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Riforma Cartabia furto: annullamento per querela

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto aggravato a causa della riforma Cartabia. Sebbene il reato fosse stato denunciato, mancava una chiara richiesta di punizione (querela), divenuta necessaria con la nuova legge. La mancanza di questa condizione di procedibilità ha reso impossibile proseguire l’azione penale, portando all’annullamento della sentenza.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riforma Cartabia e Furto: La Cassazione Annulla Condanna per Mancanza di Querela

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 12842/2024 mette in luce uno degli effetti più significativi della riforma Cartabia sul furto. Una condanna per furto aggravato, confermata in appello, è stata definitivamente annullata per un vizio procedurale fondamentale: l’assenza di una valida querela. Questo caso sottolinea come le modifiche legislative possano avere un impatto retroattivo sui processi in corso, cambiando le sorti di un imputato.

I Fatti del Caso

Un individuo era stato condannato sia in primo grado che in appello per il reato di furto aggravato. Nonostante le due sentenze conformi, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su un unico, decisivo motivo: l’estinzione del reato per difetto della condizione di procedibilità. La difesa sosteneva che, a seguito delle nuove normative, l’azione penale non potesse più proseguire.

La Riforma Cartabia sul Furto: Cosa è Cambiato?

Il cuore della questione risiede nelle modifiche introdotte dal D.Lgs. 150/2022, noto come riforma Cartabia. Questa legge ha cambiato il regime di procedibilità per il delitto di furto, previsto dall’art. 624 del codice penale. In precedenza, molte forme di furto, specialmente se aggravate, erano procedibili d’ufficio, il che significa che lo Stato poteva perseguire il reato indipendentemente dalla volontà della vittima.

La riforma ha stabilito che, come regola generale, il delitto di furto è punibile solo “a querela della persona offesa”. La procedibilità d’ufficio è rimasta solo per casi specifici, come quando la vittima è incapace o quando ricorrono alcune aggravanti particolari (ad esempio, quelle previste dall’art. 625, n. 7 e 7-bis c.p.), ma con delle eccezioni. Questa modifica ha reso la querela un elemento essenziale per la maggior parte dei procedimenti per furto.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha esercitato il suo potere di esaminare gli atti del processo, consentito quando si denuncia un errore procedurale (error in procedendo). Analizzando il fascicolo, i giudici hanno trovato un verbale di “denuncia/querela” sporta oralmente dalla persona offesa nel 2017.

Tuttavia, un’attenta lettura di tale atto ha rivelato un dettaglio cruciale: il documento non conteneva una “certa e inequivocabile istanza punitiva”. In altre parole, la vittima aveva segnalato il fatto alle autorità, ma non aveva manifestato esplicitamente la volontà che si procedesse penalmente nei confronti del responsabile. Quella che sembrava una formalità si è rivelata una mancanza sostanziale alla luce della nuova legge.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte Suprema sono lineari e rigorose. La riforma Cartabia sul furto ha introdotto una nuova condizione di procedibilità. Poiché nel caso di specie mancava una valida querela, ovvero una chiara richiesta di punizione, l’azione penale non poteva essere legittimamente proseguita. La denuncia dei fatti, da sola, non era più sufficiente. In assenza di questo presupposto fondamentale, il processo era viziato sin dall’origine. Di conseguenza, la Corte non ha potuto fare altro che prendere atto della mancanza della condizione di procedibilità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La conclusione della Corte è stata drastica: l’annullamento senza rinvio della sentenza. Questo significa che la condanna è stata cancellata in via definitiva e il processo si è concluso. La decisione evidenzia un’implicazione pratica di vasta portata: per tutti i reati di furto modificati dalla riforma, è fondamentale che la persona offesa, al momento della denuncia, esprima chiaramente la volontà di perseguire penalmente il colpevole. Un atto che in passato poteva essere considerato una semplice segnalazione oggi deve contenere una esplicita manifestazione di volontà punitiva per poter dare avvio a un procedimento penale. Questa sentenza serve da monito sia per le vittime di reato sia per i loro legali sulla necessità di redigere atti di querela completi e inequivocabili.

Perché la condanna per furto è stata annullata nonostante l’imputato fosse stato giudicato colpevole in due gradi di giudizio?
La condanna è stata annullata perché la riforma Cartabia, entrata in vigore durante il processo, ha reso necessaria la querela (una chiara richiesta di punizione da parte della vittima) per procedere per quel tipo di reato. La Corte di Cassazione ha verificato che nell’atto originale di denuncia mancava questa esplicita volontà di punire, rendendo l’azione penale improcedibile.

Cosa ha cambiato la riforma Cartabia in relazione al reato di furto?
La riforma ha modificato il regime di procedibilità del delitto di furto (art. 624 c.p.), trasformandolo da reato generalmente procedibile d’ufficio a reato punibile, di regola, a querela della persona offesa. La procedibilità d’ufficio è ora limitata a specifiche circostanze aggravanti.

Una semplice denuncia di un fatto di reato è sufficiente per avviare un processo penale per furto dopo la riforma Cartabia?
No. Secondo questa sentenza, non è sufficiente. La denuncia deve contenere anche una “certa e inequivocabile istanza punitiva”, ovvero una chiara ed esplicita manifestazione di volontà da parte della vittima affinché si proceda penalmente contro il responsabile del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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