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Rifiuti pericolosi: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per abbandono di rifiuti pericolosi, ovvero un veicolo fuori uso. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici, assertivi e manifestamente infondati, confermando la condanna e la sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rifiuti Pericolosi: La Cassazione e i Limiti del Ricorso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi e sulla qualificazione dei rifiuti pericolosi, in particolare con riferimento ai veicoli fuori uso. La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso di un imputato, ha ribadito la necessità di formulare motivi specifici e pertinenti, pena l’impossibilità di un esame nel merito. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti alla Base della Vicenda Giudiziaria

Il caso trae origine dalla condanna di un soggetto in Corte d’Appello per il reato di abbandono illecito di rifiuti. Nello specifico, l’imputato aveva abbandonato un veicolo fuori uso, qualificato come rifiuto pericoloso, in prossimità di un torrente. Contro questa sentenza, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, articolandolo in quattro distinti motivi, sperando di ottenere l’annullamento della condanna.

L’Inammissibilità dei Motivi: un’Analisi Dettagliata

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascuno dei quattro motivi, ritenendoli tutti inammissibili per diverse ragioni. Questo esame mette in luce gli errori da evitare nella redazione di un ricorso.

### Primo e Secondo Motivo: Genericità e Mancanza di Critica

Il primo motivo contestava l’attendibilità di un testimone, ma è stato giudicato ‘totalmente generico e assertivo’. Il secondo, che lamentava un vizio di motivazione, si limitava a elencare ‘massime giurisprudenziali’ senza confrontarsi criticamente con la specifica argomentazione della sentenza impugnata. Entrambi i motivi sono stati respinti perché non entravano nel cuore della decisione del giudice d’appello.

### Terzo Motivo: la Definizione di Rifiuti Pericolosi

Il terzo motivo, che denunciava una violazione di legge sul concetto di rifiuti pericolosi, è stato ritenuto ‘manifestamente infondato’. La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio cruciale: un veicolo fuori uso è considerato rifiuto pericoloso quando non è stato sottoposto ad alcuna operazione per la rimozione di liquidi (come olio, carburante, liquidi di raffreddamento) o di altre componenti pericolose. Questa natura, sottolinea la Corte, può essere desunta anche solo dalle modalità di raccolta e deposito, senza la necessità di specifici accertamenti tecnici.

### Quarto Motivo: la Determinazione della Pena

Infine, anche il quarto motivo, relativo al trattamento sanzionatorio, è stato dichiarato inammissibile per genericità. La Corte ha ritenuto logica e ben motivata la decisione del giudice di merito di non concedere le attenuanti generiche, data l’assenza di elementi positivi da valutare e, al contrario, la presenza di elementi negativi come la gravità del fatto (quantità di rifiuti abbandonati vicino a un corso d’acqua) e i numerosi precedenti penali dell’imputato.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda su un rigoroso rispetto dei principi procedurali. L’inammissibilità del ricorso deriva direttamente dalla sua inadeguatezza a stimolare un vero controllo di legittimità. I giudici hanno evidenziato che un ricorso non può essere una mera ripetizione di doglianze generiche o un elenco di principi giuridici astratti. Deve, invece, contenere una critica specifica, puntuale e argomentata delle ragioni esposte nella sentenza che si intende impugnare. La Corte ha sottolineato come la sentenza d’appello avesse fornito una giustificazione logica e coerente sia sulla qualificazione del fatto come gestione illecita di rifiuti pericolosi, sia sulla commisurazione della pena, rendendo le censure dell’imputato prive di fondamento.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Con la dichiarazione di inammissibilità, la condanna dell’imputato è diventata definitiva. Oltre al pagamento delle spese processuali, è stato condannato a versare una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, una sanzione prevista dall’art. 616 del codice di procedura penale proprio per i casi di ricorso inammissibile. Questa ordinanza serve da monito: per accedere al giudizio di legittimità, è indispensabile presentare motivi di ricorso solidi, specifici e giuridicamente pertinenti. Inoltre, conferma un punto fondamentale in materia ambientale: la gestione dei veicoli a fine vita richiede procedure specifiche per la messa in sicurezza, e la loro semplice dismissione equivale all’abbandono di rifiuti pericolosi, con tutte le conseguenze penali che ne derivano.

Quando un veicolo fuori uso è considerato rifiuto pericoloso?
Un veicolo fuori uso è classificato come rifiuto pericoloso quando non è stato sottoposto ad operazioni finalizzate alla rimozione dei liquidi o di altre componenti pericolose. Tale natura può essere dedotta anche dalle semplici modalità di raccolta e deposito.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono generici, assertivi, si limitano a esporre massime giurisprudenziali senza un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata, o se sono manifestamente infondati.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria, in questo caso di 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende, come previsto dal codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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