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Riforma Cartabia: termini appello e novità processuali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7990/2024, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per truffa. La Corte ha chiarito che il nuovo termine di 40 giorni per l’avviso di udienza in appello, introdotto dalla Riforma Cartabia, non era applicabile ai ricorsi proposti prima del 30 giugno 2024, a causa delle norme transitorie. Inoltre, ha confermato il diniego delle attenuanti del danno di speciale tenuità e delle generiche, data la presenza di numerosi precedenti penali e la natura del danno, non limitato al solo esborso economico.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riforma Cartabia e Termini Processuali: La Cassazione Fa Chiarezza

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative modifiche nel panorama della giustizia penale, sollevando importanti questioni interpretative sulla sua applicazione nel tempo. Con la sentenza n. 7990 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta per fare luce su un aspetto cruciale: la decorrenza dei nuovi termini processuali per il giudizio d’appello. La decisione non si limita a questo, ma offre anche spunti di riflessione sulla valutazione delle circostanze attenuanti.

I Fatti del Caso: Una Condanna per Truffa e il Ricorso in Appello

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo per il reato di truffa aggravata. La Corte di Appello, pur confermando la colpevolezza, aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado riducendo la pena, grazie al riconoscimento dell’attenuante del danno risarcito.

Tuttavia, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due principali motivi di doglianza:
1. Una violazione della legge processuale, sostenendo il mancato rispetto del nuovo termine di quaranta giorni per la notifica dell’avviso di udienza in appello, introdotto appunto dalla Riforma Cartabia.
2. Un’erronea applicazione della legge penale, lamentando il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e di quella per danno patrimoniale di speciale tenuità.

La Complessa Successione delle Norme della Riforma Cartabia

Il cuore della controversia processuale risiedeva nella complessa stratificazione di norme che hanno accompagnato l’entrata in vigore della Riforma Cartabia. La difesa sosteneva che il nuovo termine di 40 giorni per comparire in appello (art. 601 c.p.p.) fosse già operativo. La Corte di Appello, invece, aveva ritenuto ancora applicabili le disposizioni emergenziali, che prevedevano termini più brevi e una trattazione scritta del procedimento.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in entrambi i motivi. Le argomentazioni dei giudici forniscono chiarimenti fondamentali sull’applicazione della nuova normativa.

L’Applicazione Transitoria della Riforma Cartabia

Sul primo punto, la Corte ha ricostruito meticolosamente l’evoluzione normativa. Ha spiegato che diverse disposizioni, tra cui la legge n. 199 del 2022, hanno modificato il regime transitorio originariamente previsto dal decreto legislativo n. 150/2022 (la Riforma Cartabia). In particolare, è stato prorogato il termine per l’applicazione delle nuove regole sui giudizi di impugnazione. La Corte ha stabilito che, per le impugnazioni proposte entro il 30 giugno 2023 (termine poi ulteriormente prorogato al 30 giugno 2024), continuavano ad applicarsi le precedenti disposizioni, incluse quelle emergenziali sulla trattazione scritta (‘cartolare’).

I giudici hanno evidenziato una stretta correlazione tra la modalità di trattazione ‘cartolare’ e i vecchi termini di notifica. L’ampliamento del termine a quaranta giorni, infatti, è stato pensato in funzione di nuove modalità operative (come il deposito telematico delle conclusioni del procuratore generale) incompatibili con il rito emergenziale. Di conseguenza, la Corte di Appello aveva correttamente applicato la normativa vigente al momento della presentazione dell’appello, senza violare alcun diritto della difesa.

Il Rigetto delle Attenuanti

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. Per quanto riguarda l’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la valutazione del danno non deve limitarsi al mero esborso economico (in questo caso, 172 euro per un corso fittizio), ma deve considerare il pregiudizio complessivo subito dalla vittima. Nel caso specifico, il danno includeva anche il tempo che la persona offesa aveva perso frequentando il corso e cercando un lavoro che le era stato falsamente promesso. Un simile pregiudizio non può essere considerato di ‘speciale tenuità’ o ‘pressoché irrisorio’.

Riguardo al diniego delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), la Corte ha ritenuto la decisione della Corte di Appello adeguatamente motivata. La presenza di ben undici precedenti condanne per truffa a carico dell’imputato è stata considerata un elemento sufficiente a giustificare il mancato riconoscimento di un trattamento sanzionatorio più mite. La giurisprudenza, infatti, ammette che anche i soli precedenti penali possano essere valorizzati per escludere tali attenuanti.

Le Conclusioni

La sentenza n. 7990/2024 della Corte di Cassazione offre due importanti insegnamenti. In primo luogo, sottolinea l’importanza cruciale delle norme transitorie nell’applicazione di riforme processuali complesse come la Riforma Cartabia, chiarendo che le nuove garanzie procedurali entrano in vigore secondo un calendario preciso, volto a garantire un passaggio ordinato tra i diversi regimi. In secondo luogo, ribadisce un approccio rigoroso nella valutazione delle circostanze attenuanti, ancorando il giudizio non solo a elementi quantitativi, ma a una valutazione globale e sostanziale del danno e della personalità dell’imputato.

Quando è entrato in vigore il nuovo termine di 40 giorni per l’avviso di udienza in appello introdotto dalla Riforma Cartabia?
Secondo la sentenza, a causa di una serie di proroghe legislative, le nuove disposizioni, incluso il termine di 40 giorni, troveranno applicazione solo per le impugnazioni proposte dopo il 30 giugno 2024. Per quelle precedenti, continua a valere la vecchia normativa.

Come si valuta il ‘danno patrimoniale di speciale tenuità’ per concedere l’attenuante?
La valutazione non si limita al solo valore economico del bene sottratto o del profitto conseguito (in questo caso 172 euro), ma deve considerare il pregiudizio complessivo arrecato alla vittima. Questo include anche danni non immediati, come il tempo perso o altre conseguenze negative derivanti dal reato, che nel caso di specie non sono stati ritenuti di minima rilevanza.

I precedenti penali sono sufficienti per negare le attenuanti generiche?
Sì. La Corte ha confermato che anche i soli precedenti penali possono essere un elemento sufficiente per escludere il riconoscimento delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), in quanto indicatori della personalità dell’imputato e della sua capacità a delinquere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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