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Rinuncia all’impugnazione: inammissibilità e costi

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un sequestro per lottizzazione abusiva. L’imputata, dopo aver presentato un articolato ricorso, ha effettuato una rinuncia all’impugnazione. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito delle questioni, e ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda, come previsto dalla legge in caso di ritiro dell’atto di appello.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia all’Impugnazione: Quando Ritirarsi Comporta Costi

La rinuncia all’impugnazione è un atto processuale che, sebbene possa apparire come una semplice ritirata, produce conseguenze giuridiche precise e inevitabili. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20859/2024) offre un chiaro esempio di come questa scelta strategica determini l’esito del giudizio, indipendentemente dalla fondatezza delle ragioni originariamente addotte. Analizziamo la vicenda per comprendere le implicazioni di tale decisione.

Il Contesto: Sequestro per Lottizzazione Abusiva

Il caso nasce da un’ordinanza del tribunale di Salerno che, accogliendo l’appello del Pubblico Ministero, aveva disposto il sequestro preventivo di complessi edilizi, opere di urbanizzazione e terreni situati in una nota località turistica. L’ipotesi di reato alla base del provvedimento era quella di lottizzazione abusiva, un grave illecito urbanistico che sanziona la trasformazione del territorio senza le dovute autorizzazioni.

L’indagata, legale rappresentante della società proprietaria dei beni, si era opposta a tale misura, portando il caso fino al più alto grado di giudizio.

I Motivi del Ricorso e la successiva Rinuncia all’impugnazione

La difesa aveva presentato un ricorso per cassazione articolato in cinque motivi, contestando la decisione del tribunale sotto diversi profili. Le censure spaziavano dalla presunta insussistenza del fumus del reato di lottizzazione alla violazione di legge, passando per il travisamento delle prove sulla datazione degli immobili e il vizio di motivazione. Veniva inoltre eccepita l’estinzione del reato per prescrizione.

Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare nel merito tali complesse questioni, è intervenuta una svolta decisiva: la difesa ha depositato una formale dichiarazione di rinuncia all’impugnazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Di fronte alla rinuncia, il percorso della Corte di Cassazione è obbligato. La legge, in particolare l’articolo 589 del codice di procedura penale, stabilisce chiaramente le conseguenze di tale atto. La Corte non ha il potere di entrare nel merito dei motivi di ricorso, poiché la volontà della parte di non proseguire nel giudizio prevale su ogni altra considerazione. L’atto di rinuncia, essendo un’espressione di volontà dispositiva della parte, preclude al giudice qualsiasi valutazione sulla fondatezza o meno delle doglianze originarie. La funzione della Corte si limita a prendere atto della rinuncia e a trarne le dovute conseguenze procedurali.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Condanna alle Spese

La conclusione del procedimento è stata netta. In applicazione della normativa, la Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili. Questa declaratoria non è una decisione nel merito, ma una presa d’atto che il processo di impugnazione si è estinto per volontà della parte ricorrente. La conseguenza diretta e automatica di questa declaratoria è la condanna della parte che ha rinunciato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la legge prevede l’irrogazione di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle Ammende. In questo specifico caso, la somma è stata fissata in 500 euro. La sentenza ribadisce quindi un principio fondamentale: la rinuncia all’impugnazione non è un atto neutro, ma comporta una responsabilità per le spese del procedimento attivato e poi abbandonato.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile senza esaminarne il merito, ponendo fine al procedimento di impugnazione.

La rinuncia all’impugnazione comporta dei costi?
Sì, la parte che rinuncia al ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso 500 euro) in favore della Cassa delle Ammende.

Perché la Corte non ha discusso i motivi del ricorso come la lottizzazione abusiva o la prescrizione?
Poiché la rinuncia all’impugnazione è un atto che precede e blocca l’esame del merito. Una volta formalizzata la rinuncia, il compito del giudice è solo quello di dichiarare l’inammissibilità del ricorso e applicare le conseguenze di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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