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Rinuncia appello: quando il ricorso è inammissibile

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia all’appello presentata dal difensore. Il caso riguardava un ricorso contro una condanna per guida in stato di ebbrezza. A seguito della rinuncia formale, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 500 euro.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia all’Appello: Conseguenze e Costi di un Atto Definitivo

La rinuncia all’appello è un atto processuale dalle conseguenze definitive, che estingue il diritto di contestare una decisione giudiziaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come questo istituto funzioni nella pratica e quali siano i suoi effetti, soprattutto in termini economici per chi aveva inizialmente proposto l’impugnazione. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

Il caso in esame: dal ricorso alla rinuncia

Il punto di partenza della vicenda è un ricorso presentato avverso una sentenza di condanna della Corte d’Appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, disciplinato dall’articolo 186 del Codice della Strada. L’imputato, tramite il suo legale, aveva deciso di portare la questione fino all’ultimo grado di giudizio, contestando la decisione dei giudici di merito.

Tuttavia, nel corso del procedimento dinanzi alla Corte di Cassazione, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: il difensore dell’imputato ha depositato un atto di rinuncia all’appello. È fondamentale sottolineare che il legale era munito di una procura speciale, un documento indispensabile che lo autorizzava specificamente a compiere questo atto in nome e per conto del suo assistito.

La decisione della Corte: inammissibilità e conseguenze della rinuncia all’appello

Di fronte alla rinuncia formalmente presentata, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto e dichiarare il ricorso inammissibile. La legge, infatti, è molto chiara su questo punto.

L’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale, stabilisce che l’impugnazione è inammissibile quando vi è rinuncia. Questo significa che i giudici non entrano nel merito delle questioni sollevate, ma si fermano a una valutazione puramente procedurale: l’atto di rinuncia chiude definitivamente la partita.

Ma le conseguenze non si esauriscono qui. La declaratoria di inammissibilità fa scattare l’applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma prevede che la parte che ha proposto un ricorso dichiarato inammissibile venga condannata al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, in assenza di motivi che giustifichino un esonero, la stessa parte è condannata a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende. Nel caso di specie, tale somma è stata quantificata in cinquecento euro.

Le motivazioni della Corte

Le motivazioni dell’ordinanza sono lineari e si basano su una stretta applicazione delle norme procedurali. La Corte ha verificato la presenza di due elementi chiave: un atto formale di rinuncia e il fatto che fosse stato presentato da un difensore munito di procura speciale. La procura speciale è un requisito essenziale, poiché la rinuncia è un atto di disposizione del diritto di impugnazione che richiede un’autorizzazione specifica da parte dell’interessato. Una volta accertata la regolarità formale della rinuncia, la declaratoria di inammissibilità è diventata una conseguenza automatica e inevitabile, così come la successiva condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria, come previsto dall’art. 616 c.p.p.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della rinuncia all’appello

Questa decisione ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: la rinuncia all’appello è una scelta ponderata e irreversibile. Chi decide di intraprendere questa strada deve essere consapevole che non solo pone fine a ogni possibilità di contestare la sentenza, ma si espone anche a conseguenze economiche dirette. La condanna alle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende non è una sanzione accessoria, ma una conseguenza diretta prevista dalla legge per chi, dopo aver attivato la macchina della giustizia, decide di fare un passo indietro. È quindi cruciale che tale decisione sia presa con piena cognizione di causa, dopo un’attenta valutazione con il proprio legale di fiducia.

Cosa succede se il difensore rinuncia all’appello?
Se il difensore è munito di procura speciale, la sua rinuncia all’impugnazione comporta la declaratoria di inammissibilità del ricorso, chiudendo definitivamente il procedimento.

Quali sono le conseguenze economiche della declaratoria di inammissibilità del ricorso?
La parte che ha presentato il ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e, salvo ragioni di esonero, al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico ammontava a 500 euro.

Perché è necessaria una procura speciale per la rinuncia all’appello?
La procura speciale è indispensabile perché la rinuncia è un atto di disposizione di un diritto fondamentale, quello di impugnare una sentenza. Pertanto, la legge richiede che il difensore riceva un mandato specifico e inequivocabile dal suo assistito per compiere un atto così rilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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