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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a seguito della rinuncia presentata dai ricorrenti. Questi ultimi, acquirenti di un immobile gravato da un ordine di demolizione, avevano impugnato il provvedimento che rigettava la loro istanza di revoca. La sentenza analizza le conseguenze processuali ed economiche della rinuncia al ricorso, confermando la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso: Conseguenze Processuali e Sanzioni Pecuniarie

La rinuncia al ricorso è un atto processuale con cui una parte decide di abbandonare l’impugnazione presentata contro un provvedimento giudiziario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 46554/2024) chiarisce in modo inequivocabile le conseguenze di tale atto, sottolineando come esso conduca inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità e all’applicazione di sanzioni economiche a carico di chi rinuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dall’acquisto di due unità immobiliari facenti parte di un più ampio fabbricato, sorto a seguito del frazionamento illegittimo di un unico immobile abusivo. Sugli immobili gravavano due ordini di demolizione emessi anni prima. Gli acquirenti, ritenendosi terzi estranei all’abuso edilizio originario, avviavano un incidente di esecuzione dinanzi al Tribunale per ottenere la revoca di tali ordini. La loro richiesta si basava sul principio di proporzionalità e sulla tutela del loro diritto di abitazione, sostenendo che una demolizione a distanza di tanto tempo sarebbe stata ingiusta.

Il Tribunale rigettava la loro istanza, osservando che gli acquirenti erano a conoscenza del pregiudizio che gravava sull’immobile al momento dell’acquisto. Avverso questa decisione, i proprietari proponevano ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

Prima della data fissata per l’udienza, il difensore dei ricorrenti depositava una dichiarazione di rinuncia al ricorso. Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento. La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia tempestivamente pervenuta, non è entrata nel merito delle questioni sollevate (legittimità della demolizione, proporzionalità, ecc.), ma si è concentrata esclusivamente sulle conseguenze procedurali della rinuncia.

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 500,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e fondata su una precisa norma del codice di procedura penale: l’articolo 616. Questo articolo stabilisce che, in caso di inammissibilità o rigetto del ricorso, la parte privata che lo ha proposto è condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria.

Il punto cruciale, evidenziato dai giudici, è che la legge non opera alcuna distinzione tra le diverse cause di inammissibilità. Che l’inammissibilità derivi da un vizio formale, dalla tardività dell’atto o, come in questo caso, dalla rinuncia al ricorso, le conseguenze economiche sono le medesime. La Corte ha richiamato una precedente pronuncia (Sez. 6, n. 26255 del 17/6/2015) per rafforzare il principio secondo cui la condanna al pagamento della sanzione pecuniaria è una conseguenza automatica e inevitabile della declaratoria di inammissibilità, a prescindere dalla causa che l’ha determinata.

Le Conclusioni

La decisione in commento offre un importante monito pratico: la rinuncia al ricorso è un atto definitivo che chiude il procedimento, ma non è privo di costi. Chi decide di abbandonare un’impugnazione in ambito penale deve essere consapevole che, oltre a non poter più contestare il provvedimento impugnato, andrà incontro a una condanna economica certa. Questa previsione normativa ha una duplice finalità: da un lato, responsabilizzare le parti processuali, disincentivando la presentazione di ricorsi temerari o dilatori; dall’altro, garantire che le risorse del sistema giudiziario non siano impegnate inutilmente. Pertanto, la scelta di rinunciare a un gravame deve essere attentamente ponderata, considerando non solo l’esito della controversia ma anche le inevitabili implicazioni economiche stabilite dalla legge.

Quali sono le conseguenze legali della rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia determina la declaratoria di inammissibilità del ricorso. Ciò comporta la condanna della parte che ha rinunciato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria è sempre obbligatoria in caso di inammissibilità del ricorso?
Sì. La sentenza chiarisce che l’articolo 616 del codice di procedura penale non distingue tra le varie cause di inammissibilità. Di conseguenza, la sanzione pecuniaria deve essere inflitta in tutti i casi, inclusa l’inammissibilità derivante dalla rinuncia all’impugnazione.

Per quale motivo i ricorrenti avevano inizialmente presentato ricorso?
I ricorrenti, acquirenti di un immobile gravato da un ordine di demolizione, avevano proposto ricorso contro l’ordinanza del Tribunale che aveva rigettato la loro richiesta di revoca di tale ordine. Essi sostenevano di essere estranei all’abuso edilizio originario e invocavano il principio di proporzionalità e la tutela del loro diritto all’abitazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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