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Rinuncia prescrizione: diritto a un giudizio di merito

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che aveva dichiarato un reato estinto per prescrizione, nonostante gli imputati avessero formalizzato una esplicita rinuncia prescrizione. La Suprema Corte ha riaffermato che tale rinuncia, se espressa, obbliga il giudice a procedere con un giudizio di merito, accogliendo il ricorso degli imputati.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia Prescrizione: La Cassazione Sancisce il Diritto a un Giudizio di Merito

La rinuncia prescrizione è un istituto fondamentale del diritto processuale penale, che consente all’imputato di rifiutare l’estinzione del reato per il decorso del tempo e chiedere una valutazione piena sulla sua responsabilità. Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione ribadisce la natura di diritto potestativo di tale rinuncia, se manifestata in modo espresso, annullando la decisione di una Corte d’Appello che l’aveva illegittimamente ignorata.

I Fatti del Processo

Tre imputati erano stati accusati del reato di minaccia aggravata in concorso. In secondo grado, la Corte di Appello di Bari, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, dichiarava il reato estinto per intervenuta prescrizione. Tuttavia, questa decisione veniva presa nonostante gli imputati, già durante il giudizio d’appello e prima che i termini di prescrizione fossero maturati, avessero formalmente dichiarato di voler rinunciare a tale beneficio. Essi mantenevano ferma questa volontà fino all’ultima udienza, con l’obiettivo di ottenere una sentenza di assoluzione nel merito che potesse cancellare ogni dubbio sulla loro condotta. La Corte territoriale, invece, procedeva comunque con la declaratoria di estinzione del reato, confermando però le statuizioni civili a carico degli imputati.

Il Ricorso in Cassazione e la questione della rinuncia prescrizione

Contro la sentenza d’appello, la difesa degli imputati proponeva ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi. Il motivo principale, e quello che si rivelerà decisivo, riguardava la violazione dell’art. 157, comma 7, del codice penale. I ricorrenti lamentavano che la Corte d’Appello avesse ignorato la loro chiara e reiterata rinuncia prescrizione, negando loro il diritto a un giudizio che accertasse la loro innocenza. Sostenevano che la rinuncia, una volta manifestata, avrebbe dovuto vincolare il giudice a decidere nel merito, anziché optare per la via più rapida della declaratoria di estinzione del reato. Gli altri motivi di ricorso vertevano sulla presunta inattendibilità della persona offesa e sull’insussistenza degli elementi del reato contestato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il primo motivo di ricorso, assorbendo gli altri. I giudici di legittimità hanno ricostruito l’evoluzione normativa dell’istituto, ricordando come la Legge n. 151 del 2005 abbia modificato l’art. 157 c.p., stabilendo che «La prescrizione è sempre espressamente rinunciabile dall’imputato». La Corte ha posto l’accento sull’avverbio “espressamente”, sottolineando come il legislatore abbia voluto eliminare ogni ambiguità. La volontà di rinunciare non può essere dedotta o presunta, ma deve risultare da una dichiarazione esplicita e formale. Tale scelta legislativa serve a garantire la certezza del diritto e a distinguere nettamente la rinuncia in ambito penale da quella civilistica, dove può talvolta desumersi da comportamenti concludenti. Nel caso di specie, gli imputati avevano manifestato la loro volontà in modo inequivocabile. Ignorare tale dichiarazione ha costituito una palese violazione di legge, poiché ha privato gli imputati del loro diritto a veder giudicata nel merito la propria posizione, al fine di ottenere una possibile assoluzione piena.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza pratica. Essa sancisce che la rinuncia prescrizione, quando effettuata in modo espresso, non è una mera facoltà soggetta alla discrezionalità del giudice, ma un vero e proprio diritto che vincola l’organo giudicante a proseguire il processo. La Corte d’Appello, dichiarando la prescrizione, ha violato questo diritto. Di conseguenza, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, disponendo un nuovo giudizio presso un’altra sezione della Corte di Appello di Bari. Questo nuovo giudizio dovrà necessariamente affrontare il merito della vicenda, valutando le prove e decidendo sulla colpevolezza o innocenza degli imputati, senza più potersi “rifugiare” nella declaratoria di estinzione del reato.

Un imputato può rinunciare alla prescrizione del reato?
Sì, l’art. 157, comma 7, del codice penale prevede che la prescrizione sia sempre rinunciabile dall’imputato. Tale rinuncia è un diritto che permette di ottenere una sentenza sul merito della propria posizione.

La rinuncia alla prescrizione deve avere una forma particolare?
Sì, la legge richiede che la rinuncia sia “espressamente” formulata. Questo significa che deve manifestarsi in modo esplicito e formale, attraverso una dichiarazione chiara e inequivocabile, non potendo essere desunta da comportamenti o atti impliciti.

Cosa succede se un giudice dichiara la prescrizione nonostante la rinuncia dell’imputato?
Se un giudice dichiara l’estinzione del reato per prescrizione ignorando una valida ed espressa rinuncia dell’imputato, la sentenza è illegittima e può essere annullata dalla Corte di Cassazione, come avvenuto nel caso di specie. Il processo dovrà quindi essere celebrato nuovamente per decidere nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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