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Rinnovazione dibattimento: quando è obbligatoria?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una condanna per ricettazione, stabilendo principi chiave sulla rinnovazione del dibattimento. La Corte ha chiarito che, in caso di cambio del giudice, la ripetizione delle testimonianze non è automatica ma deve essere esplicitamente richiesta dalle parti. In assenza di tale richiesta, le prove già assunte restano pienamente utilizzabili. Il ricorso è stato respinto anche sui motivi relativi alla particolare tenuità del fatto, a causa del valore non minimale del bene e dei precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinnovazione del dibattimento: quando è davvero necessaria?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12389/2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: la rinnovazione del dibattimento a seguito del mutamento della persona del giudice. La pronuncia offre importanti chiarimenti, ribadendo che la ripetizione delle prove non è un automatismo, ma dipende da una precisa richiesta di parte. Analizziamo insieme questo caso, che trae origine da una condanna per ricettazione.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna per Ricettazione al Ricorso in Cassazione

Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte di Appello per il reato di ricettazione (capo A), relativo a una puledra di razza. Un secondo reato, quello di truffa (capo B), veniva invece dichiarato estinto per prescrizione. La pena finale veniva rideterminata in un anno e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa.
Contro la sentenza d’appello, la difesa proponeva ricorso per cassazione, articolando tre motivi principali:
1. Nullità della sentenza di primo grado: si sosteneva che la sentenza fosse stata emessa da un giudice diverso da quello che aveva raccolto alcune prove testimoniali decisive, senza che si procedesse a una nuova assunzione delle stesse.
2. Violazione di legge: si lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. Vizio di motivazione: si contestava il mancato riconoscimento dell’attenuante speciale prevista per la ricettazione di beni di valore esiguo (art. 648, comma 4, c.p.).

La questione della rinnovazione del dibattimento

Il cuore della questione processuale riguardava il primo motivo di ricorso. La difesa sosteneva che il cambio del giudice nel corso del dibattimento di primo grado avrebbe imposto la ripetizione della testimonianza della persona offesa. La mancata rinnovazione del dibattimento avrebbe, secondo il ricorrente, viziato irrimediabilmente la sentenza.

Il Principio di Immutabilità del Giudice

Il nostro ordinamento processuale si basa sul principio di immutabilità del giudice (art. 525 c.p.p.), secondo cui la sentenza deve essere deliberata dagli stessi giudici che hanno partecipato all’intero dibattimento. Quando un giudice viene sostituito, si pone il problema della validità delle prove raccolte dal suo predecessore.

La Decisione della Cassazione: Nessun Automatismo

La Suprema Corte, dichiarando il motivo manifestamente infondato, ha richiamato i consolidati principi espressi dalle Sezioni Unite (sentenze Bajrami e Iannasso). La regola è chiara: la rinnovazione delle prove dichiarative (come le testimonianze) è necessaria solamente se una delle parti ne fa espressa richiesta. In assenza di una tale richiesta, il nuovo giudice può legittimamente utilizzare i verbali delle dichiarazioni già rese, dandone lettura.
Nel caso di specie, dall’esame degli atti era emerso che la difesa dell’imputato non aveva mai chiesto al nuovo giudice di sentire nuovamente la persona offesa. Pertanto, la prova era perfettamente utilizzabile.

Gli Altri Motivi di Ricorso: Tutta una questione di tenuità

Anche gli altri due motivi, incentrati sulla tenuità del fatto e del valore del bene, sono stati giudicati generici e infondati.

La Particolare Tenuità del Fatto (Art. 131-bis c.p.)

La Corte di Appello aveva correttamente escluso questa causa di non punibilità per due ragioni decisive: il valore della puledra di razza non era affatto minimale e, soprattutto, l’imputato aveva numerosi precedenti penali specifici, che configuravano una condizione di “abitualità” della condotta ostativa all’applicazione del beneficio.

L’Attenuante del Danno di Speciale Tenuita’ (Art. 648 c.p.)

Analogamente, l’attenuante è stata negata in quanto il valore del bene non era modesto e, inoltre, l’imputato non aveva provveduto a restituire spontaneamente l’animale al legittimo proprietario. Anche la pena inflitta è stata ritenuta congrua, dato il curriculum criminale del soggetto.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su una motivazione solida e coerente con la giurisprudenza consolidata. Per quanto riguarda la rinnovazione del dibattimento, la Corte ha sottolineato che il diritto alla ripetizione della prova non è assoluto, ma è subordinato a un onere di richiesta della parte interessata. Il silenzio della difesa sul punto viene interpretato come un’acquiescenza all’utilizzo delle prove già raccolte. Questo approccio bilancia il principio di immutabilità del giudice con le esigenze di economia processuale. Riguardo agli altri motivi, la Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello esaustiva e priva di vizi logici, evidenziando come i giudici di merito avessero correttamente valutato sia il valore del bene ricettato sia la personalità dell’imputato, caratterizzata da una spiccata proclività a delinquere.

Le Conclusioni

La sentenza in commento ribadisce un principio fondamentale per gli operatori del diritto: la parte che intende ottenere la rinnovazione di una prova testimoniale a seguito del cambio del giudice deve attivarsi e presentare una richiesta esplicita. Non è possibile rimanere inerti durante il processo e sollevare la questione per la prima volta in Cassazione. La pronuncia conferma inoltre che istituti come la particolare tenuità del fatto non possono trovare applicazione in presenza di condotte abituali e di un’offesa non irrilevante. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende sigilla l’esito del giudizio.

Se cambia il giudice durante il processo, la testimonianza già resa deve essere sempre ripetuta?
No, non sempre. Secondo la Corte, la rinnovazione della prova testimoniale deve avvenire solo se una delle parti (pubblico ministero o difesa) ne fa esplicita richiesta. In mancanza di tale richiesta, il nuovo giudice può utilizzare i verbali delle testimonianze già assunte.

Perché la Corte ha escluso la causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”?
La Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di escluderla per due ragioni: primo, il valore del bene ricettato (una puledra di razza) non era affatto minimo; secondo, l’imputato aveva numerosi precedenti penali specifici, il che dimostrava un’abitualità nel commettere reati, condizione che osta all’applicazione di tale beneficio.

Qual è la conseguenza se la difesa non chiede esplicitamente la rinnovazione del dibattimento dopo un cambio di giudice?
Se la difesa non formula una richiesta esplicita, si presume che acconsenta all’utilizzo delle prove dichiarative già raccolte dal giudice precedente. Di conseguenza, non potrà lamentare in un momento successivo la nullità della sentenza per la mancata ripetizione della prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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