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Riduzione pena rito abbreviato: la Cassazione corregge

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha impugnato la sentenza per due motivi: l’errato calcolo della riduzione della pena per il rito abbreviato (un terzo anziché la metà) e la mancata motivazione sulla richiesta di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi, annullando la sentenza e rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione, sottolineando l’obbligo di applicare la corretta riduzione pena rito abbreviato per le contravvenzioni.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riduzione Pena Rito Abbreviato per Contravvenzioni: La Cassazione Fa Chiarezza

La scelta di un procedimento speciale come il rito abbreviato comporta benefici significativi per l’imputato, primo tra tutti uno sconto di pena. Ma cosa succede se il giudice sbaglia a calcolare questo sconto? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale riguardo la riduzione pena rito abbreviato applicabile alle contravvenzioni, annullando una condanna per un errore di calcolo e per un vizio di motivazione.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva fermato dalla Polizia Giudiziaria dopo aver omesso di fermarsi a un semaforo rosso. Durante il controllo, gli agenti notavano evidenti segni di alterazione alcolica: difficoltà di linguaggio, frasi sconnesse e un forte alito vinoso. Sottoposto all’alcoltest, l’uomo risultava avere un tasso alcolemico di 1,29 g/l, ben al di sopra del limite consentito. Di conseguenza, veniva condannato dal Tribunale per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’art. 186 del Codice della Strada. Scegliendo il rito abbreviato, la sua pena veniva fissata in due mesi e venti giorni di arresto e 1000 Euro di ammenda.

I Motivi del Ricorso in Cassazione: una duplice censura

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su due distinti motivi.

Il primo motivo lamentava la totale assenza di motivazione da parte del Tribunale riguardo alla richiesta di applicazione dell’art. 131 bis del codice penale, ovvero la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Nonostante la richiesta fosse stata formalmente avanzata in sede di conclusioni, il giudice di primo grado l’aveva completamente ignorata nella sua sentenza.

Il secondo motivo, ancora più tecnico ma di cruciale importanza, riguardava l’errata applicazione della riduzione pena rito abbreviato. Il difensore sosteneva che il giudice avesse diminuito la pena base nella misura di un terzo, mentre l’art. 442, comma 2, del codice di procedura penale prevede esplicitamente che per le contravvenzioni (come la guida in stato di ebbrezza) la riduzione debba essere della metà.

La Decisione della Corte di Cassazione e la corretta riduzione pena rito abbreviato

La Corte Suprema ha ritenuto fondati entrambi i motivi di ricorso, accogliendo in pieno le doglianze della difesa.

Le Motivazioni

In primo luogo, la Cassazione ha ribadito che l’omessa pronuncia su un’istanza specifica della difesa, come quella relativa all’applicazione dell’art. 131 bis c.p., costituisce una violazione di legge per mancanza di motivazione. Il giudice ha il dovere di esaminare e dare una risposta, positiva o negativa che sia, a ogni richiesta ritualmente formulata dalle parti.

In secondo luogo, e con ancora maggiore nettezza, la Corte ha censurato l’errore di diritto commesso nel calcolo della pena. Il testo dell’art. 442, comma 2, c.p.p. è inequivocabile: nel giudizio abbreviato, la pena è diminuita di un terzo per i delitti e della metà per le contravvenzioni. Poiché la guida in stato di ebbrezza è una contravvenzione, il Tribunale avrebbe dovuto applicare una riduzione del 50% e non del 33%. Si è trattato di un’applicazione errata della legge penale, che ha comportato un ingiusto aggravio sanzionatorio per l’imputato.

Le Conclusioni

Per effetto di questi errori, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata. Tuttavia, non ha assolto l’imputato, ma ha disposto l’annullamento con rinvio alla Corte d’Appello di Bologna. Quest’ultima dovrà celebrare un nuovo giudizio che si atterrà a due precisi vincoli: dovrà innanzitutto valutare nel merito la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto; in secondo luogo, qualora ritenesse di dover comunque confermare la condanna, dovrà ricalcolare la pena applicando la corretta riduzione della metà prevista per il rito abbreviato. Questa sentenza riafferma l’importanza del rigore procedurale e della corretta applicazione delle norme che regolano i riti speciali, a garanzia dei diritti dell’imputato.

Qual è la corretta riduzione di pena per una contravvenzione giudicata con rito abbreviato?
Secondo l’art. 442, comma 2, del codice di procedura penale, per le contravvenzioni giudicate con rito abbreviato la pena deve essere ridotta della metà, non di un terzo.

Cosa succede se il giudice non si pronuncia su una richiesta specifica della difesa?
La sentenza è viziata per mancanza di motivazione e può essere annullata. Il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi su tutte le istanze ritualmente presentate dalle parti, come la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.).

La Corte di Cassazione, in questo caso, ha assolto l’imputato?
No, la Corte non ha assolto l’imputato. Ha annullato la sentenza di condanna e ha rinviato il caso a un nuovo giudice (la Corte d’Appello), che dovrà correggere gli errori di diritto, ovvero valutare la richiesta ex art. 131 bis c.p. e applicare la corretta riduzione di pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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