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Rientro illegale straniero: la permanenza conta

La Corte di Cassazione chiarisce che il rientro illegale straniero è un reato permanente. Un individuo, entrato legalmente con un permesso temporaneo, è stato arrestato per essere rimasto in Italia dopo la scadenza. La Corte ha stabilito che la permanenza illegale integra il reato, convalidando l’arresto e annullando la decisione del tribunale di merito che lo aveva negato, sottolineando che il giudice della convalida deve valutare solo la ragionevolezza dell’operato della polizia.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rientro Illegale Straniero: Restare in Italia Dopo la Scadenza del Permesso è Reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4896 del 2024, affronta un caso emblematico in materia di immigrazione, chiarendo la natura del rientro illegale straniero. La pronuncia stabilisce che questo reato non si consuma solo con l’attraversamento fisico del confine, ma anche con la permanenza nel territorio nazionale oltre il termine di un’autorizzazione temporanea. Questa decisione ha importanti implicazioni sia per la qualificazione del reato sia per i poteri della polizia giudiziaria in sede di arresto.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un cittadino straniero, già destinatario di un provvedimento di espulsione eseguito nel 2021. Successivamente, otteneva un’autorizzazione speciale per rientrare temporaneamente in Italia, dal 6 al 10 marzo 2023, allo scopo di partecipare a un’udienza penale a suo carico. Tuttavia, scaduto il termine concesso, l’uomo si tratteneva nel territorio nazionale, dove erano presenti i suoi familiari. Il 15 marzo 2023, la polizia giudiziaria procedeva al suo arresto, contestandogli la violazione dell’art. 13, comma 13, del D.Lgs. 286/1998 (Testo Unico sull’Immigrazione).

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

In sede di convalida, il Tribunale di Pesaro non convalidava l’arresto e disponeva la liberazione dell’indagato. Secondo il giudice di merito, la condotta non rientrava nella fattispecie di reato contestata. Il ragionamento si basava sulla distinzione tra chi rientra illegalmente e chi, come nel caso di specie, entra legalmente ma viola i termini dell’autorizzazione. Per il Tribunale, equiparare le due situazioni avrebbe violato il principio di tassatività della legge penale, ritenendo quindi insussistente il fumus commissi delicti.

L’analisi della Cassazione sul rientro illegale straniero

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato l’ordinanza del Tribunale, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la decisione del giudice di merito e convalidando l’arresto. L’analisi della Corte si è concentrata su due aspetti fondamentali: i limiti del giudizio di convalida e la natura giuridica del reato contestato.

Il perimetro del giudizio di convalida

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: in sede di convalida, il giudice non deve compiere un’analisi approfondita sulla colpevolezza dell’indagato o sulla qualificazione giuridica definitiva del fatto. Il suo compito è limitato a valutare la ragionevolezza dell’operato della polizia giudiziaria sulla base degli elementi disponibili al momento dell’arresto (prima facie). Il giudice deve verificare se, in quel momento, sussistevano i presupposti della flagranza di reato e l’ipotizzabilità di una delle fattispecie che consentono l’arresto.

La natura permanente del reato di rientro illegale straniero

Il punto cruciale della sentenza riguarda la natura del reato di cui all’art. 13, comma 13, D.Lgs. 286/1998. Il Pubblico Ministero ricorrente aveva correttamente evidenziato che si tratta di un reato permanente. La condotta illecita non si esaurisce con il semplice rientro nel territorio, ma perdura per tutto il tempo in cui lo straniero vi si trattiene illegalmente, in violazione dell’ordine di espulsione. Pertanto, scaduta l’autorizzazione temporanea, la situazione di illegalità si è ripristinata, e la permanenza volontaria sul territorio integrava pienamente la fattispecie di reato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione evidenziando l’errore del Tribunale di Pesaro. Quest’ultimo, infatti, aveva travalicato i limiti del proprio giudizio, effettuando un’esegesi complessa della norma incriminatrice che è invece riservata alla fase di merito del processo. Secondo la Suprema Corte, esisteva un’interpretazione (definita “parimenti plausibile” e supportata da precedenti giurisprudenziali) secondo cui la condotta dello straniero integrava il delitto contestato. L’autorizzazione temporanea, infatti, ha la sola funzione di sospendere l’efficacia dell’ordine di espulsione fino alla sua scadenza. Una volta superato tale termine, la permanenza diventa illegale. Questa plausibilità era sufficiente a giustificare la ragionevolezza dell’operato della polizia giudiziaria e, di conseguenza, a imporre la convalida dell’arresto.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 4896/2024 rafforza il principio secondo cui il reato di rientro illegale straniero è a carattere permanente e la sua consumazione si protrae per tutta la durata della permanenza illegittima sul territorio dello Stato. La decisione chiarisce che anche un ingresso inizialmente legale può trasformarsi in una condotta penalmente rilevante se lo straniero non rispetta i termini di un’autorizzazione temporanea. Infine, la pronuncia delinea con fermezza i confini del giudizio di convalida dell’arresto, che deve essere ancorato a una valutazione di ragionevolezza dell’azione della polizia, senza anticipare complessi giudizi di merito.

Uno straniero che entra legalmente con un’autorizzazione temporanea ma vi rimane dopo la scadenza commette il reato di rientro illegale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la permanenza nel territorio dello Stato dopo la scadenza dell’autorizzazione temporanea integra il reato permanente di cui all’art. 13, comma 13, d.lgs. 286/1998, poiché l’ordine di espulsione torna a essere pienamente efficace.

Qual è il ruolo del giudice nella convalida di un arresto?
Il giudice deve limitarsi a valutare la ragionevolezza dell’operato della polizia sulla base degli elementi disponibili al momento dell’arresto (giudizio prima facie). Non deve compiere un’analisi approfondita sulla responsabilità dell’indagato o sulla qualificazione giuridica definitiva del fatto, che sono riservate alle fasi successive del procedimento.

Perché la Corte di Cassazione ha convalidato l’arresto in questo caso?
La Corte ha ritenuto che l’operato della polizia fosse ragionevole, in quanto basato su un’interpretazione plausibile della legge penale. L’idea che la permanenza illegale dopo la scadenza di un permesso configuri il reato di rientro illegale è supportata dalla giurisprudenza, rendendo l’arresto legittimo ai fini della convalida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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