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Rinuncia al ricorso: conseguenze e sanzioni pecuniarie

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 2 dicembre 2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato a seguito della sua rinuncia. L’ordinanza chiarisce che la rinuncia al ricorso comporta non solo l’inammissibilità, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. La Corte ha specificato che l’articolo 616 del codice di procedura penale si applica a tutte le cause di inammissibilità, senza distinzioni, includendo quindi anche la rinuncia volontaria all’impugnazione.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso: Le Conseguenze Economiche secondo la Cassazione

Decidere di presentare un ricorso in Cassazione è un passo importante, ma cosa succede se, in un secondo momento, si cambia idea? La rinuncia al ricorso è un atto formale con implicazioni precise, non solo processuali ma anche economiche. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, settima sezione penale, fa luce sulle conseguenze inevitabili di tale scelta, confermando un orientamento consolidato.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna alla Rinuncia

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’art. 336 del codice penale (violenza o minaccia a un pubblico ufficiale), confermata dalla Corte d’Appello. Contro tale sentenza, l’imputato, tramite il suo difensore di fiducia, aveva proposto ricorso per Cassazione.

Tuttavia, prima della data fissata per l’udienza, il difensore ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, corredato da una procura speciale rilasciata a tal fine dal suo assistito. Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento dinanzi alla Suprema Corte.

La Decisione della Corte e le conseguenze della rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito dei motivi di impugnazione, ma si ferma a una valutazione puramente procedurale. La rinuncia, infatti, è una delle cause di inammissibilità previste dalla legge.

La conseguenza diretta, stabilita nel dispositivo dell’ordinanza, è duplice:
1. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.
2. La condanna al pagamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

La parte più interessante dell’ordinanza risiede nella motivazione che sorregge la condanna al pagamento della sanzione pecuniaria. La Corte ha chiarito che tale condanna non è una scelta discrezionale del giudice, ma una conseguenza obbligatoria prevista dall’articolo 616 del codice di procedura penale.

Il punto fondamentale evidenziato dai giudici è che la norma non distingue tra le diverse cause di inammissibilità. Che il ricorso sia inammissibile perché manifestamente infondato, perché presentato fuori termine, o perché vi si è rinunciato, l’esito è lo stesso: scatta la condanna al pagamento della sanzione pecuniaria. La Corte richiama esplicitamente l’articolo 591 del codice di procedura penale, che elenca la rinuncia tra le cause di inammissibilità, e cita un precedente giurisprudenziale (Cass. n. 28691/2016) che conferma questa interpretazione.

In sostanza, la sanzione non ha lo scopo di punire la ‘temerarietà’ di un ricorso infondato, ma di sanzionare l’aver messo in moto la macchina della giustizia per poi fermarla con un atto successivo che ne impedisce la conclusione sul merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante promemoria sulle implicazioni pratiche della rinuncia al ricorso. Questa scelta, sebbene legittima e talvolta strategicamente opportuna, non è a costo zero. Chi rinuncia a un’impugnazione in ambito penale deve essere consapevole che, oltre a rendere definitiva la sentenza di condanna, andrà incontro a precise conseguenze economiche: il pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria che la Corte determina in via equitativa. È, quindi, una decisione che va ponderata attentamente con il proprio legale, bilanciando i benefici della chiusura del contenzioso con i costi certi che ne derivano.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia rende il ricorso inammissibile. Di conseguenza, la Corte non esamina il caso nel merito e la sentenza impugnata diventa definitiva.

La rinuncia al ricorso comporta sempre dei costi per chi la presenta?
Sì. Secondo l’ordinanza, la dichiarazione di inammissibilità che segue la rinuncia obbliga il ricorrente a pagare sia le spese processuali sia una somma di denaro alla Cassa delle ammende, stabilita dal giudice.

Perché si viene condannati a pagare una sanzione alla Cassa delle ammende anche in caso di rinuncia volontaria?
Perché l’articolo 616 del codice di procedura penale prevede questa sanzione per tutti i casi di inammissibilità del ricorso, senza fare distinzioni. La rinuncia è una delle cause di inammissibilità, e quindi la sanzione si applica automaticamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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