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Rientro straniero espulso per processo: la Cassazione

Un cittadino straniero, espulso dall’Italia, si è visto negare il rientro per partecipare a un’udienza del Tribunale di sorveglianza, nonostante una precedente autorizzazione. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diniego è illegittimo e contraddittorio, violando il diritto di difesa. La sentenza analizza il diritto al rientro straniero espulso, affermando che può essere negato solo per nuovi e gravi motivi di pericolosità sociale. Di conseguenza, la decisione del Tribunale di sorveglianza, emessa in assenza dell’interessato, è stata annullata con rinvio.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di difesa e rientro straniero espulso: la Cassazione annulla il diniego contraddittorio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44021 del 2024, ha affrontato un caso di fondamentale importanza riguardante il rientro straniero espulso per l’esercizio del diritto di difesa. La pronuncia stabilisce che negare l’autorizzazione al reingresso per partecipare a un’udienza, dopo averla precedentemente concessa e in assenza di nuove circostanze negative, costituisce una violazione del diritto al contraddittorio e rende invalida la decisione presa in assenza dell’imputato.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un cittadino straniero, espulso dall’Italia nel 2015 con una misura di sicurezza, il quale aveva presentato un’istanza al Tribunale di sorveglianza per ottenere misure alternative alla detenzione. Per poter partecipare personalmente all’udienza, aveva richiesto e ottenuto dal Questore l’autorizzazione al rientro temporaneo in Italia.

Tuttavia, a causa di un disguido burocratico – la mancata comunicazione tra il Tribunale e il Consolato italiano nel suo paese di origine – non era riuscito a ottenere il visto in tempo. L’udienza era stata quindi rinviata per permettergli di ripresentare la richiesta.

Sorprendentemente, alla seconda richiesta, l’autorizzazione al rientro veniva negata. Di conseguenza, il Tribunale di sorveglianza procedeva in sua assenza, rigettando l’istanza. L’interessato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione del suo diritto fondamentale a partecipare al processo.

Il diritto al rientro dello straniero espulso per motivi di giustizia

Il diritto di partecipare personalmente al proprio processo è un cardine del sistema legale italiano e internazionale, tutelato dagli articoli 24 e 111 della Costituzione e dall’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Questo diritto garantisce che l’imputato possa difendersi, interloquire e contribuire attivamente alla formazione della decisione del giudice.

L’articolo 17 del D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione) regola specificamente il rientro straniero espulso per motivi di giustizia. La norma prevede che lo straniero sia autorizzato a rientrare per il tempo strettamente necessario a partecipare al giudizio, salvo che la sua presenza possa causare «gravi turbative o grave pericolo all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica». La valutazione di tale pericolosità, tuttavia, deve essere concreta, attuale e basata su elementi solidi.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, annullando l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza. Le motivazioni si basano su diversi punti cruciali:

1. Contraddittorietà del diniego: La Corte ha evidenziato l’evidente contraddizione nel comportamento dell’Autorità amministrativa. Aver concesso una prima autorizzazione implicava una valutazione positiva circa l’assenza di una pericolosità sociale ostativa. Un successivo diniego, per essere legittimo, avrebbe dovuto fondarsi su elementi nuovi e sopravvenuti che dimostrassero un aggravamento della pericolosità del soggetto, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

2. Irrilevanza del disguido burocratico: I giudici hanno chiarito che un errore della pubblica amministrazione non può ricadere sull’interessato, pregiudicando il suo diritto di difesa. Il fatto che il primo permesso non sia stato utilizzato a causa di un problema di comunicazione non era imputabile al ricorrente.

3. Violazione del diritto di partecipazione: La celebrazione dell’udienza in assenza dell’imputato, causata da un illegittimo diniego di rientro, costituisce una nullità. Il diritto di essere presente e sentito personalmente è essenziale, specialmente in un procedimento come quello di sorveglianza, che incide direttamente sulla libertà personale.

4. Competenza per l’autorizzazione: La Cassazione ha inoltre respinto l’argomento secondo cui solo l’autorità giudiziaria che aveva disposto la misura di sicurezza potesse autorizzare il rientro. L’art. 17 del D.Lgs. 286/1998 attribuisce chiaramente la competenza all’Autorità di pubblica sicurezza (il Questore), sotto il successivo controllo del giudice che procede.

le conclusioni

La sentenza rafforza le garanzie procedurali per gli stranieri espulsi che devono partecipare a procedimenti giudiziari in Italia. La decisione di negare il rientro non può essere arbitraria o basata su una valutazione astratta della passata devianza, ma deve poggiare su un’analisi rigorosa, logica e attuale della pericolosità sociale. Un comportamento contraddittorio da parte dell’amministrazione, che prima autorizza e poi nega senza nuove ragioni, è illegittimo e vizia il procedimento che ne consegue. Annullando la decisione, la Corte ha riaffermato che il diritto di difesa e al contraddittorio prevale su ostacoli burocratici e valutazioni amministrative incoerenti.

Uno straniero espulso può rientrare in Italia per partecipare a un’udienza?
Sì, in base all’art. 17 del D.Lgs. 286/1998, lo straniero espulso ha diritto a essere autorizzato al rientro per il tempo necessario a esercitare il proprio diritto di difesa, a meno che la sua presenza non costituisca un grave e attuale pericolo per l’ordine pubblico o la sicurezza.

Cosa succede se l’autorità prima concede e poi nega l’autorizzazione al rientro?
Secondo la sentenza, un diniego successivo a una precedente autorizzazione è illegittimo e contraddittorio se non è motivato da fatti nuovi e sopravvenuti che dimostrino un aumento della pericolosità sociale del soggetto. Il diniego basato sulle stesse circostanze già valutate positivamente è invalido.

È valida una decisione del giudice presa in assenza dello straniero a cui è stato illegittimamente negato il rientro?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la celebrazione dell’udienza in assenza dell’interessato, quando tale assenza è causata da un illegittimo diniego di rientro, costituisce una violazione delle norme processuali e del diritto di difesa. Di conseguenza, la decisione emessa è viziata e deve essere annullata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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