Rifiuti speciali: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile
La corretta gestione dei rifiuti speciali è un tema di cruciale importanza per la tutela dell’ambiente e la legalità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti fondamentali sui limiti del ricorso in sede di legittimità, specialmente quando la prova della responsabilità penale si fonda su elementi come le riprese video. Analizziamo insieme questa decisione per comprenderne la portata pratica.
Il Caso: Deposito Illegale di Rifiuti Speciali
Un imprenditore è stato condannato dal Tribunale per il reato di deposito incontrollato di dieci sacchi di rifiuti speciali non pericolosi. I rifiuti provenivano dalla sua azienda, operante nel settore della produzione di imbottiti, ed erano stati abbandonati nei pressi di un centro di raccolta comunale. L’indagine era partita dal ritrovamento di sacchi identici a quelli utilizzati dall’azienda dell’imputato.
L’elemento chiave per l’identificazione del responsabile è stato un filmato registrato da una telecamera di sorveglianza, che ha ripreso tre individui intenti a scaricare i sacchi. Secondo i giudici di merito, uno di questi soggetti era proprio l’imprenditore, riconosciuto grazie a ‘peculiari caratteristiche somatiche tipiche e inequivocabili’.
L’Appello e i Motivi del Ricorso
Contro la sentenza di condanna, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, contestando l’affermazione della sua responsabilità. La sua difesa mirava a una rivalutazione delle prove, sostenendo un’errata interpretazione delle immagini e, di conseguenza, un errore nell’identificazione.
La Decisione della Corte: la gestione dei rifiuti speciali e l’inammissibilità
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si basa su un principio cardine del nostro sistema processuale: la distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità.
La Valutazione della Prova è Riservata al Giudice di Merito
I giudici supremi hanno sottolineato che il ricorso non rientrava nel numerus clausus (numero chiuso) dei motivi per cui è possibile rivolgersi alla Cassazione. L’imputato, infatti, non lamentava una violazione di legge, ma chiedeva una nuova valutazione delle prove e una diversa ricostruzione dei fatti. Questo tipo di analisi è di esclusiva competenza dei giudici di primo e secondo grado (i cosiddetti ‘giudici di merito’).
L’Iter Logico del Giudice Non è Sindacabile se Coerente
La Corte ha specificato che le conclusioni del giudice di merito non possono essere messe in discussione in Cassazione se sono supportate da una motivazione congrua, completa e logicamente coerente. In questo caso, la sentenza impugnata aveva ricostruito i fatti in modo preciso e circostanziato, esaminando tutte le argomentazioni difensive e arrivando a una conclusione basata su un’analisi approfondita delle prove processuali, inclusa l’identificazione tramite video.
Le Motivazioni
La motivazione della Cassazione è chiara: il compito della Suprema Corte non è quello di riesaminare i fatti come un ‘terzo giudice’, ma di verificare che il giudice precedente abbia applicato correttamente la legge e abbia motivato la sua decisione in modo logico e non contraddittorio. Nel caso specifico, il giudice di merito aveva seguito un iter logico-giuridico ineccepibile. Aveva collegato il ritrovamento dei sacchi di rifiuti, la loro somiglianza con quelli presenti presso l’azienda e l’identificazione di uno degli autori del deposito tramite le immagini della telecamera. Questa ricostruzione, basata su apprezzamenti di fatto, non presentava alcuna manifesta illogicità e, pertanto, era insindacabile in sede di legittimità.
Le Conclusioni
L’ordinanza conferma un principio fondamentale: non si può utilizzare il ricorso in Cassazione per tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove. L’identificazione di una persona tramite riprese video, basata su caratteristiche fisiche specifiche, costituisce un accertamento di fatto che, se adeguatamente motivato, diventa definitivo. La decisione ha comportato per il ricorrente non solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, a riprova della serietà con cui l’ordinamento sanziona i ricorsi palesemente infondati.
Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non si basa sui motivi specificamente previsti dalla legge (il cosiddetto ‘numerus clausus’), ma tenta di ottenere una nuova valutazione dei fatti o delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.
È sufficiente un video per identificare l’autore di un reato di abbandono di rifiuti?
Sì. Secondo questa ordinanza, l’identificazione di una persona attraverso le immagini di una telecamera, basata su ‘peculiari caratteristiche somatiche tipiche e inequivocabili’, costituisce una valida prova. Se il giudice di merito motiva in modo logico e coerente come è giunto a tale conclusione, questa valutazione non può essere contestata in Cassazione.
Quali sono le conseguenze se un ricorso in materia penale viene dichiarato inammissibile?
Oltre a rendere definitiva la condanna impugnata, la dichiarazione di inammissibilità comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, a titolo di sanzione, in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4363 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4363 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 22/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato il 24/11/1982
avverso la sentenza del 08/03/2023 del TRIBUNALE di PRATO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Con unico motivo di ricorso NOME Fendeduce violazione di legge in ordine alla affermazione de responsabilità avverso sentenza di condanna per il reato di cui all’art. 256 comma 1 l comma 2, d.lgs. 152/2006 in relazione al deposito incontrollato di dieci sacchi di rifiuti non pericolosi provenienti dalla impresa ” RAGIONE_SOCIALE Wu Huiyi”.
Considerato che la doglianza non rientra nel numerus clausus delle censure deducibili in di legittimità, investendo profili di valutazione della prova e di ricostruzione del fatt alla cognizione del giudice di merito, le cui determinazioni, al riguardo, sono insindac cassazione ove siano sorrette da motivazione congrua, esauriente ed idonea a dar co dell’iter logico-giuridico seguito dal giudicante e delle ragioni del decisum. Nel caso d dalle cadenze motivazionali della sentenza d’appello è enucleabile una ricostruzione dei precisa e circostanziata, avendo i giudici di secondo grado preso in esame tutte le ded difensive ed essendo pervenuti alle loro conclusioni, in punto di responsabilità, attrave disamina completa ed approfondita delle risultanze processuali, in nessun modo censurabi sotto il profilo della razionalità, e sulla base di apprezzamenti di fatto non qualificabili di contraddittorietà o di manifesta illogicità e perciò insindacabili in questa sede, come s dalle considerazioni formulate dal giudice a quo, laddove ha affermato che, a seguito controllo effettuato presso la ditta RAGIONE_SOCIALE, ove erano stati rinvenuti sacchi ugual depositati nei pressi del centro di raccolta dei rifiuti, gli operanti riscontravano la p luogo del ricorrente che veniva riconosciuto come uno dei tre autori della condotta conte attraverso la visione e il raffronto con le immagini tratte dalla telecamera, che ritra soggetti tra cui l’imputato, presentando il ricorrente alcune peculiari caratteristiche s tipiche e inequivocabili.
Rilevato che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorren pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa d ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processu e della somma di euro tremila a favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 22/11/2024
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