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Rinnovazione istruttoria in appello: quando è negata?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per usura. La sentenza chiarisce i limiti della rinnovazione istruttoria in appello nel rito abbreviato, ritenendola non necessaria di fronte a prove schiaccianti come le intercettazioni. La Corte ha inoltre confermato la legittimità della valutazione delle aggravanti, inclusa la recidiva, basata sul contesto criminale e sulla biografia dell’imputato.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinnovazione Istruttoria in Appello: un Diritto o un’Eccezione?

La rinnovazione istruttoria nel giudizio d’appello, specialmente quando si procede con rito abbreviato, rappresenta uno dei nodi procedurali più delicati. È un diritto dell’imputato chiedere di sentire un testimone o acquisire nuove prove, oppure è una mera facoltà del giudice? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, confermando la condanna per usura aggravata e dichiarando inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava proprio la mancata riapertura del dibattimento.

I Fatti del Caso: Condanna per Usura e Ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria trae origine da una condanna per il reato di usura aggravata, emessa dalla Corte d’Appello in riforma di una precedente decisione di primo grado. La Corte territoriale aveva rideterminato la pena a quattro anni di reclusione e ottomila euro di multa.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandolo su tre motivi principali:
1. La mancata assunzione di una prova ritenuta decisiva, ovvero l’esame della persona offesa, per risolvere un presunto contrasto tra il contenuto di un’intercettazione e una lettera acquisita agli atti.
2. L’errata applicazione dell’aggravante della recidiva reiterata, ritenuta ingiustificata.
3. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche, considerato immotivato.

I Motivi del Ricorso: La Richiesta di Rinnovazione Istruttoria

Il fulcro del ricorso verteva sulla richiesta di rinnovazione istruttoria. La difesa sosteneva che solo l’esame della vittima avrebbe potuto chiarire le discrepanze probatorie e che la Corte d’Appello aveva rigettato tale richiesta con una motivazione illogica. Secondo il ricorrente, i giudici avevano analizzato in modo parziale un’intercettazione ambientale, senza considerare passaggi in cui si parlava di un prestito senza interessi. Inoltre, si contestava la valutazione della recidiva, sostenendo che la Corte avesse valorizzato in modo sproporzionato i precedenti penali e il contesto criminale, facendo riferimento anche a un’accusa per la quale l’imputato era stato prosciolto per difetto di querela.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile, fornendo una motivazione chiara su tutti i punti sollevati dalla difesa.

La Superfluità della Rinnovazione Istruttoria nel Rito Abbreviato

Il punto centrale della decisione riguarda la rinnovazione istruttoria. I giudici di legittimità hanno ricordato un principio consolidato: nel giudizio abbreviato d’appello, le parti non hanno un diritto alla riapertura dell’istruttoria. Possono solo sollecitare il potere del giudice, il quale può disporre l’integrazione probatoria ‘ex officio’ solo se la ritiene di ‘assoluta necessità’, ai sensi dell’art. 603, comma 3, c.p.p.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto superflua l’audizione della persona offesa. La ragione risiedeva nella ‘cristallina chiarezza’ di un’intercettazione ambientale, dalla quale emergeva in modo inequivocabile che il prestito di 40.000 euro prevedeva la pattuizione di interessi mensili di 4.000 euro. Di fronte a una prova così schiacciante, qualsiasi ulteriore accertamento sarebbe stato inutile.

La Corretta Valutazione delle Aggravanti

Anche le censure relative alla recidiva e alle attenuanti sono state respinte. La Corte ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello ampia e giuridicamente corretta. I giudici di merito non si erano limitati a considerare i precedenti penali, ma avevano dato peso al ‘contesto camorristico’ in cui i fatti erano maturati. In particolare, era emerso che l’imputato faceva affidamento sulla ‘fama’ del fratello, noto esponente della criminalità organizzata locale, per il recupero dei crediti, manifestando così un’accentuata inclinazione a delinquere.

Il riferimento a pressioni esercitate in un’altra vicenda, per la quale era intervenuto un proscioglimento per motivi procedurali, è stato considerato legittimo non come prova di quel reato, ma come elemento storico utile a delineare la pericolosità del soggetto e il suo modus operandi.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce che la rinnovazione istruttoria in appello è uno strumento eccezionale, la cui concessione è rimessa alla valutazione discrezionale del giudice sulla sua assoluta necessità. In presenza di prove chiare ed esaustive, come un’intercettazione inequivocabile, la richiesta di nuove prove può essere legittimamente respinta. La decisione conferma inoltre che, per la valutazione della pericolosità sociale e la concessione o meno delle attenuanti, il giudice può e deve considerare l’intero contesto in cui il reato è maturato, inclusa la biografia criminale e le connessioni ambientali dell’imputato. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

In un processo con rito abbreviato, è un diritto dell’imputato ottenere la rinnovazione dell’istruttoria in appello?
No, la giurisprudenza costante chiarisce che non si tratta di un diritto. Le parti hanno solo una facoltà di sollecitare il potere del giudice, il quale può disporre un’integrazione probatoria solo se la ritiene di assoluta necessità, esercitando un potere ‘ex officio’.

Perché la Corte ha ritenuto non necessaria l’audizione della persona offesa nel caso di specie?
La Corte ha giudicato l’audizione superflua a causa della ‘cristallina chiarezza’ di un’intercettazione ambientale che provava in modo inequivocabile i termini dell’accordo usurario (un prestito di 40.000 euro con interessi mensili di 4.000 euro), rendendo inutile ogni ulteriore accertamento.

È legittimo considerare il contesto criminale per valutare la pericolosità di un imputato ai fini delle aggravanti?
Sì. La sentenza ha confermato che la Corte d’Appello ha correttamente motivato la sussistenza dell’aggravante della recidiva non solo sulla base dei precedenti penali, ma anche valorizzando il contesto camorristico e la fama criminale dei familiari, elementi indicativi di una più accentuata inclinazione a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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