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Rifiuto alcoltest: l’avviso al difensore non è dovuto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 38723/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per il reato di rifiuto di sottoporsi all’alcoltest. La Corte ha stabilito che l’obbligo di avvisare il conducente della facoltà di farsi assistere da un difensore non sussiste in caso di rifiuto alcoltest, consolidando un orientamento giurisprudenziale costante. Di conseguenza, la mancata menzione dell’avviso nel verbale non inficia la validità dell’accertamento.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rifiuto Alcoltest: Nessun Obbligo di Avviso al Difensore

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 38723 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di guida in stato di ebbrezza. Se un conducente si oppone all’accertamento del tasso alcolemico, le forze dell’ordine non sono tenute ad avvisarlo della facoltà di farsi assistere da un avvocato. Questa decisione consolida un orientamento ormai granitico e chiarisce i confini dei diritti della difesa in caso di rifiuto alcoltest, una fattispecie di reato prevista dall’articolo 186, comma 7, del Codice della Strada.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un automobilista, condannato sia in primo grado che in appello per essersi rifiutato di sottoporsi al test per la verifica del tasso alcolemico. La difesa del ricorrente si basava principalmente su due motivi. Il primo sosteneva la nullità dell’accertamento a causa del mancato avviso, da parte degli agenti verbalizzanti, della possibilità di essere assistito da un legale durante l’esecuzione del test. Il secondo motivo, invece, lamentava la mancata acquisizione del verbale di accertamento, nel quale, secondo la tesi difensiva, sarebbe emersa tale omissione.

L’importanza dell’avviso al difensore nel caso di rifiuto alcoltest

La Corte di Appello di Palermo aveva già respinto le argomentazioni dell’imputato, confermando la sua responsabilità penale. L’automobilista ha quindi deciso di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, sperando in un esito diverso. Tuttavia, i giudici di legittimità hanno dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni chiare e in linea con la giurisprudenza precedente.

Le motivazioni della decisione

La Corte Suprema ha smontato le argomentazioni difensive con rigore logico. In primo luogo, ha sottolineato che, secondo un orientamento consolidato, l’obbligo di dare avviso al conducente della facoltà di farsi assistere da un difensore è previsto per l’attuazione dell’alcoltest, non per la fase che lo precede. Di conseguenza, nel momento in cui il soggetto manifesta la volontà di non sottoporsi all’accertamento, tale obbligo viene meno. Il reato di rifiuto alcoltest si perfeziona con la semplice manifestazione di indisponibilità, rendendo irrilevante la successiva assistenza legale per un atto che, di fatto, non verrà compiuto.

I giudici hanno citato numerosi precedenti conformi, dimostrando come questa interpretazione sia pacifica e costante. La prova della somministrazione dell’avviso, in questo contesto, perde di significato. Anche se la difesa avesse dimostrato che l’avviso non era stato dato, ciò non avrebbe intaccato la validità dell’accusa, poiché il nucleo del reato è il rifiuto stesso.

Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo alla mancata acquisizione del verbale, la Corte lo ha ritenuto non decisivo. Poiché l’avviso non era dovuto, l’eventuale assenza di una sua menzione nel verbale non avrebbe avuto alcun effetto sull’esito del processo. La richiesta di acquisizione era, quindi, irrilevante ai fini della decisione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma con forza che il diritto alla difesa tecnica, sebbene fondamentale, non si estende a un atto che l’imputato stesso impedisce di compiere. Il rifiuto alcoltest è un reato istantaneo che si consuma con la dichiarazione di non volersi sottoporre al controllo. Da quel momento, le garanzie difensive previste per l’esecuzione del test non hanno più ragione di esistere. La conseguenza pratica è che il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: opporsi a un controllo legittimo costituisce un reato autonomo, e le strategie difensive basate su presunti vizi procedurali legati all’assistenza legale in questa specifica fase sono destinate a fallire.

È obbligatorio per le forze dell’ordine avvisare il conducente della facoltà di farsi assistere da un avvocato prima dell’alcoltest?
Sì, l’avviso è obbligatorio se si procede con l’esecuzione dell’alcoltest. Tuttavia, la sentenza chiarisce che questo obbligo non sussiste se il conducente si rifiuta di sottoporsi all’accertamento.

Cosa succede se un conducente si rifiuta di fare l’alcoltest?
Il rifiuto di sottoporsi all’accertamento del tasso alcolemico costituisce un reato autonomo, previsto dall’articolo 186, comma 7, del Codice della Strada, e viene punito indipendentemente dal fatto che il conducente fosse effettivamente in stato di ebbrezza.

La mancata menzione dell’avviso al difensore nel verbale rende nullo l’accertamento per il reato di rifiuto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, poiché l’avviso non è dovuto in caso di rifiuto, la sua assenza o la mancata menzione nel verbale è irrilevante e non invalida l’accertamento del reato di rifiuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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