LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinnovazione istruttoria: quando non è necessaria

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato in appello per falso dopo un’assoluzione in primo grado. Non era necessaria la rinnovazione istruttoria perché la Corte d’Appello ha basato la sua decisione sulla valutazione diretta del documento falsificato, ritenuto non un falso grossolano, e non sulla rilettura di prove dichiarative.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinnovazione istruttoria: quando la prova documentale esclude l’obbligo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 47138/2024, ha fornito un importante chiarimento sui limiti dell’obbligo di rinnovazione istruttoria nel processo d’appello. La Suprema Corte ha stabilito che, quando una sentenza di assoluzione viene ribaltata sulla base di una prova documentale, il giudice d’appello non è tenuto a riaprire il dibattimento. Questo principio si applica in particolare ai reati di falso, dove l’analisi del documento assume un ruolo centrale.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di primo grado del Tribunale di Novara, che aveva assolto un imputato dall’accusa di falso (artt. 477-482 c.p.) con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Successivamente, la Corte d’Appello di Torino, riformando la decisione, ha dichiarato l’imputato colpevole del reato contestato. La Corte territoriale, dopo aver esaminato direttamente il documento oggetto dell’imputazione, lo ha ritenuto effettivamente falso e non un “falso grossolano”, cioè una contraffazione così evidente da essere riconoscibile ictu oculi.

L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la violazione dell’articolo 603, comma 3-bis, del codice di procedura penale. A suo dire, la Corte d’Appello avrebbe dovuto disporre la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale prima di poter ribaltare la sentenza assolutoria.

La Decisione della Cassazione sulla Rinnovazione Istruttoria

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione del campo di applicazione della rinnovazione istruttoria obbligatoria.

I giudici di legittimità hanno spiegato che l’obbligo di rinnovare l’istruttoria sorge quando la Corte d’Appello intende basare la sua decisione di condanna su una diversa valutazione di una prova dichiarativa (come la testimonianza) che era stata decisiva per l’assoluzione in primo grado. In questi casi, il contatto diretto e immediato con la fonte di prova è essenziale.

La Prova Documentale e la sua Valutazione

Il caso in esame, tuttavia, presentava una situazione differente. La decisione della Corte d’Appello non si fondava su una nuova interpretazione delle dichiarazioni di un testimone, ma sulla valutazione diretta del corpo del reato: il documento falsificato. Secondo la Cassazione, la Corte territoriale ha correttamente affermato che non si trattava di un falso grossolano, la cui riconoscibilità ictu oculi da parte di chiunque è presupposto per la sua configurazione. Poiché la prova era un documento, che può essere esaminato e valutato direttamente dal giudice d’appello senza necessità di intermediazione, non era richiesta alcuna rinnovazione del dibattimento. Il secondo motivo di ricorso, relativo a questioni di fatto, è stato parimenti dichiarato inammissibile, in quanto estraneo al giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Cassazione si allinea a un consolidato orientamento giurisprudenziale. Viene ribadito che la regola imposta dall’art. 603, co. 3-bis c.p.p., è pensata per garantire il principio di immediatezza quando la prova da rivalutare è di natura “dichiarativa”. L’esame di un documento, invece, non subisce alterazioni nel passaggio tra i gradi di giudizio e può essere compiuto in modo completo ed esaustivo dal giudice d’appello. Pertanto, imporre una rinnovazione in questi casi sarebbe un formalismo inutile, non richiesto dalla legge né dalla logica del sistema processuale. La Corte ha ritenuto che la valutazione della Corte d’Appello fosse logica e sufficientemente motivata, rendendo infondata la doglianza dell’imputato.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio procedurale di notevole importanza pratica. La rinnovazione istruttoria non è un passaggio automatico in caso di riforma di una sentenza di assoluzione. La sua obbligatorietà è strettamente legata alla natura della prova che si intende rivalutare. Se la condanna in appello si fonda su prove documentali, la cui analisi non richiede il contatto diretto con una fonte dichiarativa, il giudice può procedere alla riforma della sentenza senza disporre una nuova istruttoria. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un giudice d’appello ribalta un’assoluzione, è sempre obbligato a rinnovare l’istruttoria?
No. Secondo la Corte, l’obbligo di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale sorge quando la decisione si basa su una diversa valutazione di una prova dichiarativa (es. una testimonianza). Se, come in questo caso, la decisione si fonda sull’esame diretto di una prova documentale, la rinnovazione non è necessaria.

Cosa si intende per ‘falso grossolano’ e perché è rilevante?
Per ‘falso grossolano’ si intende una falsificazione così evidente e palese da poter essere riconosciuta a colpo d’occhio (ictu oculi) da chiunque. È rilevante perché se un falso è grossolano, il reato è considerato impossibile in quanto il documento non è in grado di ingannare nessuno. Nel caso di specie, la Corte d’Appello ha escluso che si trattasse di un falso grossolano, ritenendo quindi il reato configurabile.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamina il merito del ricorso. Di conseguenza, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, come previsto dall’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati