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Rinnovazione della prova: obbligo in appello civile

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per diffamazione a mezzo stampa emessa in appello, ribaltando una precedente assoluzione. La Corte ha stabilito che, per modificare una decisione assolutoria basandosi su una diversa valutazione di una testimonianza decisiva, il giudice d’appello ha l’obbligo di procedere alla rinnovazione della prova, ovvero di ascoltare nuovamente il testimone. Tale principio si applica anche quando l’appello riguarda i soli effetti civili del risarcimento del danno.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinnovazione della Prova: Obbligo Assoluto per Ribaltare un’Assoluzione in Appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22543 del 2024, ha riaffermato un principio cardine del giusto processo: l’obbligo di rinnovazione della prova dichiarativa quando un giudice d’appello intende ribaltare una sentenza di assoluzione. Questo principio, come vedremo, vale anche se il giudizio di secondo grado verte unicamente sul risarcimento del danno civile. La vicenda trae origine da una querela per diffamazione a mezzo stampa intentata da un medico sportivo contro un giornalista e il direttore responsabile di un noto quotidiano sportivo.

I fatti del caso

La controversia nasce dalla pubblicazione di un articolo in cui si riportava la notizia, poi rivelatasi falsa, della presenza di un noto medico sportivo presso il ritiro di una squadra di ciclismo professionistico. L’articolo, secondo l’accusa, alludeva in modo suggestivo a un collegamento tra tale presenza e pratiche illecite di doping, data la notorietà del medico in vicende passate. In primo grado, il Tribunale aveva assolto gli imputati. La parte civile, ovvero il medico, ha però impugnato la sentenza, e la Corte d’Appello, riformando la decisione, ha dichiarato la responsabilità degli imputati ai soli fini civili, condannandoli al risarcimento del danno. La Corte territoriale è giunta a tale conclusione operando una diversa valutazione delle dichiarazioni rese dalla persona offesa durante il primo grado, senza però disporre una nuova audizione.

La decisione della Cassazione sulla rinnovazione della prova

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso degli imputati e ha annullato con rinvio la sentenza d’appello. Il motivo centrale della decisione risiede nella violazione del principio che impone la rinnovazione della prova testimoniale in caso di ribaltamento di una sentenza assolutoria. I giudici supremi hanno sottolineato che quando la Corte d’Appello intende fondare una pronuncia di condanna (anche solo per gli effetti civili) su una differente valutazione dell’attendibilità di una prova dichiarativa che era stata ritenuta decisiva per l’assoluzione in primo grado, non può limitarsi a una diversa lettura degli atti processuali. Al contrario, ha l’obbligo, anche d’ufficio, di riascoltare il dichiarante.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un orientamento consolidato, che trova la sua massima espressione nella celebre sentenza “Dasgupta” delle Sezioni Unite. Questo orientamento stabilisce che il rispetto del giusto processo e delle garanzie difensive impone al giudice d’appello di confrontarsi direttamente con la fonte di prova, specialmente quando la sua valutazione è l’elemento cardine che determina il passaggio da un’assoluzione a una condanna.

I principi di oralità e immediatezza, che caratterizzano il processo penale, esigono che il giudice che valuta la credibilità di un testimone lo faccia sulla base di una percezione diretta e non mediata dalla semplice lettura dei verbali. Tale garanzia non viene meno neppure quando l’appello è proposto dalla sola parte civile. Anche se in gioco vi sono solo interessi civilistici, il procedimento rimane quello penale, e le sue regole di formazione della prova devono essere rispettate. La Corte d’Appello, omettendo la nuova audizione, ha violato questo principio fondamentale. Avrebbe dovuto, inoltre, fornire una “motivazione rafforzata”, ovvero confutare punto per punto gli argomenti della sentenza di primo grado, spiegando le ragioni della sua incompletezza o incoerenza, cosa che non è avvenuta in modo adeguato.

Le conclusioni

La sentenza in esame ribadisce con forza che una sentenza di assoluzione gode di una presunzione di correttezza che può essere superata in appello solo attraverso un percorso argomentativo rigoroso e, qualora si basi su prove dichiarative, attraverso la rinnovazione dell’istruttoria. L’omissione di tale adempimento procedurale costituisce un vizio che inficia la validità della sentenza di condanna. Il caso è stato quindi rinviato a un giudice civile competente in grado di appello, il quale dovrà procedere a un nuovo esame della vicenda, tenendo conto del principio di diritto enunciato e, qualora lo ritenga necessario per una eventuale condanna, disporre la nuova audizione della persona offesa.

Una Corte d’Appello può condannare un imputato assolto in primo grado basandosi solo sulla rilettura delle testimonianze?
No. Se la condanna in appello si fonda su una diversa valutazione dell’attendibilità di una prova testimoniale decisiva, il giudice ha l’obbligo di disporre la rinnovazione della prova, ovvero di riascoltare il testimone.

Questo obbligo di riascoltare i testimoni vale anche se l’appello riguarda solo il risarcimento del danno?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la garanzia della rinnovazione della prova si applica anche quando l’appello è stato proposto dalla sola parte civile e la decisione riguarda esclusivamente la responsabilità ai fini civili.

Cosa succede se la Corte d’Appello non procede alla rinnovazione della prova quando è obbligatoria?
La sentenza emessa dalla Corte d’Appello è viziata e deve essere annullata. La Corte di Cassazione, come in questo caso, annulla la decisione e rinvia il caso a un nuovo giudice d’appello per un nuovo giudizio che dovrà rispettare le regole procedurali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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