Rinuncia all’impugnazione: conseguenze e decisione della Cassazione
La rinuncia all’impugnazione è un atto processuale di fondamentale importanza che determina la conclusione irrevocabile di un giudizio. Attraverso questo istituto, una parte decide volontariamente di non proseguire nel percorso di riesame di una sentenza, accettandone così il contenuto. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio pratico delle conseguenze dirette di tale scelta, dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato e condannandolo al pagamento delle spese e di una sanzione.
I Fatti di Causa
Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un individuo, a seguito della conferma della sua condanna da parte della Corte di Appello di Bari. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato previsto dall’articolo 497-bis del codice penale (possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi), con l’aggravante della recidiva reiterata.
Nonostante l’avvio del procedimento di legittimità dinanzi alla Suprema Corte, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: il difensore dell’imputato ha depositato un atto di rinuncia all’impugnazione. Tale documento era stato sottoscritto personalmente dal ricorrente e la sua firma era stata regolarmente autenticata, garantendone così la provenienza e la validità.
La Rinuncia all’impugnazione e la Decisione della Corte
Di fronte a questa manifestazione di volontà, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto. La rinuncia, quando presentata nelle forme previste dalla legge, ha un effetto tombale sul processo. Essa priva la Corte della possibilità di esaminare il merito del ricorso, ovvero di valutare se i motivi di contestazione della sentenza di appello fossero fondati o meno.
La Suprema Corte ha quindi emesso un’ordinanza con cui ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel vivo della questione giuridica, ma si limita a constatare l’assenza di un presupposto processuale fondamentale: l’interesse della parte a proseguire il giudizio.
Le Motivazioni della Decisione
La base giuridica della decisione risiede nell’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale. Questa norma elenca le cause di inammissibilità dell’impugnazione e include espressamente la “rinuncia all’impugnazione”. La legge è chiara nel considerare la rinuncia come un atto che preclude qualsiasi ulteriore esame del caso.
La Corte, pertanto, ha applicato pedissequamente la disposizione normativa. Oltre a dichiarare l’inammissibilità, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali. In aggiunta, conformemente alla prassi consolidata per i casi di inammissibilità, ha imposto il versamento di una somma di euro cinquecento in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria volta a scoraggiare ricorsi presentati senza una reale intenzione di coltivarli fino alla fine.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento processuale: la volontà della parte è sovrana nel determinare la prosecuzione o l’abbandono di un’impugnazione. La rinuncia all’impugnazione, se formalmente corretta, è un atto irrevocabile che pone fine alla controversia, rendendo definitiva la sentenza impugnata.
Le implicazioni pratiche sono significative. Per l’imputato, la rinuncia comporta non solo la definitività della condanna, ma anche un onere economico aggiuntivo. Per il sistema giudiziario, la rinuncia permette di definire celermente un procedimento, evitando un’udienza che sarebbe diventata inutile. Questo caso serve da monito sull’importanza di ponderare attentamente la decisione di impugnare una sentenza e, soprattutto, quella di rinunciarvi, essendo pienamente consapevoli delle conseguenze giuridiche ed economiche che ne derivano.
Cosa succede se un imputato rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte non esamina il merito della questione e la sentenza impugnata diventa definitiva, concludendo così il procedimento.
Quali sono le conseguenze economiche della rinuncia all’impugnazione in questo caso?
L’imputato che ha rinunciato è stato condannato a pagare le spese del processo e a versare una somma di cinquecento euro alla Cassa delle ammende, come sanzione per l’inammissibilità del ricorso.
Quali requisiti deve avere l’atto di rinuncia per essere valido?
L’ordinanza specifica che l’atto di rinuncia deve essere sottoscritto personalmente dal ricorrente (l’imputato) e la sua firma deve essere autenticata, per garantire la certezza della sua volontà di abbandonare l’impugnazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 36128 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 36128 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 24/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 24/02/2025 della CORTE APPELLO di BARI
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che l’imputato NOME COGNOME ricorre avverso la sentenza con cui la Corte di appello di Bari, ne ha confermato la condanna per il reato ex art. 497 bis cod. pen. con recidiva reiterata (capo 1);
Rilevato che il 10 luglio 2025 il difensore dell’imputato ha trasmesso atto di rinuncia all’impugnazione sottoscritto personalmente dal ricorrente con firma autenticata;
Considerato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile ex art. 591, comma 1, lett. d), cod. proc. pen., con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro cinquecento a favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro cinquecento in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 24/09/2025