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Rifiuto test antidroga: no reato con prelievo ematico

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per rifiuto del test antidroga. Un automobilista aveva rifiutato il prelievo delle urine ma accettato quello del sangue. La Corte ha stabilito che se il test accettato è idoneo a rilevare le sostanze, non si configura il reato, in quanto la norma punisce l’elusione dell’accertamento, non il rifiuto di una specifica modalità.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rifiuto test antidroga: se accetti il prelievo del sangue non è reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30617/2024, ha chiarito un punto fondamentale in materia di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Il rifiuto del test antidroga non costituisce reato se l’automobilista, pur negando il consenso per un tipo di analisi (come quella delle urine), accetta di sottoporsi a un altro accertamento ugualmente idoneo, come il prelievo ematico. Questa pronuncia stabilisce un importante principio di diritto, distinguendo tra una condotta meramente ostativa e la scelta tra diverse modalità di accertamento.

I fatti di causa

Il caso riguarda un automobilista fermato dalle forze dell’ordine a seguito di un sinistro stradale. A causa di evidenti segni di alterazione psico-fisica, gli agenti lo hanno invitato a sottoporsi agli accertamenti per verificare l’eventuale assunzione di alcol e sostanze stupefacenti. L’uomo è stato quindi accompagnato presso una struttura ospedaliera.

In ospedale, l’automobilista ha acconsentito al prelievo di sangue per la verifica del tasso alcolemico, che ha dato esito negativo. Subito dopo, però, si è allontanato rifiutando di fornire un campione di urine per l’esame tossicologico. A seguito di questo comportamento, è stato condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 187, comma 8, del Codice della Strada, ovvero il rifiuto del test antidroga.

La decisione della Cassazione sul rifiuto test antidroga

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che, avendo accettato il prelievo ematico, idoneo per entrambi gli accertamenti (alcolemico e tossicologico), non poteva configurarsi un vero e proprio rifiuto. La Corte di Cassazione ha accolto questa tesi, annullando la sentenza di condanna e rinviando il caso per un nuovo giudizio alla Corte d’Appello di Perugia.

Le motivazioni della Corte

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 187 del Codice della Strada. Secondo la Suprema Corte, la norma non sanziona il rifiuto di uno specifico prelievo biologico, ma piuttosto la condotta “ostativa ovvero deliberatamente elusiva” dell’accertamento. In altre parole, ciò che la legge punisce è l’intenzione di sottrarsi completamente al controllo.

La giurisprudenza di legittimità ha già chiarito in passato che non è configurabile il reato se il soggetto rifiuta un tipo di prelievo (es. urine) ma acconsente a un altro (es. prelievo ematico) che sia anch’esso idoneo a dimostrare l’assunzione di sostanze stupefacenti. Il prelievo di sangue è considerato un metodo “astrattamente idoneo” a tale scopo.

La sentenza impugnata è stata annullata perché i giudici di merito non hanno fornito alcuna spiegazione sul perché, una volta ottenuto il consenso per il prelievo ematico, fosse indispensabile procedere anche con l’analisi delle urine. Non essendo stata dimostrata la necessità di un secondo campione biologico, il rifiuto parziale dell’imputato non poteva essere considerato come una volontà di eludere l’accertamento nel suo complesso.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di garanzia per l’automobilista. La condanna per rifiuto del test antidroga richiede la prova di una volontà inequivocabile di sottrarsi al controllo. Se l’individuo si rende disponibile a un accertamento valido ed efficace, come il prelievo di sangue, non può essere punito per il semplice fatto di aver rifiutato una diversa modalità di analisi. La decisione impone ai giudici di merito di motivare in modo specifico l’eventuale indispensabilità di un accertamento aggiuntivo, non potendo basare una condanna su una presunzione di colpevolezza derivante da un rifiuto parziale.

Rifiutare il test delle urine ma accettare quello del sangue per l’accertamento di sostanze stupefacenti costituisce reato?
No, secondo la Corte di Cassazione non si configura il reato di rifiuto se il test accettato, come il prelievo ematico, è di per sé idoneo a dimostrare l’eventuale assunzione di sostanze stupefacenti.

Cosa sanziona esattamente l’articolo 187, comma 8, del Codice della Strada?
Questa norma sanziona la condotta complessivamente ostativa o deliberatamente elusiva dell’accertamento, non il semplice rifiuto di una specifica modalità di prelievo (es. urine) quando se ne accetta un’altra scientificamente valida (es. sangue).

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna in questo caso?
La Corte ha annullato la sentenza perché i giudici dei gradi precedenti non hanno spiegato perché fosse necessario procedere con un secondo campione biologico (urine) dopo che l’automobilista aveva già dato il consenso e si era sottoposto al prelievo ematico, un test considerato idoneo per la ricerca di stupefacenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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