Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di un Caso di Sequestro per Lottizzazione Abusiva
La rinuncia al ricorso è un atto processuale dalle conseguenze definitive, in grado di chiudere una controversia prima ancora che il giudice possa esaminarla nel merito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come questo istituto funzioni nella pratica, in un caso riguardante un’ipotesi di lottizzazione abusiva e il conseguente sequestro di un’area edificabile.
I Fatti del Caso: Dal Sequestro al Ricorso per Cassazione
La vicenda ha origine da un’ordinanza di sequestro emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) presso un tribunale territoriale. Il provvedimento riguardava un’area di proprietà di una società immobiliare, indagata per il reato di lottizzazione abusiva.
La società si opponeva al sequestro, presentando una richiesta di riesame. Il tribunale del riesame, tuttavia, confermava la misura cautelare, ritenendo sussistenti gli indizi del reato contestato. Ritenendo illegittima tale decisione, la società decideva di fare un ultimo tentativo, proponendo ricorso per Cassazione e affidando ai propri difensori il compito di smontare le tesi accusatorie.
I Motivi del Ricorso e le Questioni Urbanistiche
Nel suo ricorso, la società immobiliare aveva articolato diverse censure di natura tecnica, sostenendo la violazione di leggi statali e regionali in materia urbanistica. In sintesi, i principali argomenti erano:
* Errata interpretazione degli strumenti urbanistici: La difesa sosteneva che il tribunale avesse erroneamente considerato esaurite le volumetrie disponibili sull’area, senza tener conto di un nuovo Regolamento Urbanistico che, a loro dire, aveva la natura di strumento di pianificazione generale e non meramente esecutivo.
* Violazione della normativa regionale: Veniva contestata la confusione tra atti di pianificazione e meri strumenti esecutivi, affermando che il nuovo regolamento consentiva un’edificazione diretta sull’area.
* Questioni espropriative: Si negava che il comune avesse acquisito parte dell’area tramite una trattativa privata, sostenendo invece che si trattasse di un’alternativa a una procedura espropriativa.
Insussistenza del fumus commissi delicti*: Infine, si contestava la stessa sussistenza del reato, negando una presunta cooperazione fraudolenta con funzionari pubblici e sostenendo che il sequestro avesse colpito beni di terzi estranei ai fatti.
L’Effetto Decisivo della Rinuncia al Ricorso
Tutti i complessi motivi tecnici e giuridici sollevati dalla società sono stati, però, resi vani da un atto successivo. Dopo aver depositato il ricorso, la stessa società ha presentato una formale dichiarazione di rinuncia al ricorso. Questo atto unilaterale, previsto dall’articolo 589 del codice di procedura penale, ha cambiato radicalmente il corso del giudizio, spostando l’attenzione della Corte dalla sostanza della controversia alla semplice presa d’atto della volontà della parte di non proseguire l’impugnazione.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
Di fronte alla rinuncia, il percorso decisionale della Suprema Corte è diventato obbligato. I giudici non hanno avuto bisogno di analizzare le complesse questioni urbanistiche, né di verificare se il sequestro fosse o meno legittimo. La legge, infatti, è chiara: la rinuncia all’impugnazione comporta l’inammissibilità del ricorso.
La Corte ha semplicemente constatato che era pervenuta una rituale dichiarazione di rinuncia nell’interesse della ricorrente. Di conseguenza, ha applicato la norma di legge, dichiarando il ricorso inammissibile e ponendo a carico della società rinunciante le spese del procedimento. La decisione impugnata, ovvero l’ordinanza del tribunale del riesame che confermava il sequestro, è così diventata definitiva.
Conclusioni
Questo caso dimostra con efficacia la portata dell’istituto della rinuncia al ricorso. Si tratta di una scelta strategica che può essere dettata da svariate ragioni, come un’analisi costi-benefici sfavorevole, un accordo extragiudiziale o una rivalutazione delle possibilità di successo. Qualunque sia la motivazione, l’effetto giuridico è netto: il processo si arresta e la decisione precedente si consolida. Per le parti coinvolte, è fondamentale comprendere che rinunciare a un’impugnazione è un passo senza ritorno, che preclude ogni ulteriore discussione nel merito di quella specifica controversia.
Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La Corte dichiara il ricorso inammissibile senza esaminare i motivi. La decisione impugnata diventa definitiva e la parte che ha rinunciato viene condannata a pagare le spese processuali.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Perché la società ricorrente ha presentato una formale dichiarazione di rinuncia all’impugnazione, un atto che per legge preclude alla Corte di Cassazione l’esame nel merito della questione.
La Corte ha valutato se il sequestro per lottizzazione abusiva fosse legittimo?
No, la Corte non è entrata nel merito della questione. La rinuncia al ricorso ha impedito qualsiasi valutazione sui motivi di presunta illegittimità del sequestro che erano stati sollevati dalla società.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 3 Num. 25927 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 3 Num. 25927 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 02/07/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da RAGIONE_SOCIALE nel procedimento a carico della medesima; avverso la ordinanza del 09/01/2025 del tribunale di Potenza; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale dr. NOME COGNOME che ha chiesto l’inammissibilità del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con ordinanza di cui in epigrafe il tribunale del riesame di Potenza rigettava la domanda di riesame proposta nell’interesse di RAGIONE_SOCIALE avverso la ordinanza di sequestro del Gip del medesimo tribunale emessa in relazione al reato di lottizzazione abusiva.
Avverso la predetta ordinanza RAGIONE_SOCIALE propone ricorso mediante i propri difensori.
GLYPH Con il primo motivo deduce il vizio di violazione di legge Si contesta la tesi dell’esaurimento nell’area interessata delle volumetrie disponibili in base al PRG con assenza di ulteriori strumenti urbanistici di carattere generale idonei ad ampliare la predetta volumetria di area. E si sostiene che il sopravvenuto Regolamento Urbanistico avrebbe il carattere di una pianificazione generale e non meramente esecutiva. Regolamento previsto con legge regionale della Basilicata come avente una tale connotazione.
Con il secondo motivo deduce il vizio di violazione di legge regionale della Basilicata n. 23 del 1999 art. 16 comma 2 prg 1, contestandosi il dato per cui il tribunale avrebbe confuso gli atti succedutisi al vecchio prg come meri strumenti esecutivi. Mentre il Regolamento Urbanistico avrebbe previsto per l’area di interesse una edificazione diretta senza alcun rimando ad una progettazione di secondo livello. Ed il cd. “planovolumetrico” sarebbe stata mera esplicazione della attività progettuale e non progettazione di secondo livello. Come tale approvato con delibera di Giunta Comunale c on regolare procedura.
Con il terzo motivo rappresenta la violazione degli artt. 25 e 34 del DPR 327/2000 Si rappresenta che diversamente da quanto ritenuto il comune non avrebbe ceduto parte dell’area di interesse a trattativa privata, ma in limine di un regola procedimento espropriativo avviato nei suoi confronti e quindi in alternativa alla espropriazione.
Con il quarto motivo deduce vizi di violazione della legge regionale della Basilicata Il sequestro sarebbe intervenuto su bene di terzo mai coinvolto nel procedimento, la cui malafede mai è stata ipotizzata e comunque sì contesta la ipotizzata cooperazione fraudolenta tra più soggetti che integrerebbe nel caso in esame il reato impossibile per la varietà dei soggetti che sarebbero dovuti intervenire in sede di pianificazione. Inoltre nel caso in esame si ipotizzerebbe solo una cooperazione con funzionari comunali privi di potere decisionale e non di altri enti pur competenti. Dunque non vi sarebbe il fumus del reato anche ove mai fosse stato illegittimo l’iter culminato nella approvazione del Regolamento Urbanistico.
A seguito del ricorso proposto, è pervenuta a questa Corte rituale dichiarazione di rinuncia all’impugnazione, ai sensi dell’art. 589 comma 2 cod. proc. pen., nell’interesse della ricorrente.
Alla stregua della predetta rinuncia, il ricorso deve essere dichiarato pertanto inammissibile, con conseguente onere per la ricorrente, ai sensi dell’art.
616 cod. proc. pen., di sostenere il pagamento delle spese del procedimento e della somma di euro 500 in favore della Cassa delle Ammende.
P.Q.M.
dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di € 500,00 in favore della Cassa delle
Ammende
Così deciso in Roma, il 02/07/2025
Il GLYPH
C f nsigliere estensore