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Rifiuto test antidroga: niente avvocato, dice la Cassazione

Un automobilista, risultato positivo a un pre-test per stupefacenti, è stato condannato per il reato di rifiuto test antidroga. In Cassazione, ha sostenuto la nullità degli atti per mancato avviso della facoltà di farsi assistere da un avvocato. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: l’avviso per l’assistenza legale è previsto per garantire la correttezza dell’esame, ma non si applica in caso di rifiuto, poiché non viene eseguito alcun atto di accertamento.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rifiuto Test Antidroga: Quando Non Serve l’Avviso per l’Avvocato

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame chiarisce un punto fondamentale in materia di circolazione stradale e accertamenti sullo stato di alterazione psicofisica. La questione centrale riguarda il rifiuto test antidroga e se, in tale circostanza, sia necessario per le forze dell’ordine avvisare il conducente della facoltà di farsi assistere da un difensore. La risposta della Suprema Corte è netta e conferma un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello alla pena di sei mesi di arresto e 1.500 euro di ammenda per essersi rifiutato di sottoporsi agli accertamenti sanitari volti a verificare la presenza di sostanze stupefacenti, in violazione dell’art. 187, comma 8, del Codice della Strada. La decisione era scaturita dopo che un primo test non invasivo aveva dato esito positivo per tre diverse sostanze, e la sintomatologia del conducente appariva evidente. Nonostante l’avvertimento sulle conseguenze penali, l’uomo si era categoricamente opposto a ulteriori controlli.

L’Appello e il Ricorso in Cassazione

Il conducente, tramite il proprio difensore, ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di diverse norme procedurali. In particolare, ha sostenuto l’inutilizzabilità del verbale delle sue dichiarazioni e, soprattutto, l’omesso avviso della facoltà di nominare un difensore in occasione di un accertamento tecnico considerato irripetibile. Secondo la difesa, tale omissione avrebbe viziato l’intera procedura, rendendo la condanna illegittima.

Le motivazioni della Cassazione sul rifiuto test antidroga

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e lineare. I giudici hanno specificato che il rifiuto dell’imputato era stato ampiamente provato dalla testimonianza di un agente di Polizia Giudiziaria. Aldilà degli aspetti formali, il punto cruciale della decisione risiede nell’interpretazione della normativa sulle garanzie difensive.

Secondo l’orientamento prevalente e costante della giurisprudenza, l’obbligo di avvisare il conducente della facoltà di farsi assistere da un avvocato sussiste solo quando si procede effettivamente all’accertamento tecnico (come il prelievo di campioni biologici). La ratio di questa garanzia è quella di assicurare che l’atto, per sua natura irripetibile, sia eseguito nel pieno rispetto dei diritti della persona sottoposta a indagini.

Tuttavia, nel caso del rifiuto test antidroga, non viene compiuto alcun accertamento tecnico. Il reato si perfeziona con la semplice manifestazione di volontà di non sottoporsi al controllo. Di conseguenza, la funzione di garanzia dell’avvocato viene meno, poiché non c’è alcun atto da controllare nella sua correttezza esecutiva. La presenza del difensore è funzionale allo svolgimento del test, non al diniego di effettuarlo.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza ribadisce un principio di diritto di notevole importanza pratica: il reato di cui all’art. 187, comma 8, C.d.S. si configura con il mero rifiuto, che può essere provato anche solo con la testimonianza degli agenti operanti. Le garanzie difensive previste per gli accertamenti irripetibili, come l’avviso per l’assistenza legale, non si attivano se l’accertamento non ha luogo a causa del diniego dell’interessato. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende sancisce la definitività della sua responsabilità penale e la piena legittimità dell’operato delle forze dell’ordine.

È obbligatorio avvisare il conducente della facoltà di farsi assistere da un avvocato se questo rifiuta di sottoporsi al test antidroga?
No, secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di dare avviso non sussiste in caso di rifiuto, perché la presenza del difensore è funzionale a garantire la correttezza dello svolgimento del test, non il momento del rifiuto.

Come viene provato il reato di rifiuto di sottoporsi agli accertamenti?
Nel caso di specie, il reato è stato provato attraverso la testimonianza dell’agente di Polizia Giudiziaria, il quale ha dichiarato che l’imputato, dopo un primo test non invasivo positivo, ha opposto un categorico rifiuto agli accertamenti successivi, nonostante fosse stato informato delle conseguenze penali.

Qual è la conseguenza per chi presenta un ricorso inammissibile in Cassazione?
La persona che ha presentato il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che in questo caso è stata determinata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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