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Rinuncia al ricorso: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso delle parti civili in un caso di omicidio, originariamente qualificato come volontario e poi derubricato a colposo in sede di rinvio. La decisione finale si basa sulla formale rinuncia al ricorso presentata dalle stesse parti civili, che comporta la loro condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso: la Cassazione chiude il caso e condanna le parti civili

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26291 del 2024, offre un chiaro esempio delle conseguenze processuali derivanti dalla rinuncia al ricorso. In questo articolo analizzeremo come la decisione di una parte di ritirare la propria impugnazione porti a una declaratoria di inammissibilità e alla condanna alle spese, chiudendo definitivamente una complessa vicenda giudiziaria.

I fatti del processo

La vicenda processuale è particolarmente articolata. Inizialmente, l’imputato era stato condannato per omicidio volontario ai danni di un uomo, che secondo l’accusa era stato spinto volontariamente in una roggia. La sentenza di condanna era stata confermata anche in appello.

Tuttavia, la Corte di Cassazione, con una precedente sentenza, aveva annullato la condanna, rinviando il caso a una nuova sezione della Corte d’Assise d’Appello per una rivalutazione delle prove. Il giudice del rinvio, riesaminando l’intero compendio probatorio, aveva ribaltato il verdetto. Aveva ritenuto più credibile la versione dell’imputato, secondo cui la caduta della vittima in acqua era stata un tragico incidente. Di conseguenza, il reato è stato riqualificato da omicidio volontario a omicidio colposo, con una pena rideterminata in base alla grave imprudenza e negligenza dell’imputato.

Contro questa nuova sentenza, le parti civili, ovvero i familiari della vittima, avevano proposto un ulteriore ricorso in Cassazione, contestando la valutazione delle prove operata dal giudice del rinvio.

La rinuncia al ricorso e la decisione della Cassazione

Il colpo di scena arriva prima della discussione del ricorso. Le parti civili, con un atto formale, hanno dichiarato di voler rinunciare all’impugnazione. Questo atto ha avuto un effetto decisivo sull’esito del procedimento.

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia al ricorso, non ha potuto fare altro che applicare l’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che l’impugnazione è inammissibile quando vi è una rinuncia.

Di conseguenza, i giudici non sono entrati nel merito delle questioni sollevate dalle parti civili. Il processo si è concluso con una declaratoria di inammissibilità, che ha reso definitiva la sentenza di condanna per omicidio colposo emessa dal giudice del rinvio.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è puramente processuale e si fonda su principi chiari. La rinuncia al ricorso è un atto dispositivo della parte che estingue il diritto all’impugnazione. Una volta che la rinuncia è formalizzata, il giudice non ha più il potere di esaminare i motivi del ricorso.

La Corte ha inoltre specificato le conseguenze economiche di tale decisione. L’articolo 616 del codice di procedura penale prevede che, in caso di inammissibilità, la parte che ha proposto il ricorso sia condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. I giudici hanno sottolineato che la legge non distingue tra le varie cause di inammissibilità. Pertanto, anche se l’inammissibilità deriva da una rinuncia e non da vizi dell’atto, la condanna pecuniaria è una conseguenza automatica e inevitabile.

Nel caso di specie, ciascuna delle parti civili ricorrenti è stata condannata al pagamento delle spese e di una somma di 1.000 euro.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: la rinuncia al ricorso è un atto definitivo che pone fine al giudizio di impugnazione. La decisione delle parti civili di ritirare il proprio ricorso ha cristallizzato la sentenza del giudice del rinvio, che aveva riqualificato il fatto come omicidio colposo. La pronuncia della Cassazione evidenzia inoltre che la scelta di rinunciare, sebbene ponga fine al contenzioso, comporta precise responsabilità economiche per la parte che l’ha effettuata, come previsto dalla legge per tutti i casi di inammissibilità.

Cosa succede quando una parte rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile. Ciò significa che i giudici non esaminano il merito della questione e il procedimento di impugnazione si conclude. La sentenza impugnata diventa definitiva.

Chi rinuncia al ricorso deve pagare delle spese o delle sanzioni?
Sì. Secondo la sentenza, la declaratoria di inammissibilità, anche se dovuta a rinuncia, comporta automaticamente la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

Perché in questo caso la Cassazione non ha esaminato le critiche alla sentenza di secondo grado?
La Corte non ha esaminato le critiche perché le parti civili, che avevano presentato il ricorso, hanno successivamente rinunciato formalmente. La rinuncia ha privato la Corte del potere di decidere nel merito, obbligandola a dichiarare semplicemente l’inammissibilità dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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