuncia prescrizione richiede la ‘forma espressa’, come previsto dall’art. 157, comma 7, del codice penale. Questo significa che non sono ammessi equipollenti o comportamenti che possano solo implicitamente suggerire tale volontà. L’inclusione di un reato prescritto nel calcolo della pena per un patteggiamento non soddisfa questo requisito formale.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano sulla natura della rinuncia alla prescrizione, qualificata come un diritto ‘personalissimo’ dell’imputato. Rinunciare alla prescrizione significa scegliere di proseguire il processo per ottenere una sentenza di merito, potenzialmente di assoluzione, esercitando appieno il proprio diritto di difesa. Si tratta di una decisione gravida di conseguenze, che implica la ‘rivitalizzazione della pretesa punitiva statuale’.

Per questa ragione, la legge richiede una manifestazione di volontà chiara e formale, che può provenire solo dall’imputato personalmente o da un procuratore speciale munito di apposito mandato. Il difensore, nell’ambito del suo mandato ordinario, non ha il potere di disporre di un diritto così personale del suo assistito. La richiesta di concordato in appello, essendo un atto finalizzato a definire la pena, non contiene in sé la dichiarazione espressa di voler rinunciare a un diritto già maturato come quello all’estinzione del reato.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza la tutela dei diritti dell’imputato, stabilendo che la rinuncia alla prescrizione non può essere presunta. La richiesta di definire il processo con un rito alternativo come il concordato in appello non può essere interpretata come una volontà di rinunciare a una causa di estinzione del reato già maturata. Qualora il giudice rilevi la prescrizione, è tenuto a dichiararla, anche in presenza di un accordo sulla pena che includa il reato estinto. La conseguenza, come nel caso di specie, è l’annullamento dell’accordo e della sentenza, con la necessità per le parti di rinegoziare la pena solo sui reati residui o di proseguire con il giudizio ordinario.

La richiesta di ‘concordato in appello’ (patteggiamento) implica una rinuncia alla prescrizione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la formulazione della richiesta di concordato in appello non costituisce una rinuncia alla prescrizione del reato eventualmente già verificatasi, poiché tale rinuncia deve avere forma espressa.

In che forma deve essere effettuata la rinuncia alla prescrizione?
La rinuncia alla prescrizione deve avere forma espressa, come richiede l’art. 157, comma 7, del codice penale. Questo significa che deve essere una dichiarazione esplicita e inequivocabile, non potendosi desumere da comportamenti impliciti. È un diritto personalissimo che può essere esercitato dall’imputato personalmente o tramite un procuratore speciale.

Cosa succede se il giudice d’appello accoglie un patteggiamento senza dichiarare la prescrizione di un reato?
Se il giudice di appello non rileva l’intervenuta prescrizione e accoglie un accordo sulla pena che include anche il reato estinto, commette un errore di diritto. La sentenza può essere impugnata con ricorso per cassazione, che porterà all’annullamento della decisione e dell’accordo sulla pena, con trasmissione degli atti al giudice d’appello per rideterminare la pena sui reati non prescritti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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