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Rinuncia al ricorso: conseguenze in Cassazione

Un soggetto, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro il diniego della liberazione anticipata, ha deciso di ritirarlo. La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia al ricorso, ha dichiarato l’appello inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, sottolineando che la rinuncia è un atto volontario che determina l’esito del procedimento.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso: Quali Sono le Conseguenze? Analisi della Cassazione

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che pone fine a un giudizio di impugnazione. Sebbene possa sembrare una semplice ritirata, le sue conseguenze non sono affatto trascurabili. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con chiarezza quali sono gli effetti di tale decisione, soprattutto in termini di spese e sanzioni. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche di questa scelta.

I Fatti del Caso: Dal Diniego della Liberazione Anticipata al Ricorso

La vicenda ha origine dalla richiesta di un detenuto di ottenere il beneficio della liberazione anticipata per un semestre specifico. Il Magistrato di Sorveglianza prima, e il Tribunale di Sorveglianza poi, avevano respinto la richiesta. La ragione del diniego era legata a un episodio avvenuto durante il periodo di detenzione: nel corso di un controllo al domicilio, il soggetto aveva proferito parole ingiuriose verso le forze dell’ordine, un comportamento che integrava gli estremi del reato di diffamazione e per cui era stato deferito all’autorità giudiziaria.

Contro questa decisione, il difensore del detenuto aveva proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che i giudici di merito non avessero valutato adeguatamente il comportamento complessivo del suo assistito, l’episodicità del fatto e l’avvenuta remissione della querela, sintomo di una riconciliazione.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso

Il colpo di scena è avvenuto durante il procedimento davanti alla Suprema Corte. Con un atto formale, depositato il 17 gennaio 2025, il difensore, munito di procura speciale, ha dichiarato di voler rinunciare all’impugnazione. Questo atto ha cambiato radicalmente la direzione del processo, spostando l’attenzione dal merito della questione (la concessione o meno della liberazione anticipata) a una valutazione puramente procedurale.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla Rinuncia al Ricorso

La Corte di Cassazione, di fronte alla dichiarazione di rinuncia, non ha potuto fare altro che applicare la normativa specifica. L’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale stabilisce infatti che l’inammissibilità dell’impugnazione è una delle conseguenze dirette della rinuncia. Il ricorso, pertanto, è stato dichiarato inammissibile senza che la Corte entrasse nel vivo delle argomentazioni difensive. La decisione di rinunciare, essendo un atto volontario della parte, ha precluso ogni ulteriore discussione.

Le Conclusioni: La Condanna alle Spese Processuali e alla Sanzione

La declaratoria di inammissibilità ha comportato conseguenze economiche significative per il ricorrente. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte il cui ricorso è dichiarato inammissibile è condannata al pagamento delle spese del procedimento. Ma non solo. La Corte ha specificato che, trattandosi di un’inammissibilità derivante da una scelta volontaria (e quindi per ‘colpa’ del ricorrente), si applica anche la condanna al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 500,00 euro. La Suprema Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui non vi è differenza, ai fini della condanna alla sanzione, tra le cause di inammissibilità previste dall’art. 606 c.p.p. (vizi di merito) e quelle dell’art. 591 c.p.p. (vizi procedurali, come la rinuncia). Questa sentenza conferma che la rinuncia al ricorso non è un atto neutro, ma una decisione che chiude il processo con precisi oneri economici a carico di chi la compie.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, il che significa che non esamina il merito della questione ma chiude il procedimento.

Chi rinuncia al ricorso deve pagare le spese processuali?
Sì, la legge prevede che la parte che rinuncia venga condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Perché la rinuncia al ricorso comporta una condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria?
Perché la causa di inammissibilità deriva da una scelta volontaria, e quindi considerata ‘colposa’, del ricorrente. Questa scelta ha comunque impegnato l’apparato giudiziario, e la sanzione serve a coprire i costi e a disincentivare impugnazioni non portate a termine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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