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Rinuncia all’impugnazione: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere e traffico di stupefacenti. La decisione è stata presa a seguito della formale rinuncia all’impugnazione da parte del ricorrente. Di conseguenza, il soggetto è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda di 500 euro.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia all’Impugnazione: Conseguenze di un Passo Indietro

Nel complesso panorama del diritto processuale penale, la rinuncia all’impugnazione rappresenta un atto dalle conseguenze definitive. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 44349 del 2024, offre un chiaro esempio di come tale decisione influenzi irrevocabilmente l’esito di un procedimento. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa scelta processuale.

Il Contesto del Ricorso: Misure Cautelari e Accuse Gravi

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Palermo, che aveva confermato una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di un individuo. Le accuse erano di notevole gravità: partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, secondo l’art. 74 del D.P.R. 309/90, oltre a specifici episodi di spaccio.

L’indagato, tramite il suo difensore, aveva presentato ricorso in Cassazione lamentando vizi di motivazione e violazione di legge. In particolare, si contestava la carenza di prove sufficienti a dimostrare una partecipazione stabile e consapevole all’associazione criminale, sostenendo che gli elementi raccolti indicassero al più un rapporto quasi quotidiano con un altro membro, ma non un’adesione al sodalizio.

La Svolta Decisiva: La Rinuncia all’Impugnazione

Mentre il ricorso era pendente dinanzi alla Suprema Corte, è intervenuto l’atto che ha cambiato radicalmente il corso degli eventi: una dichiarazione formale di rinuncia all’impugnazione, presentata nell’interesse del ricorrente. Questo atto, previsto dall’art. 589, comma 2, del codice di procedura penale, preclude alla Corte la possibilità di esaminare il merito delle questioni sollevate.

La Decisione della Corte: Motivazioni e Conseguenze

Di fronte alla rinuncia, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto. La sua funzione si è limitata a una verifica formale della validità della rinuncia stessa. Una volta accertata, la conseguenza giuridica è stata automatica e inevitabile: la dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

La motivazione della Corte è stata tanto sintetica quanto ineccepibile: la rinuncia all’impugnazione estingue il diritto di contestare il provvedimento. Di conseguenza, il ricorso non può più essere discusso nel merito. Questa decisione comporta due effetti diretti per il rinunciante:

1. La condanna al pagamento delle spese processuali sostenute dallo Stato.
2. Il versamento di una somma a titolo di ammenda alla Cassa delle ammende, quantificata in questo caso in 500 euro.

Conclusioni

La sentenza in esame evidenzia un principio fondamentale della procedura penale: la rinuncia all’impugnazione è un atto processuale tombale. Una volta formalizzata, essa chiude definitivamente ogni possibilità di revisione della decisione impugnata da parte del giudice superiore. Le ragioni che hanno spinto il ricorrente a tale scelta non sono oggetto di valutazione da parte della Corte, che si limita a registrarne gli effetti. La lezione pratica è chiara: la decisione di rinunciare a un mezzo di impugnazione deve essere ponderata attentamente, poiché non solo rende definitiva la pronuncia precedente, ma comporta anche conseguenze economiche dirette per la parte che la effettua.

Cosa succede quando un imputato rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione impugnata, in questo caso l’ordinanza di custodia cautelare, rimane quindi efficace.

La rinuncia all’impugnazione comporta dei costi per chi la presenta?
Sì, la dichiarazione di inammissibilità derivante dalla rinuncia comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (ammenda) a favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata di 500 euro.

Perché la Corte non ha esaminato i motivi del ricorso originale?
La Corte non ha esaminato i motivi perché la rinuncia all’impugnazione, ai sensi dell’art. 589 comma 2 del codice di procedura penale, è un atto che precede e assorbe qualsiasi valutazione di merito. La volontà della parte di non proseguire nel giudizio prevale sui motivi inizialmente addotti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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