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Rifiuto etilometro: reato anche per la seconda prova

Un automobilista, condannato per il reato di rifiuto etilometro, ha presentato ricorso sostenendo di aver rifiutato solo la seconda prova. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo il principio consolidato secondo cui anche il rifiuto di sottoporsi al secondo accertamento integra pienamente il reato, poiché ostacola il completamento dell’intera procedura di verifica prevista dalla legge.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rifiuto Etilometro: Anche la Seconda Prova è Obbligatoria

Il rifiuto etilometro è un tema di grande attualità nel diritto della circolazione stradale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 42918/2024, torna a fare chiarezza su un punto cruciale: cosa accade se un conducente, dopo aver effettuato il primo test alcolimetrico, si rifiuta di sottoporsi al secondo? La risposta dei giudici è netta e conferma un orientamento consolidato: il reato si configura ugualmente. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un automobilista da parte del Tribunale e, successivamente, della Corte di Appello di Bologna per il reato previsto dall’articolo 186, comma 7, del Codice della Strada. La sua colpa era quella di essersi rifiutato di sottoporsi all’accertamento per la verifica del tasso alcolemico.

La difesa dell’imputato si basava su un’argomentazione specifica: egli aveva acconsentito a una prima misurazione, ma si era opposto solo alla seconda prova. A suo avviso, questo comportamento non avrebbe dovuto integrare il reato contestato. Di fronte alla conferma della condanna in appello, l’automobilista ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione nella sentenza.

La Decisione della Corte di Cassazione sul rifiuto etilometro

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni della difesa infondate. Secondo i giudici, il ricorso si limitava a riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte correttamente dalla Corte d’Appello, senza introdurre elementi di critica nuovi e specifici contro la decisione impugnata.

Questo approccio, definito ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi, rende il ricorso non meritevole di essere esaminato nel merito. La Corte ha quindi colto l’occasione per ribadire i principi giuridici che regolano la materia del rifiuto etilometro.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella natura stessa dell’accertamento alcolimetrico. La legge prevede che la verifica del tasso di alcol nel sangue debba avvenire tramite due misurazioni, effettuate a breve distanza di tempo l’una dall’altra. Questo doppio test non è una formalità, ma una garanzia per l’accuratezza e l’affidabilità del risultato.

La Corte di Cassazione ha chiarito che il reato di rifiuto di sottoporsi all’accertamento è integrato da qualsiasi condotta che ostacoli il completamento dell’intero iter previsto dalla normativa. Pertanto, anche il rifiuto di eseguire solo il secondo test costituisce un comportamento che impedisce di portare a termine la procedura di verifica.

In sostanza, l’obbligo del conducente non è quello di sottoporsi a ‘un’ test, ma a ‘l’accertamento’ nel suo complesso, che per legge è composto da due prove. Sottrarsi alla seconda equivale a vanificare l’intera procedura, integrando così pienamente la fattispecie penale.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per tutti gli automobilisti. Essa conferma senza ombra di dubbio che non esiste discrezionalità: quando le forze dell’ordine richiedono di sottoporsi al test dell’etilometro, la collaborazione deve essere completa e protrarsi per entrambe le misurazioni richieste.

L’errore di pensare che basti ‘soffiare una volta’ può costare caro. Il rifiuto, anche solo parziale, fa scattare automaticamente la sanzione penale più grave prevista dall’articolo 186 del Codice della Strada, la stessa applicata a chi guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l, a prescindere dal reale stato di ebbrezza. Questa ordinanza serve da monito: la procedura di accertamento è un atto unitario e non frazionabile, e il rifiuto di una sua parte equivale al rifiuto del tutto.

Rifiutare solo la seconda prova dell’alcoltest è reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che anche il solo rifiuto di sottoporsi alla seconda misurazione con l’etilometro è sufficiente per integrare il reato previsto dall’art. 186, comma 7, del Codice della Strada, in quanto impedisce il completamento della procedura di accertamento.

Perché sono necessarie due prove con l’etilometro?
La procedura di accertamento alcolimetrico prevede due misurazioni distinte, da effettuare a breve distanza l’una dall’altra, per garantire l’affidabilità e la correttezza del risultato finale e tutelare così l’indagato da possibili errori dello strumento.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione si limita a ripetere gli stessi motivi dell’appello?
Secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza, un ricorso per Cassazione che si limita a una ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi già dedotti e respinti in appello è considerato inammissibile. Il ricorso, infatti, deve contenere una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, non una semplice riproposizione delle stesse difese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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