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Rifiuto alcoltest: quando si commette il reato?

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per rifiuto alcoltest. Il reato si perfeziona con il semplice diniego verbale all’accertamento richiesto dagli agenti, a prescindere dalla disponibilità immediata dell’apparecchio. I sintomi di ebbrezza (andatura barcollante, alito vinoso) legittimano la richiesta.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rifiuto Alcoltest: Anche Senza Etilometro Immediato è Reato

Il rifiuto alcoltest costituisce un reato autonomo, che si perfeziona con la semplice manifestazione di volontà contraria a sottoporsi all’accertamento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 13875 del 2024, chiarisce in modo inequivocabile che la presenza immediata dell’apparecchio (etilometro) non è una condizione necessaria per la consumazione del delitto. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva fermato dalle forze dell’ordine dopo essere stato visto uscire da un bar con un’andatura palesemente incerta e barcollante. Una volta alla guida del proprio veicolo, la sua condotta di guida a zig-zag confermava i sospetti degli agenti. Fermato, l’uomo presentava ulteriori sintomi riconducibili all’assunzione di alcol, come l’alito vinoso. Di fronte a questi elementi, gli operanti gli chiedevano di sottoporsi all’accertamento tramite alcoltest. L’uomo opponeva un netto e categorico rifiuto.
A seguito di questo episodio, l’automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 186, comma 7, del Codice della Strada, che punisce proprio chi si rifiuta di sottoporsi al test. L’imputato decideva quindi di ricorrere in Cassazione, contestando la sua responsabilità penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto che il motivo di ricorso non sollevasse questioni di legittimità, ma mirasse a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di Cassazione. La sentenza impugnata è stata giudicata logicamente e correttamente motivata.
La Corte ha ribadito che la richiesta degli agenti di procedere con l’alcoltest era pienamente legittima, data la presenza di chiari e molteplici sintomi di alterazione psico-fisica dovuta all’assunzione di alcol.

Le Motivazioni: quando si configura il rifiuto alcoltest?

Il punto centrale della decisione riguarda il momento in cui il reato di rifiuto alcoltest si considera commesso. La Cassazione spiega che il delitto si perfeziona istantaneamente con la manifestazione del diniego da parte del conducente. È irrilevante che, in quel preciso momento, gli agenti fossero sprovvisti dell’apparecchiatura.
Nel caso di specie, gli agenti, di fronte al fermo e categorico rifiuto dell’imputato, hanno ritenuto superfluo chiamare un’altra pattuglia dotata dell’etilometro. Questa circostanza non fa venir meno il reato, che si era già consumato con la dichiarazione di indisponibilità del conducente.
Inoltre, la Corte chiarisce che anche l’eventuale successiva richiesta degli agenti di effettuare prelievi ematici presso una struttura ospedaliera è un posterius, ovvero un fatto successivo che non incide sulla consumazione del reato già avvenuta con il primo rifiuto. La norma punisce il rifiuto all’accertamento alcolimetrico tramite etilometro, e tale rifiuto si era già concretizzato.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale in materia di guida in stato di ebbrezza: il reato di rifiuto di sottoporsi all’alcoltest è un reato di pericolo e di mera condotta. Non è necessario un esito (come la prova dello stato di ebbrezza) per la sua configurazione, ma è sufficiente la disobbedienza all’ordine legittimamente impartito dalle forze dell’ordine. La presenza di sintomi evidenti di ubriachezza rende la richiesta degli agenti legittima e il conseguente rifiuto penalmente rilevante, indipendentemente dalla disponibilità immediata dell’etilometro. Per gli automobilisti, ciò significa che opporre un rifiuto, anche solo verbale, a una richiesta di alcoltest basata su fondati sospetti, comporta l’automatica commissione di un reato con conseguenze penali significative.

Il reato di rifiuto di sottoporsi all’alcoltest si configura solo se la polizia ha con sé l’apparecchio per il test?
No. Secondo la Corte, il reato si perfeziona con la semplice manifestazione di volontà del conducente di non volersi sottoporre all’accertamento. La disponibilità immediata dell’apparecchio da parte degli agenti è irrilevante.

I semplici sintomi di ebbrezza, come l’andatura barcollante, sono sufficienti per giustificare la richiesta di un alcoltest?
Sì. La Corte ha confermato che la richiesta degli agenti era legittima proprio perché basata su evidenti sintomi di alterazione (andatura barcollante, guida a zig-zag, alito vinoso), che costituiscono motivo sufficiente per sospettare uno stato di ebbrezza.

Se dopo il rifiuto iniziale, gli agenti propongono un prelievo in ospedale, il primo reato viene meno?
No. La successiva proposta di un accertamento diverso (come un prelievo ematico) è considerata un posterius, cioè un evento successivo che non cancella il reato di rifiuto dell’alcoltest, già consumatosi con il primo diniego dell’automobilista.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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