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Rinnovazione istruttoria: obbligo in appello

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna emessa in appello, ribadendo un principio fondamentale del processo penale: la rinnovazione istruttoria. Se un giudice d’appello intende ribaltare un’assoluzione basata sulla valutazione di testimonianze, ha l’obbligo di riascoltare i testimoni. In questo caso, la Corte d’Appello aveva condannato un imputato, assolto in primo grado per rapina, senza procedere a un nuovo esame dei testi, violando così le garanzie difensive. La Suprema Corte ha quindi annullato la decisione, rinviando il caso per un nuovo giudizio che rispetti il principio del contraddittorio.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinnovazione Istruttoria: Perché il Giudice d’Appello Deve Riascoltare i Testi per Condannare un Assolto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un caposaldo del diritto processuale penale: l’obbligo della rinnovazione istruttoria in appello quando si intende ribaltare una sentenza di assoluzione basata su prove dichiarative. Questa decisione sottolinea l’importanza delle garanzie difensive e del principio di immediatezza, assicurando che una condanna si fondi sempre su un esame diretto delle prove. Analizziamo insieme questo caso per capire la portata di tale principio.

I Fatti di Causa: Dall’Assoluzione alla Condanna in Appello

Il caso ha origine da un’accusa di rapina aggravata. In primo grado, il Tribunale di Lodi aveva assolto l’imputato con la formula “per non aver commesso il fatto”. La Procura, non soddisfatta della decisione, aveva impugnato la sentenza davanti alla Corte di Appello di Milano.

Quest’ultima, riformando completamente la decisione precedente, ha dichiarato l’imputato colpevole, condannandolo a una pena di cinque anni di reclusione. La Corte d’Appello ha basato la sua decisione su una diversa valutazione delle testimonianze raccolte durante il primo grado di giudizio, ritenendole sufficienti per affermare la responsabilità penale dell’imputato. Tuttavia, questa rivalutazione è avvenuta senza che i testimoni venissero nuovamente sentiti in aula. È proprio su questo punto che la difesa ha incentrato il suo ricorso per Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla rinnovazione istruttoria

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, annullando la sentenza di condanna e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Milano per un nuovo giudizio. Il motivo centrale della decisione risiede nella violazione dell’articolo 603, comma 3-bis, del codice di procedura penale.

Questo articolo, introdotto sulla scia della giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (in particolare il caso Dasgupta), stabilisce che quando l’appello del pubblico ministero mira a ribaltare una sentenza di assoluzione fondata sulla valutazione di prove dichiarative, il giudice ha l’obbligo di procedere alla rinnovazione istruttoria. In altre parole, deve convocare e riesaminare i testimoni le cui dichiarazioni sono considerate decisive.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha chiarito che l’obbligo di rinnovazione non scatta solo quando si mette in discussione l’attendibilità di un testimone, ma anche quando si offre una diversa interpretazione del contenuto delle sue dichiarazioni. Secondo i giudici, il contenuto di una testimonianza non è un dato storico oggettivo, ma è il risultato della percezione soggettiva del dichiarante e della sua successiva elaborazione.

Di conseguenza, il giudice che intende discostarsi dalla valutazione fatta in primo grado deve “depurare” il dichiarato da possibili interferenze, giungendo a una valutazione logica e completa. Questo processo non può avvenire sulla base dei soli verbali, ma richiede il contatto diretto e immediato con la fonte di prova, nel pieno rispetto del contraddittorio tra le parti.

La Cassazione ha specificato che anche una motivazione scarna o incompleta da parte del primo giudice non esime la Corte d’Appello dall’obbligo di rinnovazione. Se le prove orali sono state ritenute insufficienti a fondare una condanna in primo grado, il giudice d’appello non può semplicemente reinterpretarle “a tavolino” per arrivare a una conclusione opposta. Deve, invece, procedere a un nuovo esame, garantendo all’imputato il diritto di confrontarsi direttamente con i suoi accusatori davanti al giudice che deciderà della sua colpevolezza.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di civiltà giuridica: non si può essere condannati sulla base di una semplice rilettura di atti processuali, soprattutto dopo essere stati assolti. La rinnovazione istruttoria non è un formalismo, ma una garanzia sostanziale che tutela il diritto di difesa e i principi di oralità e immediatezza. La decisione della Corte di Cassazione serve da monito per i giudici d’appello, ricordando loro che il percorso per ribaltare un’assoluzione è rigoroso e non ammette scorciatoie che possano compromettere i diritti fondamentali dell’imputato.

Quando è obbligatoria la rinnovazione dell’istruttoria in appello?
È obbligatoria quando il pubblico ministero impugna una sentenza di assoluzione e la Corte d’Appello intende riformarla basandosi su una diversa valutazione di prove dichiarative (come le testimonianze) ritenute decisive per l’assoluzione in primo grado.

Una motivazione debole del giudice di primo grado esonera la Corte d’Appello dal riascoltare i testimoni?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che anche di fronte a una motivazione scarna da parte del primo giudice, se la decisione di condannare si basa su una differente interpretazione delle prove orali, la Corte d’Appello ha comunque l’obbligo di procedere alla rinnovazione dell’istruttoria.

Cosa succede se una Corte d’Appello condanna un imputato ribaltando un’assoluzione senza rinnovare l’istruttoria?
La sentenza di condanna è viziata per violazione di legge. Come avvenuto in questo caso, la Corte di Cassazione annullerà la sentenza con rinvio, ordinando la celebrazione di un nuovo processo d’appello nel rispetto delle regole procedurali, inclusa la nuova assunzione delle prove dichiarative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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