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Rifiuto etilometro: quando è reato? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15228/2025, ha confermato la condanna di un automobilista per il reato di rifiuto di sottoporsi all’alcoltest. Il caso ha stabilito che il reato di rifiuto etilometro si configura nel momento stesso in cui il conducente manifesta la propria indisponibilità, a prescindere dal fatto che le forze dell’ordine abbiano o meno l’apparecchiatura sul posto. La Corte ha ritenuto irrilevanti le giustificazioni addotte dall’imputato, come la paura degli aghi o del Covid, poiché il rifiuto era stato opposto prima ancora della proposta di accertamenti sanitari.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rifiuto Etilometro: la Condanna è Certa Anche Senza Apparecchio

Il rifiuto etilometro è una questione delicata che solleva dubbi sulla sua configurazione come reato, specialmente in circostanze particolari. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che l’indisponibilità immediata dell’apparecchio da parte delle forze dell’ordine non esclude la responsabilità penale del conducente. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso

Un automobilista veniva fermato alla guida della sua auto da una pattuglia dei Carabinieri. Gli agenti notavano evidenti segni di alterazione psicofisica: forte alito vinoso, equilibrio precario, pupille dilatate e linguaggio sconnesso. Di fronte a tale quadro, gli veniva richiesto di sottoporsi agli accertamenti per verificare l’eventuale guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

L’uomo si rifiutava categoricamente di effettuare qualsiasi test. La sua difesa sosteneva che il rifiuto fosse motivato dal fatto che la pattuglia non aveva con sé l’etilometro e che l’alternativa proposta, ovvero recarsi in una struttura sanitaria, era stata scartata per paura degli aghi e del rischio di contagio da Covid-19.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello lo condannavano per il reato di rifiuto di sottoporsi agli accertamenti previsti dagli articoli 186 e 187 del Codice della Strada. L’imputato decideva quindi di presentare ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la condanna e fornendo un’analisi dettagliata dei motivi.

Il reato di rifiuto etilometro si perfeziona con la sola volontà

Il punto centrale della sentenza riguarda la natura del reato. Secondo i giudici, il rifiuto etilometro si configura come un reato istantaneo che si perfeziona con la semplice manifestazione di volontà del conducente di non sottoporsi all’accertamento.

È del tutto irrilevante che la pattuglia non avesse in quel momento l’apparecchio a bordo. La procedura prevede che, di fronte a un sospetto stato di alterazione, le forze dell’ordine invitino il conducente al test. Il rifiuto espresso dall’imputato ha interrotto la procedura sul nascere, rendendo inutile l’attivazione della richiesta per far giungere sul posto un’altra pattuglia dotata della strumentazione. Il comportamento ostruzionistico dell’automobilista è stato quindi l’elemento decisivo per la configurazione del reato.

Diniego delle attenuanti e della conversione della pena

La Corte ha anche confermato la decisione dei giudici di merito di non concedere le attenuanti generiche. Tale scelta è stata giustificata sulla base di due elementi: la pericolosità della condotta di guida dell’imputato, che aveva invaso l’opposta corsia di marcia, e la presenza di precedenti specifici a suo carico.

Anche la richiesta di convertire la pena in lavori di pubblica utilità è stata respinta. La Cassazione ha ricordato che tale conversione è una facoltà discrezionale del giudice, che deve valutare la personalità dell’imputato e la prognosi di rieducazione. In questo caso, i giudici di merito hanno ritenuto, con motivazione congrua, che non sussistessero i presupposti per la concessione del beneficio, considerando un precedente specifico del 2015 e l’allarme sociale generato dalla condotta.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sul principio che la norma che punisce il rifiuto mira a tutelare la sicurezza della circolazione stradale, prevenendo che persone in stato di alterazione possano mettersi alla guida. Consentire a un conducente di sottrarsi all’accertamento sulla base di pretesti o circostanze fattuali, come la momentanea assenza dell’etilometro, vanificherebbe l’efficacia della norma stessa. Il bene giuridico protetto è l’ordine pubblico e la sicurezza, e il rifiuto di collaborare all’accertamento della propria idoneità alla guida ne costituisce una lesione diretta. La sentenza ribadisce che il dovere di sottoporsi al test è un obbligo inderogabile per chiunque si ponga alla guida di un veicolo.

Le conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale molto rigoroso in materia di guida in stato di ebbrezza. Il messaggio è chiaro: il semplice ‘no’ all’alcoltest è sufficiente per integrare il reato di cui all’art. 186, comma 7, del Codice della Strada. Le giustificazioni personali, come la paura di procedure mediche, non hanno alcun valore se il rifiuto è opposto in via preliminare all’accertamento non invasivo sul posto. Gli automobilisti devono essere consapevoli che la collaborazione con le forze dell’ordine durante un controllo stradale non è una scelta, ma un preciso dovere legale la cui violazione comporta gravi conseguenze penali.

Rifiutare l’etilometro è reato anche se la Polizia non ha l’apparecchio con sé?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato si perfeziona con la semplice manifestazione di volontà di non sottoporsi al test. Il rifiuto blocca la procedura, rendendo irrilevante che gli agenti debbano far arrivare l’apparecchio da un’altra pattuglia.

La paura dell’ospedale o degli aghi può giustificare il rifiuto di sottoporsi agli accertamenti?
No. In questo caso, il rifiuto è stato espresso immediatamente, prima ancora che venisse concretizzata la necessità di un accertamento in ospedale. Il conducente ha rifiutato anche il test preliminare non invasivo sul posto, rendendo la sua giustificazione infondata e pretestuosa.

Avere precedenti penali specifici impedisce di ottenere benefici come le attenuanti generiche o i lavori di pubblica utilità?
Non automaticamente, ma influisce pesantemente sulla decisione discrezionale del giudice. Come in questo caso, la presenza di precedenti specifici, unita a un comportamento processuale e a una condotta di guida pericolosa, può portare il giudice a negare sia le attenuanti generiche sia la conversione della pena in lavori di pubblica utilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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