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Rigetto decreto penale: quando non è abnorme?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47372/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro il rigetto di un decreto penale. La Corte ha stabilito che la decisione del GIP di respingere la richiesta e restituire gli atti, basata su una valutazione di merito circa l’insussistenza del reato (nella specie, art. 650 c.p. per mancata presentazione alla polizia giudiziaria), rientra nei suoi poteri e non costituisce un provvedimento ‘abnorme’ impugnabile.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rigetto Decreto Penale: Quando la Decisione del GIP Non È Appellabile?

Il rigetto del decreto penale da parte del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) rappresenta un momento cruciale nel procedimento monitorio. Tuttavia, non ogni decisione di rigetto può essere contestata dal Pubblico Ministero. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47372 del 2024, torna a tracciare i confini tra la legittima valutazione del giudice e il cosiddetto ‘provvedimento abnorme’, l’unico che consente il ricorso per cassazione. La pronuncia chiarisce che una decisione basata sull’insussistenza degli elementi per fondare la responsabilità penale non è abnorme, ma espressione dei poteri cognitivi del GIP.

I Fatti: La Richiesta di Condanna per Inosservanza di un Ordine

Il caso ha origine dalla richiesta del Pubblico Ministero presso il Tribunale di Chieti di emettere un decreto penale di condanna nei confronti di un individuo. L’accusa era quella prevista dall’art. 650 del codice penale, ovvero l’inosservanza di un provvedimento legalmente dato dall’Autorità. Nello specifico, la persona indagata non aveva ottemperato all’invito a presentarsi presso la Sezione di Polizia Stradale per essere sentita.

La Decisione del GIP e il Ricorso del Pubblico Ministero

Il Giudice per le Indagini Preliminari ha rigettato la richiesta del PM. Secondo il GIP, il reato contestato non era configurabile. La motivazione si fondava sul principio di sussidiarietà della norma penale: l’invito a presentarsi alla polizia giudiziaria per un interrogatorio, in qualità di persona sottoposta alle indagini, costituisce un adempimento facoltativo e non un obbligo la cui violazione abbia rilevanza penale. Inoltre, il codice di procedura penale prevede uno strumento specifico per ovviare alla mancata presentazione, ovvero l’accompagnamento coattivo (art. 132 c.p.p.), che rende inapplicabile la sanzione generica dell’art. 650 c.p. Di conseguenza, il GIP ha disposto la restituzione degli atti al Pubblico Ministero.

Il PM ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il provvedimento del GIP fosse errato e, in un certo senso, abnorme. Secondo l’accusa, il GIP avrebbe dovuto emettere una sentenza di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p. e non limitarsi a restituire gli atti. Inoltre, contestava la motivazione, argomentando che l’accompagnamento coattivo non sarebbe stato applicabile nel caso di specie, poiché l’invito proveniva dalla polizia giudiziaria e non direttamente dal PM.

Il Rigetto del Decreto Penale e il Concetto di Abnormità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire i principi consolidati sul tema. Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra un legittimo esercizio dei poteri del GIP e un provvedimento ‘abnorme’.

La Discrezionalità del Giudice

L’articolo 459, comma 3, del codice di procedura penale delinea chiaramente le opzioni a disposizione del GIP di fronte a una richiesta di decreto penale. Egli può:
1. Accogliere la richiesta ed emettere il decreto.
2. Pronunciare sentenza di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p., se ne ricorrono i presupposti.
3. Restituire gli atti al Pubblico Ministero se non accoglie la richiesta e non deve prosciogliere.

Questa norma conferisce al giudice un ampio potere di sindacato sul merito della richiesta, che non è limitato a un mero controllo formale. Il GIP può e deve valutare se esistono elementi idonei a fondare la responsabilità dell’imputato.

Quando un Provvedimento è Davvero Abnorme?

La giurisprudenza, incluse le Sezioni Unite (sent. Ksouri, 2018), ha chiarito che un provvedimento è ‘abnorme’, e quindi ricorribile per cassazione, solo quando si pone al di fuori del sistema processuale. Ciò accade, ad esempio, quando la restituzione degli atti è motivata da ragioni di mera opportunità o da un dissenso sulla scelta del rito processuale da parte del PM, configurando un’usurpazione delle prerogative dell’accusa.

Al contrario, non è abnorme il provvedimento di rigetto e restituzione degli atti motivato da una valutazione di merito, come:
– L’insussistenza di elementi idonei a fondare la responsabilità.
– Una diversa qualificazione giuridica del fatto.
– L’insufficienza delle acquisizioni probatorie.

Nel caso di specie, il GIP ha fatto proprio questo: ha valutato nel merito la fattispecie, concludendo per la non configurabilità del reato contestato. Questa decisione rientra pienamente nei suoi poteri cognitivi e, pertanto, non è abnorme.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha sottolineato che il provvedimento del GIP si inserisce perfettamente nel novero dei poteri che gli sono conferiti dalla legge. Rigettare la richiesta di decreto penale perché si ritiene che manchino gli elementi costitutivi del reato contestato è una valutazione di merito che il giudice è chiamato a compiere. La decisione di restituire gli atti al PM, anziché pronunciare una sentenza di proscioglimento, è una delle alternative previste dall’art. 459 c.p.p. e rimessa alla sua valutazione discrezionale.

Il ragionamento del GIP, incentrato sulla natura facoltativa dell’adempimento richiesto all’indagato e sulla sussistenza di strumenti procedurali alternativi (l’accompagnamento coattivo), costituisce una motivazione di merito pienamente legittima. Pertanto, la scelta di non emettere il decreto e di restituire gli atti al PM non può essere qualificata come abnorme e non può essere oggetto di ricorso per cassazione.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio fondamentale per l’equilibrio tra i poteri del giudice e quelli del pubblico ministero nel procedimento per decreto. Il GIP non è un mero ‘passacarte’ delle richieste dell’accusa, ma un organo giurisdizionale con pieni poteri di valutazione sul merito. Il rigetto del decreto penale fondato sulla ritenuta insussistenza del reato non è un atto abnorme, ma una delle possibili e legittime conclusioni del suo esame. Di conseguenza, il ricorso del PM è stato dichiarato inammissibile, confermando la correttezza procedurale della decisione del primo giudice.

Quando il rigetto di un decreto penale di condanna da parte del GIP è considerato un atto ‘abnorme’?
Secondo la sentenza, un provvedimento di rigetto è ‘abnorme’ solo quando si pone al di fuori del sistema processuale, ad esempio se motivato da ragioni di mera opportunità o da un’indebita ingerenza nelle scelte dell’accusa. Non è abnorme se si basa su una valutazione di merito, come la mancanza di elementi sufficienti per sostenere l’accusa.

L’invito a presentarsi alla polizia giudiziaria come persona indagata è un ordine la cui inosservanza integra il reato dell’art. 650 c.p.?
La sentenza, riportando la decisione del GIP, chiarisce che tale invito non costituisce un ordine obbligatorio. Si tratta di un adempimento facoltativo, la cui inosservanza non integra il reato di cui all’art. 650 c.p., anche perché il sistema processuale prevede strumenti specifici come l’accompagnamento coattivo.

Se il GIP rigetta la richiesta di decreto penale, deve sempre emettere una sentenza di proscioglimento?
No. L’art. 459, comma 3, c.p.p. prevede tre possibili esiti: l’emissione del decreto, la sentenza di proscioglimento (se ne ricorrono le condizioni) o, come nel caso di specie, la restituzione degli atti al Pubblico Ministero. La scelta tra queste opzioni rientra nella valutazione discrezionale del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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