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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso un sequestro preventivo per reati tributari. La decisione è stata presa a seguito della rinuncia al ricorso da parte del ricorrente. Di conseguenza, il proponente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma determinata in via equitativa a favore della Cassa delle Ammende, poiché la rinuncia è considerata una causa di inammissibilità imputabile alla parte stessa.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Conseguenze e Costi

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13088 del 2024, offre un chiaro esempio delle conseguenze processuali ed economiche che derivano dalla rinuncia al ricorso. Questo atto, apparentemente semplice, comporta l’immediata declaratoria di inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per comprendere meglio le implicazioni di una simile scelta processuale.

I Fatti del Caso: Dal Sequestro al Ricorso

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame che confermava un decreto di sequestro preventivo. La misura cautelare era stata disposta dal Giudice per le indagini preliminari su tre beni immobili, ritenuti profitto di svariati reati tributari. Sebbene gli immobili fossero formalmente intestati a una società a responsabilità limitata, le indagini avevano evidenziato che fossero nella piena disponibilità di un altro soggetto, l’indagato principale, e che la società fungesse da mero schermo fittizio.

Contro questa ordinanza, il difensore del legale rappresentante della società immobiliare aveva proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione di legge e un vizio di motivazione. Tuttavia, in un momento successivo, la stessa parte ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, senza fornire alcuna spiegazione in merito alle ragioni di tale decisione.

L’Impatto Processuale della Rinuncia al Ricorso

La rinuncia al ricorso rappresenta una svolta decisiva nel procedimento. Secondo il Codice di procedura penale, e in particolare l’articolo 591, la rinuncia è una delle cause che portano all’inammissibilità dell’impugnazione. Questo significa che la Corte non entra nel merito dei motivi sollevati dal ricorrente, ma si ferma a una valutazione puramente procedurale.

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia depositata, non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. La volontà della parte di non proseguire con l’azione legale estingue di fatto l’oggetto del giudizio davanti alla Corte.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte sono lineari e si basano su una stretta applicazione delle norme processuali. Il fulcro della decisione non risiede nell’analisi dei motivi di ricorso originari (violazione di legge, motivazione apparente), bensì nella presa d’atto dell’atto di rinuncia.

La Corte ha applicato l’art. 591, lettera d), del codice di procedura penale, che prevede espressamente l’inammissibilità dell’impugnazione in caso di rinuncia. Successivamente, ha fatto scattare le conseguenze previste dall’art. 616 dello stesso codice. Questa norma stabilisce che, quando l’impugnazione è dichiarata inammissibile per una causa imputabile al ricorrente (come la rinuncia), quest’ultimo deve essere condannato al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la norma prevede il pagamento di una somma alla Cassa delle Ammende, a meno che non si dimostri che l’impugnazione sia stata proposta ‘senza versare in colpa’. Nel caso di specie, la Corte non ha ravvisato alcuna ragione per escludere tale colpa, determinando la somma in via equitativa in euro 500,00.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: la rinuncia al ricorso non è un atto neutro, ma un evento processuale con conseguenze ben precise. Comporta la declaratoria di inammissibilità e la condanna al pagamento non solo delle spese processuali, ma anche di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende. Questa decisione sottolinea come ogni scelta processuale debba essere attentamente ponderata, poiché anche la decisione di abbandonare un’impugnazione ha un costo legale ed economico per la parte che la compie.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso per cassazione?
In caso di rinuncia, la Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, senza esaminare i motivi per cui era stato presentato.

Chi rinuncia al ricorso deve pagare delle spese?
Sì, la parte che rinuncia viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, come stabilito dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle Ammende?
Perché la rinuncia all’impugnazione è una causa di inammissibilità imputabile alla colpa del ricorrente. La legge prevede questa sanzione pecuniaria e la Corte, nel caso specifico, non ha trovato elementi per escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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