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Rifiuto test stupefacenti: quando è reato? Cassazione

Un automobilista, dopo un incidente stradale causato da una crisi ipoglicemica, si rifiuta di sottoporsi al test per la rilevazione di sostanze stupefacenti, sostenendo che un precedente prelievo di sangue a scopo medico fosse sufficiente. La Corte di Cassazione ha confermato la sua condanna per il reato di rifiuto test stupefacenti, precisando che il consenso a un prelievo per fini diagnostici non esime dall’obbligo di sottoporsi a un accertamento specifico richiesto dalla polizia. Il rifiuto espresso a tale richiesta integra pienamente il reato.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rifiuto Test Stupefacenti: È Reato Anche Dopo un Prelievo Medico?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34701/2025, affronta un caso complesso che chiarisce i confini del reato di rifiuto test stupefacenti previsto dall’art. 187 del Codice della Strada. La pronuncia stabilisce che rifiutarsi di sottoporsi a un accertamento specifico richiesto dalla polizia costituisce reato, anche qualora il conducente sia già stato sottoposto a un prelievo di sangue per finalità mediche subito dopo un incidente. Esaminiamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un automobilista, alla guida di una utilitaria, investiva un pedone sulle strisce pedonali. Invece di fermarsi, si allontanava, terminando la sua corsa poco dopo a causa di un altro sinistro. All’arrivo della polizia locale, l’uomo appariva in stato confusionale e veniva trasportato in ospedale. I sanitari diagnosticavano una grave crisi ipoglicemica.

Una volta stabilizzato con un’infusione di glucosio e riacquistata la lucidità, gli veniva notificata la necessità di sottoporsi agli accertamenti per verificare l’eventuale assunzione di alcol e sostanze stupefacenti. L’uomo, tuttavia, opponeva un netto rifiuto e abbandonava il Pronto Soccorso.

Nei gradi di merito, veniva assolto per il reato di fuga (per difetto di imputabilità al momento del fatto) e per il rifiuto del test alcolemico (poiché il prelievo ematico a cui era stato sottoposto per cure mediche era stato utilizzato anche per rilevare il tasso di alcol nel sangue). Tuttavia, veniva condannato per il rifiuto test stupefacenti, poiché le analisi effettuate non erano mirate alla ricerca di tali sostanze. L’automobilista decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte e il Rifiuto Test Stupefacenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno chiarito alcuni punti fondamentali relativi alla disciplina degli accertamenti su strada e alla configurabilità del reato.

Le Motivazioni

La difesa sosteneva che, avendo già subito un prelievo ematico, il successivo rifiuto fosse irrilevante. La Corte ha respinto questa tesi, offrendo una motivazione articolata.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che la giurisprudenza ammette l’utilizzabilità dei risultati di un prelievo ematico effettuato per scopi terapeutici (ad esempio, dopo un incidente) anche a fini di prova nel processo penale, senza necessità del consenso dell’interessato. Tuttavia, hanno precisato che il conducente ha il diritto di opporre un rifiuto a un prelievo richiesto specificamente dalla polizia giudiziaria al solo fine di accertare il reato. Questo rifiuto, definito “dissenso espresso”, integra la fattispecie penale.

Nel caso di specie, il primo prelievo era stato eseguito per scopi diagnostici e terapeutici e, sebbene avesse rilevato la presenza di alcol, non era stato finalizzato alla ricerca di stupefacenti. Pertanto, la successiva richiesta della polizia di effettuare un test specifico per le sostanze psicotrope era pienamente legittima. Il rifiuto test stupefacenti opposto dall’imputato ha quindi assunto piena rilevanza penale, in quanto ha ostacolato l’accertamento di un reato distinto da quello relativo alla guida in stato di ebbrezza.

La Corte ha inoltre rigettato gli altri motivi di ricorso. Ha ritenuto adeguata la durata della sospensione della patente, poiché la Corte d’Appello aveva correttamente considerato la gravità complessiva della condotta, includendo l’investimento del pedone e il tentativo di eludere i controlli allontanandosi dall’ospedale. Infine, ha dichiarato inammissibile la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), in quanto non era stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio fondamentale: il prelievo di campioni biologici per finalità mediche e l’accertamento richiesto dalla polizia per finalità di prova penale sono due procedure distinte. Il consenso o la sottoposizione alla prima non esclude la rilevanza penale del rifiuto opposto alla seconda. La decisione sottolinea che ogni accertamento (alcol e stupefacenti) ha una sua autonomia e il rifiuto di sottoporsi anche a uno solo di essi può configurare un’autonoma fattispecie di reato, a condizione che la richiesta sia legittima e l’atto non sia superfluo. Per gli automobilisti, ciò significa che, in caso di incidente, la collaborazione con le autorità per gli accertamenti previsti dalla legge è un obbligo la cui violazione comporta precise conseguenze penali, indipendentemente dagli esami medici subiti.

Rifiutare un test antidroga è reato se la polizia ha già un mio campione di sangue prelevato per motivi medici?
Sì, è reato. La Corte di Cassazione ha chiarito che il prelievo ematico effettuato per finalità terapeutiche non sostituisce l’accertamento specifico richiesto dagli organi di polizia. Il conducente può sempre opporre un rifiuto a quest’ultimo, ma tale rifiuto integra il reato previsto dall’art. 187, comma 8, del Codice della Strada.

Perché il rifiuto di sottoporsi al test per stupefacenti è stato considerato reato, mentre quello per l’alcol no?
Nel caso specifico, la Corte d’Appello ha ritenuto il rifiuto del test alcolemico non punibile perché un prelievo ematico era già stato effettuato e analizzato anche per il tasso alcolemico. Al contrario, lo stesso prelievo non era stato orientato alla ricerca di sostanze stupefacenti, rendendo il successivo rifiuto penalmente rilevante in quanto dotato di concreta “offensività”.

È possibile chiedere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) per la prima volta in Cassazione?
No. La Corte ha dichiarato inammissibile questa richiesta perché la questione non era stata sollevata nei precedenti gradi di giudizio (Tribunale e Corte d’Appello). Secondo un orientamento consolidato, non può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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